Il Prezzo della Libertà – Vita e Persecuzioni dei Dissidenti iraniani
Napoli, 8 Novembre 2024
Esmeralda Mameli
La lista dei nomi delle persone arrestate con varie motivazioni è davvero lunga. Acclara la repressività e la violazione dei diritti umani nel regime teocratico iraniano.
Con la Rivoluzione Bianca l’Iran sotto lo Scià Mohammad Reza Pahlavi visse un periodo di grandi riforme che avevano lo scopo di condurre il paese ad un livello di modernizzazione, alfabetizzazione delle masse, industrializzazione e occidentalizzazione crescente. Lo Scià intorno agli anni ’30 vietò persino l’uso dell’hijab nei luoghi pubblici, concesse alle donne il diritto di voto e l’accesso alle cariche pubbliche.
Il programma nonostante la sua ambizione ebbe conseguenze inaspettate che contribuirono al malcontento diffuso e, infine, alla Rivoluzione Islamica del 1979.
L’Ayatollah Ruhollah Khomeini divenne uno dei critici più accesi della Rivoluzione Bianca, accusando lo Scià di svendere i valori islamici e di agire contro gli interessi nazionali. Ayatollah guidò la Rivoluzione Islamica del 1979, segnando la fine della monarchia iraniana e l’instaurazione della Repubblica Islamica che promosse e impose un comportamento e un abbigliamento confacenti al credo islamico, rappresentando purezza e moralità pubblica.
L’hijab divenne obbligatorio nel 1981 per tutte le donne musulmane e non, ed era considerato emblema di adesione alle norme islamiche, al sistema politico e di resistenza contro l’influenza occidentale.
L’obbligo del velo è un simbolo di potere per le autorità iraniane e la sua applicazione equivale alla capacità del regime di mantenere l’ordine islamico.
Il velo dunque è obbligatorio, è uno scudo contro l’influenza occidentale, è simbolo dell’identità nazionale e religiosa.
Nel corso degli anni, molte donne iraniane hanno protestato contro l’obbligo dell’hijab, considerato un’imposizione e una limitazione della libertà personale.
Episodi di protesta, come quelli legati a Mahsa Amini e, più recentemente, a Ahou Daryaei, sono esempi di come l’obbligo del velo sia diventato un punto focale di malcontento generale contro la repressione del regime, le restrizioni sulle libertà civili e le violazioni dei diritti umani.
Mahsa fu arrestata dalla polizia morale di Teheran, con l’accusa di non indossare correttamente l’hijab. Dopo l’arresto, Mahsa fu trasferita in una struttura di detenzione per un presunto corso di rieducazione sulle norme dell’abbigliamento islamico. Poche ore dopo l’arresto, entrò in coma, portata in ospedale morì il 16 settembre 2022. Le autorità iraniane dichiararono che la causa del decesso era legato ad un problema cardiaco preesistente, ma la famiglia di Amini contestò questa versione, sostenendo che Mahsa fosse stata picchiata dalla polizia, portando gravi lesioni cerebrali.
La sua morte ha provocato una vasta ondata di proteste in tutto il paese, con manifestazioni contro il regime e contro le leggi sul velo obbligatorio, sulla repressione e sulla discriminazione dei diritti delle donne in Iran.
Il movimento di protesta è stato accompagnato da azioni simboliche come il taglio dei capelli da parte di donne iraniane e poi a seguire da parte delle donne di tutto il mondo, considerandolo come gesto di sfida alle norme di abbigliamento imposte dal regime iraniano.
Nei primi giorni di questo mese di Novembre, Daryaei si è tolta i vestiti nel cortile dell’università, restando in biancheria intima, per manifestare contro le imposizioni delle autorità sul corretto uso dell’hijab.
La sua azione ha attirato l’attenzione dei presenti e le sue foto si sono rapidamente diffuse su tutti i social media.
Le autorità iraniane hanno reagito portando la ragazza in un ospedale psichiatrico, dichiarando la sua sofferenza mentale.
Attivisti per i diritti umani e organizzazioni come Amnesty International hanno denunciato la dichiarazione delle autorità iraniane, considerandolo un tentativo di delegittimazione del gesto di protesta di Daryaei.
La vicenda ha sollevato preoccupazioni per possibili abusi, violenze fisiche e molestie sessuali che la giovane donna potrebbe subire durante l’arresto.
La situazione di Ahou Daryaei ha nuovamente acceso il dibattito internazionale sui diritti delle donne in Iran e sulla repressione delle manifestazioni di dissenso.