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L’UCCISIONE DEI DUE AGENTI ASSASSINATI IERI A TRIESTE DECRETA LA MORTE DEL SISTEMA SOCIALE

Ieri a Trieste sono state assassinate le tutele e le garanzie, l’Italia è un paese alla deriva

Napoli, 05 ottobre, 2019

Sergio Angrisano

Eravamo entrati nel terzo millennio con una buona dose di ottimismo. Poi, dopo il 15 settembre 2008, con la bancarotta di Lehman Brothers, tutto è cambiato. Da allora sono cambiate molte cose, tra queste il rapporto fiduciario con chi governa il Paese, ma anche la fiducia nel futuro. Cominciammo a diffidare di quell’Europa che ci era stata presentata come uno stato sovranazionale, ma che ben presto scoprimmo essere una ulteriore e farraginosa macchina burocratica che non concedeva mai una carezza, solo pesanti bacchettate. Cominciammo a guardare con sospetto gli immigrati, a “percepire” un senso di insicurezza giustificato dall’andamento dei reati che pure da anni risultano complessivamente in flessione, quelli generali, ma in esponenziale aumento, quelli commessi appunto dagli extracomunitari, così come ha dichiarato ieri (n.d.r.) il capo della Polizia, Franco Gabrielli, che ha fatto notare che “nel 2016, su 893 mila persone denunciate e arrestate, avevamo il 29,2% degli stranieri coinvolti; nel 2017 la percentuale è salita al 29,8%; l’anno dopo al 32%, e, con lo stesso trend nei primi nove mesi del 2019, poco sotto il 32%”. Il capo della Polizia fa notare anche che gli stranieri presenti nel nostro Paese, tra regolari e non, sono il 12%, e quindi questo “dà la misura del problema”. Inizialmente, gli stranieri si limitavano a piccoli reati alla persona, furti, scippi, borseggi etc, ma in pochi anni, quella che era considerata malavita spicciola, si è organizzata, ed ha alzato il tiro. Gli omicidi commessi da stranieri hanno fatto aumentare il tasso di criminalità in Italia, ed è indubbio che il contributo degli stranieri all’attività delittuosa sia stato rilevante, soprattutto nel Nord Italia. 

Ieri, a Trieste, hanno fatto registrare l’ennesimo fatto di sangue. Questa volta le vittime sono due agenti della Polizia di Stato, con una dinamica ancora tutta da chiarire. Tuttavia i risultati delle prime indagini riferiscono di due fratelli “domenicani”, fermati e trasportati in Questura. Una volta arrivati nella sede della Polizia, uno dei due ha chiesto di poter andare in bagno. Secondo un’ultima ricostruzione fornita dall’Adnkronos, uno dei due fratelli, Alejandro Augusto Stephan Meran, il ventinovenne che si trovava all’interno dell’edificio per un’indagine per furto, ora accusato di duplice omicidio, ha prima sfilato la semiautomatica dalla fondina vecchio modello dell’agente Pierluigi Rotta, sparando i quindici colpi contenuti nel caricatore, e successivamente si è anche impadronito della beretta dell’agente Matteo Demenego, con la quale ha continuato a fare fuoco. Mentre i corpi degli agenti Rotta e Demenego erano riversati a terra, un altro poliziotto, intervenuto dall’esterno della Questura, ha spiegato le fasi concitate della colluttazione: “Uno dei due agenti colpito aveva ancora la fondina in cartone pressato, l’altra gliel’hanno portata via in quanto staccatasi nella colluttazione”. 

Due vite spezzate, due giovani di trent’anni, due uomini in divisa che in ottemperanza alle “regole” imposte da una certa parte politica nelle Questure e nei Commissariati sapevano che “le manette vanno poste solo in caso di “evidente e concreta pericolosità del soggetto”, altrimenti non possono essere utilizzate. Anche se il “soggetto” è un fermato, come si dice in gergo. E le fascette in plastica? Per amor del cielo! Certo, le usano i Corpi di Polizia di tutta Europa. Ma in Italia, no. Sarebbe considerato un atteggiamento da fascisti. Mentre, se addestrassimo i futuri agenti ad usare bene le armi, alla difesa personale, all’uso di nuove tecniche di immobilizzazione e “messa in sicurezza” staremmo allevando dei fanatici, e per questo si protesterebbe. Se gli agenti usassero invece le camere di sicurezza “senza che vi siano misure coercitive in atto”, commetterebbero un abuso, si protesterebbe. 

La verità è che la morte dei due agenti a Trieste è figlia di una mancata presa di responsabilità dello Stato italiano. Figlia del politicamente corretto, dell’abbandono, del “Collé, non lo ammanettare. Pure se è agitato, finisce che qualcuno ci filma col cellulare e finiamo sotto”. Perché, in Italia, dopo il 1945, ideologicamente è stata alimentata la paura verso la divisa. Nera, grigia, blu, il colore non è importante: la paura la suscita la divisa. È pur sempre una divisa? E deve essere odiata. 

Ma facciamo un passo indietro.

Sono trascorse appena due settimane dal suo insediamento e la nuova titolare del Viminale ha rispolverato un vecchio decreto (Madia, PD). Di che cosa si tratta? E’ un decreto direttoriale con il quale il Ministero dispone la soppressione delle squadre nautiche della Polizia di Stato, chiudendo quasi un centinaio di presidi sul litorale italiano, e trasferendo il personale marittimo verso le Questure e i Commissariati. Come se non bastasse, c’è un disegno di legge che chiede di addestrare le Forze di Polizia alla nonviolenza. Non siamo su Scherzi a Parte. Questo è il testo integrale del disegno di legge presentato dalla sen. De Pretis:

                                                                    “ DISEGNO DI LEGGE”

                                                          d’iniziativa della senatrice DE PETRIS

                                                 COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 23 MARZO 2018

Norme per l’inclusione della conoscenza e dell’addestramento all’uso delle risorse della nonviolenza nell’ambito dei percorsi didattici per l’istruzione, la formazione e l’aggiornamento del personale delle forze di polizia

[…] si pone in modo forte e urgente la necessità di dotare le forze dell’ordine delle cognizioni e degli strumenti che l’ormai vasto campo di ricerche e di esperienze della nonviolenza mette a disposizione, poiché in situazioni critiche ciò può «fare la differenza» e finanche contribuire a salvare delle vite. il presente disegno di legge non ha altro intento che quello di mettere a disposizione degli operatori delle forze dell’ordine, che ne trarrebbero grande utilità, le risorse che la nonviolenza appronta per gestire situazioni critiche, complesse e conflittuali; per aver piena e costante contezza del dovere del rispetto della vita, della dignità e dei diritti di tutti gli esseri umani, e particolarmente dei più fragili, esposti e indifesi; per conoscere e saper utilizzare modalità comunicative e relazionali adeguate alla concreta situazione in cui si interviene.

Con le proposte che qui avanziamo, intendiamo includere tra le attività formative e di addestramento delle forze di polizia attività che forniscano utili risorse ermeneutiche ed operative alle forze dell’ordine, con opportune strumentazioni teorico-pratiche per il rispetto della dignità e dell’incolumità di tutti i cittadini, elementi conoscitivi ed addestrativi che favoriscono la corretta percezione, comprensione e gestione delle modalità comunicative e relazionali in situazioni conflittuali, miglior adeguazione delle prassi d’intervento al dettato costituzionale ed al principio di legalità e di responsabilità, ulteriori garanzie di trasparenza e democrazia in un’attività delicatissima in situazioni complesse e critiche. 

Queste sono le persone che legiferano e determinano gli standard di vita e di sicurezza nostri e di chi per mestiere deve fare rispettare la legge. Serve aggiungere la storia politica della senatrice? Dopo lo scioglimento di SEL aderisce a Sinistra Italiana. Alle elezioni politiche del 2018 viene rieletta senatrice nelle liste di Liberi e Uguali nel Lazio. Alla luce di tutto questo, non possiamo che rimpiangere le persone che hanno, nel bene e nel male, ma con competenza e capacità politica, guidato governi e partiti; tra i Liberali, fra gli altri, ci furono nientemeno che Benedetto Croce e Luigi Einaudi. E nel gruppo della Sinistra ci furono Mario Pannunzio, Leone Cattani, Nicolò Carandini, Cagli, Storoni, Ennio Flaiano, Vitaliano Brancati. A Destra vi erano personaggi del livello di Pino Romualdi e un giovane Giorgio Almirante. Si potevano definire apolitici? Certo che no. La politica furono loro a guidarla e non ad esserne guidati, come oggi accade per queste inutili e dannose marionette, che abusivamente occupano i palazzi del potere.

Luigi Einaudi
Giorgio Almirante

Erano i loro predecessori indipendenti? Se la parola è detta nel senso dell’indifferenza dalla politica, no, non erano affatto indifferenti. Erano, semmai, autoreferenziali quanto lo si può essere nell’esercizio stesso del potere. Erano però persone che servivano lo Stato. Ma oggi? Che succede oggi? Il politichese si è moltiplicato del mille per cento ed ha inquinato e deformato la democrazia italiana. Un altro fenomeno non inconsueto, anzi frequente nella vita pubblica italiana, è infatti emerso da almeno vent’anni a modificare in peggio la qualità della nostra convivenza sociale. Si chiama demagogia, appannaggio di una Sinistra malata. E tutto questo ha messo in crisi i punti di riferimento tradizionali, attaccandone i valori: la famiglia in primis, e poi quelli legati alla religione cattolica, così come si è affievolita la speranza di benessere alimentata, negli anni precedenti la crisi del 2008, dalla modernizzazione e innovazione tecnologica. Ma soprattutto è notevolmente aumentata la percentuale di coloro che si sentono esclusi dal contesto sociale ed economico e sono convinti di non poter cambiare in meglio il proprio futuro.

Non piangeteli ora però. Evitate alle famiglie questa ipocrisia. L’Italia è piena di Matteo e Pierluigi. Chi lavora con una divisa va aiutato da vivo. Non commiserato da morto”, come affermava con veemenza il grande giornalista Giancarlo Palombi, descrivendo perfettamente la realtà. 

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore