Napoli

Casoria – Intervista a Vincenzo Celentano: tra passione, arte e volontà

Casoria, 19 febbraio 2022

Casoria, intervista al pizzaiolo Vincenzo Celentano: tra passione e volontà, al servizio del palato

Vincenzo Celentano, 28enne, pizzaiolo napoletano, verace, vissuto nei pressi di Porta San Gennaro, cuore pulsante di Napoli, nel vicoletto Giganti, dopo 11 anni di gavetta presso l’ antica pizzeria e friggitoria Di Matteo del maestro pizzaiolo Salvatore Di Matteo, apre nel mese di dicembre 2018 la sua pizzeria e friggitoria Celentano&Monaco: i ragazzi del centro storico di Napoli. Sta conquistando i palati casoriani con la sua specialità: la pizza Celentano

Antonio Russo

Casoria. Incontriamo Vincenzo Celentano, un pizzaiolo napoletano 28enne, verace, un creativo in continua evoluzione, con sua moglie Anna Lombardi, il suo primogenito Raffaele, e la sua secondogenita Antonia, nella sua pizzeria e friggitoria Celentano&Monaco: i ragazzi del centro storico di Napoli, a Casoria, in via Guglielmo Marconi, n. 99. A soli 13 anni inizia il suo apprendistato di pizzaiolo, dopo aver conseguito nel 2008 la licenza media a Santa Maria di Costantinopoli, presso l’antica pizzeria e friggitoria Di Matteo sotto l’occhio vigile del maestro pizzaiolo Salvatore Di Matteo. Nato e cresciuto nei pressi di Porta San Gennaro, precisamente nel vicoletto Giganti, un dedalo di viuzze antiche, strette e di storia, trasforma una necessità lavorativa in una grande passione per l’arte bianca. Dopo 11 anni di lavoro presso l’antica pizzeria e friggitoria Di Matteo, decide di sfidare la fortuna: apre nel 2018 una pizzeria in proprio, a Casoria, con tutti i giovani del centro storico di Napoli che avevano la volontà, come il suo socio in affari Mimmo Monaco, a seguirlo in un’impresa complessa: diventare imprenditori di se stessi. Ci racconta che al momento sta conquistando i palati casoriani con la pizza Celentano, riscuotendo apprezzamenti tra i suoi clienti . Una storia che dimostra che l’arte bianca possa creare occupazione per i giovani e con i giovani, ma anche un riscatto sociale ed economico delle nuove generazioni napoletane attraverso la pizza napoletana riconosciuta Patrimonio Immateriale Unesco nel 2017.

Perché ha scelto il mestiere del pizzaiolo?

“ Ho iniziato per necessità come tanti giovani napoletani. È stata la mia prima esperienza lavorativa ed è diventata la mia passione con il tempo. Mi piace questo lavoro perché ti mette alla prova costantemente e perché c’è sempre da imparare: da diversi tipi di impasto della pizza alla lievitazione”.

È un lavoro che richiede un grande impegno e sacrifici …

“ Sì, abbastanza. Si lavora nei giorni festivi, il sabato e la domenica. Chi è giovane come me rinuncia alle uscite, al divertimento, alle serate in discoteca. Si fanno molti sacrifici per questa passione, ma gli sforzi fatti sono ripagati con grandi soddisfazioni”.

La sua pizzeria si chiama Celentano&Monaco: i ragazzi del centro storico di Napoli. Perché ha scelto questo nome?

“ Ho scelto questo nome perché sono nato al centro storico di Napoli, nel vicolo Giganti, a Napoli, una zona compresa tra Porta San Gennaro e la pizzeria Di Matteo. In pratica “ cas e putec”(ride). Volevo che si sapesse che venivo dal centro storico di Napoli a Casoria. E soprattutto perché abbiamo iniziato le nostre prime esperienze lavorative al centro storico”.

Ha qualche consiglio da dare ai i ragazzi che vogliono fare il pizzaiolo?

“ È un lavoro impegnativo. Deve piacere questo lavoro. È un lavoro che porta sempre la pagnotta a tavola, c’è anche molta richiesta di pizzaioli in giro, si può trovare un’occupazione in questo periodo di crisi economica”.

Secondo lei, la figura del pizzaiolo è un’opportunità lavorativa per le nuove generazioni che cercano un futuro lavorativo?

“ Sì, abbastanza. È un’opportunità lavorativa, iniziando sempre dalla propria forza di volontà. Senza la forza di volontà non si va da nessuna parte. Soprattutto le opportunità le dobbiamo creare noi in gioventù”.

Qual è la sua specialità ?

“La mia specialità è la pizza Celentano; l’ho chiamata con il mio cognome. È quella che rappresenta la mia essenza (ride). È una pizza sulla quale metto dei pomodorini gialli (datterini gialli, n.d.r.), pomodorini rossi, mozzarella di bufala, salame milanese, formaggio, olio extravergine di oliva e il basilico. Preferisco mettere due tipologie di pomodorini sulla pizza: uno dolce e l’altro acido”.

In cosa differisce la sua pizza dalle altre in giro per la Campania?

“Ritengo che la mia pizza cambi dalle altre per gli ingredienti … Credo che tutti altri miei colleghi possano farla come me, però le materie prime devono essere di alta qualità per un buon prodotto finale (Sospira). Il segreto di una buona pizza è ormai noto a tutti: la lievitazione”.

Quali materie prime sceglie per le sue pizze ?

“La base è la farina. Io uso la Caputo rossa ‘00’ che possiede caratteristiche ideali per la lavorazione dell’impasto della pizza. Il pomodoro, invece, deve essere quello San Marzano per la sua qualità tipicamente agrodolce. La mozzarella, inoltre, deve essere di alta qualità, io mi rifornisco dalla Latteria Sorrentina. Infine, l’olio deve essere extravergine d’oliva”.

La lievitazione dal suo punto di vista ?

“ Il processo di lievitazione della pizza è fondamentale per una buon prodotto finale. Lavoro l’impasto per 15 minuti e lo lascio riposare 4/5 ore a temperatura ambiente. Ti dico, inoltre, che non uso il frigorifero come alcuni fanno. Successivamente riprendo l’impasto per fare le pagnotte; poi le lascio 15 o 16 ore a lievitare a temperatura ambiente: questo grazie anche alla forza e alla elasticità della farina che uso”.

Cosa pensa della pizza gourmet?

“Sono per la pizza classica, quella della tradizione napoletana. La pizza gourmet non mi piace molto. Sono legato alla tradizione napoletana”.

Un’ultima domanda prima di salutarci: quali saranno i suoi progetti futuri?

“Non vorrei dirlo per una questione di scaramanzia (Ride). Ho l’intenzione di aprire un’altra sede della mia pizzeria a Casoria. Negli ultimi anni non è stato semplice per il covid, ma non mi arrendo”.

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore