Politica

Abbiamo il dovere di riportare alcuni dei concetti espressi nella inaugurazione della Fiera del Levante

redazione di Bari, 30 settembre 2024

di: Canio Trione

Hanno parlato per primi i baresi che si sono mantenuti nella retorica che abbiamo già sentito infinite volte negli anni passati fatta di autoelogi e di richieste di soldi a Roma. Poi è toccato all’illustre ospite romano che invece parla un altro linguaggio che non pensavamo di sentire forse per la nostra scarsa frequentazione di quei Palazzi. Né sappiamo se queste frasi che abbiamo ascoltato dal Ministro Urso sono frutto di suoi personali convincimenti oppure è il lessico comunemente utilizzato dalla politica romana.

Certo è che ci dice che è finito il tempo dei sogni! ci si deve adattare ad un periodo di concretezze dalle quali non si può scappare. Sapevamo che le ideologie sono finite; ma da un pezzo! Come mai ne parla oggi? a cosa ci si vorrebbe riferire? Di quali concretezze dobbiamo occuparci? Di una guerra che sta per arrivare?

Poi il nostro Ministro pone la questione delle materie critiche che l’Unione Europea ha individuato in 34 materiali che devono essere cercati e sfruttati in Europa (forse perché il mercato mondiale non è più accessibile o sta per divenire non accessibile? Ma non hanno predicato da sempre la mondializzazione dell’economia?). Ma dove stanno queste materie prime? Guarda caso nel sud Italia dove si verranno ad estrarre nell’interesse di tutta l’Europa. Naturalmente alle Regioni meridionali (non alle popolazioni ma alle Regioni) verranno riconosciute delle royalties come già accade per la Lucania che fornisce il petrolio in cambio di alcune indennità che la Regione incamera al posto dei trasferimenti statali o delle tasse locali. Ma il sistema delle royalties non è lo stesso che si usa nelle colonie? Mentre i guadagni faraonici vanno altrove così come i relativi gettiti fiscali? Non bastava il petrolio, l’energia dal sole e dal vento che devolviamo a chissà chi in cambio del nulla? E dell’ambiente non se ne impipa nessuno? E quando queste miniere saranno esaurite anche le royalties saranno fermate? E le piantagioni che dovranno essere estirpate? E la relativa occupazione?

Anche la siderurgia deve tornare all’Italia -si è detto- perché potrebbe essere utile avere una siderurgia nazionale (per fare carri armati?).

Forse per intercettare il consenso delle popolazioni tutti i discorsi dei pugliesi hanno puntato esplicitamente sulla pace che deve -secondo loro- essere cercata dai contendenti aiutati da mediatori diplomatici. Quindi da un lato i pugliesi che non si sognano minimamente di immaginare una neutralità (peraltro ovvia ed obbligata dal diritto internazionale vigente) ma di un obbligo dei belligeranti che dovranno afre quello che loro auspicano; mentre il romano senza mai pronunziare la fatidica parola “guerra” non immagina minimamente di proporre un dibattito sulla pace nè sulla necessità di chiedersi della eventualità di partecipare alla guerra né, tanto meno, di indicare un perchè a tale partecipazione; solo: basta sognare, andiamo a fare quello che a Roma decideranno e basta; loro sono stati votati e quindi hanno il diritto dovere di decidere.

Su tutto aleggia la celebrazione fino alla noia di un Pil meridionale e pugliese che cresce il doppio di quello italiano il quale a sua volta cresce il doppio di quello medio europeo. Cioè il messaggio che passa è che al sud siamo ricchi e basta. Purtroppo quelli sono dati privi di alcun senso se non quello mediatico come non ha senso lo stesso calcolo del Pil come viene oggi effettuato. Anche l’occupazione della provincia di Bari e della Puglia -va a detta loro- alla grande anche grazie al turismo; ma nonostante questo si continua a “aiutare” con le Zes o altro, le nuove imprese ad investire e quindi a sottrarre occupati alle imprese esistenti. Un minestrone incredibile di concetti contrastanti tra di loro, di luoghi comuni, di balle planetarie come l’industria spaziale (un affarone financo per le PMI secondo il Ministro che evidentemente considera le PMI imprese di serie B) o, ancor peggio, l’elogio dell’energia nucleare “sicura” che sarebbe più economica e copiosa di ogni altra; dimenticando o non sapendo che una centrale nucleare produce elettricità sempre e continuamente mentre il consumo si concentra in poche ore al giorno e quindi l’eccesso prodotto va dissipato; uno spreco pazzesco per via del quale il costo unitario pur basso in teoria diviene elevatissimo; infatti se la grandissima parte non è utilizzata, il costo effettivo dell’energia utilizzata è tre, quattro volte quello che è il costo medio.

Senza calcolare il consumo di suolo e il fabbisogno di materia prima. Inoltre l’economicità dell’energia che è cosa ovviamente auspicata dal consumatore (famiglie ed imprese) riducendo i costi spinge i consumi e quindi non è “sostenibile”. Urge un ripensamento alle fondamenta del modello di sviluppo invece questi insistono con un modello economico vecchio ed ampiamente fallito cominciando da lì dove ha auto il maggior successo come in Germania ed ha bisogno di guerre per non implodere miseramente. Invece si sentono ripetere continuamente le stesse litanie addirittura ampliate come la questione Zes … ampliando così tutte le criticità che quella concezione ha prodotto, debito in testa. Naturalmente ci auguriamo di non aver inteso pienamente quello che gli oratori hanno voluto dire ma vista così sembra una immensa follia in cui ognuno di noi è immerso senza saperlo!

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore