SPECIALE VESUVIO. L’infinita gara tra criminalitá e terrorismo mediatico
SPECIALE VESUVIO
L’INFINITA GARA TRA CRIMINALITA’ E TERRORISMO MEDIATICO
Di Sergio Angrisano
Napoli, 21 luglio 2017
Le ultime lingue di fuoco sono state spente e con esse si sono spenti anche i riflettori del teatrino mediatico. Saranno rimasti delusi quelli che si aspettavano catastrofi, che magari ci scappasse pure il morto , invece no, nulla di tutto questo, si, è vero , c’è stato un incendio, nemmeno di vastissime proporzioni, diffuso su più fronti, forse il peggiore dal 1992 ad oggi, come racconta ai nostri microfoni la signora Giovanna Di Gregorio storica titolare del punto ristoro che troviamo a quota 800,è li dal 1956 ci racconta, – allora si aprirono 6 fronti di fuoco, allora come oggi le fiamme divorarono km di macchia mediterranea e “pini marini”. Una storia lunga una vita quella della signora Di Gregorio che sembra uscita da una fiaba dei fratelli Grimm.
Era poco più che una bambina quando cominciò a sgambettare sulla lava vulcanica oramai pietrificata, piccoli aneddoti, racconti, piccole storie di un Vesuvio diverso da quello che conosciamo, quando il vulcano vide approdare i primi “pionieri” del turismo di massa, operatori stranieri, che concentrarono risorse e realizzarono programmi, tra questi “Thomas Cook “, uno tra i più importanti vettori mondiali già nel 1870 si interessò al “gigante” napoletano, organizzando tours e pacchetti turistici. Ci racconta con dovizia di particolari le meraviglie di quel tempo. Ma da allora sono cambiate tantissime cose. Immancabile un tuffo nella storia, a ritroso proviamo a ripercorrere le varie eruzioni, che nei secoli si sono avvicendate.Se escludiamo la devastante eruzione del 79 d.C. possiamo dire che il Vesuvio dal 16 dicembre del 1631 al 18 marzo del 1944 non è mai stato “fermo”, si contano infatti ben 41 eruzioni, tutte mediamente effusive ed eruttive. Alcune delle quali anche abbastanza devastanti, che videro coinvolte molte delle cittadine disposte lungo la fascia vesuviana. Notevole l’attività esplosiva con successiva colata di lava che provocarono distruzione di boschi, vigneti e campi coltivati. Caduta di prodotti piroclastici a Somma Vesuviana, Ottaviano e Nola, alcune di queste, sono ancora ricordate per la forte attività esplosiva, con dispersione dei prodotti piroclastici a nord est, ed effetti anche a Napoli. Oggi, il Vesuvio non brucia, per una sua eruzione, non è la lava a distruggere centinaia di alberi secolari, ettari di macchia mediterranea, tutto questo non è causa di un evento naturale, ma causato dall’azione criminale di balordi, forse burattini manovrati da regie occulte, che da dietro le quinte muovono i fili, decidendo le aree da colpire, la tipologia di inneschi, azioni non casuali, di certo studiate. Azioni criminali che costano alla comunità, ma soprattutto all’ambiente costi inestimabili, ci vorranno decine di anni affinché tutto torni come prima. Azioni che hanno visto impegnati, mezzi e uomini dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile e delle Forze dell’Ordine affiancati da centinaia di volontari. Uomini che spontaneamente senza alcuna esitazione si sono adoperati nell’opera di spegnimento. Lo scenario che si presenta ai nostri occhi è terribile, alberi carbonizzati, piante e manto erboso ridotti a tappeti di cenere. Uno scenario lunare, che ha visto soccombere flora e fauna, le colonne di fumo che si sono levate alte per la intera scorsa settimana, hanno lasciato nell’aria un odore acre. Molti gli interrogativi, poche le risposte. Chi ci guadagna a fumo il Vesuvio? Qual’è l’obiettivo? Certo non gli abitanti, i circa 250 residenti, neppure i ristoratori o i proprietari degli storici chioschi di ristoro, anzi, sono stati i primissimi a tentare di spegnere i focolai di incendio, no, non è da questa gente che è stata accesa la fiamma, come qualche “imbecille” ha titolato sulle prime pagine di qualche giornale, sciacalli mediatici, non nuovi a titoli “sensazionali”, cosa non si farebbe pur di vendere qualche copia in più, titoli deliberatamente terroristici al limite dell’offesa! La Nostra redazione ha deciso di aspettare che tutti andassero via, abbiamo preferito fotografare la realtà dei fatti, lo stato dei luoghi, con la calma e la serenità che il caso richiedeva. Forti di questo, oggi, siamo in grado di affermare senza timore di smentita che la macchina dei soccorsi è scattata quasi immediatamente, che tutti hanno contribuito e si sono impegnati nell’opera di spegnimento, nessuno si è sottratto. Difficile e prematuro quantificare danni materiali , nessun immobile è andato distrutto, non ci sono state vittime né feriti, fatta eccezione di alcuni animali che popolavano la montagna. Nella nostra lunga salita verso la cima abbiamo incontrato decine di squadre di uomini impegnati nell’opera di normalizzazione e di messa in sicurezza di alcuni alberi. Abbiamo incontrato, camion e mezzi militari per il monitoraggio del territorio, carabinieri e Vigili Urbani, ma anche tantissime squadre di volontari, addirittura alcuni tassisti, hanno lasciato il volante e imbracciato pale e badili. La strada di accesso sia allo spiazzo di quota 800 che quota 1000 sono praticamente libere, mai state in pericolo, quasi tutti i ristoranti aperti ed anche alberghi, anche l’unico B&B in zona in funziona. Ci chiediamo cosa sia più dannoso tra, il fuoco ed il terrorismo mediatico, un incendio raccontato sull’onda emotiva. Facile banalizzare, ma è ancor più facile creare terrorismo . Tuttavia va detto che una serie di singolari coincidenze devono farci riflettere – l’articolo del tabloid inglese The Sun, che colloca Napoli tra le città più pericolose al mondo, dimenticando che Londra, fa registrare reati gravissimi ogni trenta secondi, tra cui : omicidi ,stupri,rapine, eppure sbatte Napoli in prima pagina, ma l’attacco contro Napoli è concentrico, non arriva solo dall’esterno, anche alcune testate giornalistiche nazionali, hanno titolato le loro prime pagine sugli incendi in Campania. Eppure, le cronache di queste settimane, ci hanno raccontato di incendi in atto in tutto il mezzogiorno d’Italia, perché solo Napoli, o, meglio, perchè proprio Napoli in prima? Al tabloid inglese, hanno ampiamente risposto gli stessi cittadini inglesi residenti a Napoli, “ l’unico pericolo che corriamo in questa città è quello di potercene innamorare” ! Ai giornali italiani, abbiamo deciso di non dare risposte, non le meritano, non meritano il nostro disprezzo. Il Vesuvio come il mare, come ogni singola pietra di questa terra è parte di ognuno di Noi, ogni napoletano si identifica in questo immenso naturale patrimonio, lo percepiamo epidermicamente, un patrimonio naturale vivo e che vive, che respira con Noi, non sarà un giornale o chicchessia ad oscurarne la bellezza . Oggi, sulla cima del Vesuvio c’era tantissima gente di buona volontà, tra i volontari erano presenti: imprenditori, tassisti, studenti e gente comune, c’eravamo anche Noi, mancavano solo i detrattori, quelli che parlano senza sapere neppure di chi e di cosa.