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La colonizzazione. Storia antica, anzi no

 

Bari, 9 Novembre 2024

Canio Trione

La colonizzazione si può fare in tanti modi che abbiamo visto realizzati nei millenni e che hanno un elemento comune: la violenza. Che peraltro vista dal lato del colonizzatore sarebbe legittima. Anche il sud ha subito cose simili ma è acqua passata e appartiene ad altre sensibilità. In alcune parti del mondo si continua nella stessa maniera ma si tratta di prassi barbariche per la gran parte non più riconosciute legittime dalla comunità internazionale che speriamo presto di consegnare al dimenticatoio.

Ma si può colonizzare in altro modo: se imponi lo stesso sistema fiscale a due economie differenti di cui una è ricca e dotata di servizi mentre l’altra è abbandonata a se stessa da molti decenni, induci quelli che vivono nell’area sfortunata a andare in quell’altra. E lo sai perfettamente che accadrà. Anzi lo dici pure. Specie ai bisognosi e alle nuove generazioni (che sono quelle che contano visto che vivranno di più e sono le più esposte alla disinformazione) che si allettano -tutti- con salari maggiori e con il prestigio di vivere in aree “à la page” dove si può vivere una vita più brillante. Poi c’è la propaganda della mondializzazione (che poi scopri che è tutto finto) e il sogno di arricchimenti se non proprio facili almeno possibili (sempre al prezzo di perdere la tua identità nativa meridionale). Peraltro nel secondo dopoguerra non si vendettero i lavoratori meridionali alle nazioni del nord Europa in cambio di treni di carbone?

Nel giro di pochi decenni senza bombardamenti o altre cose eclatanti l’impresa nordica potrà andare nella zona colonizzata e prendere quello che vuole per pochi spiccioli tanto è vuota e tutto quello che vedi e che c’è non vale niente. Come fosse stata conquistata con i carri armati!! Né i pochi rimasti protestano sia perché sono pochi, sia perché anche i partiti (tutti) sono nazionali e quindi stanno qui solo per fare incetta di voti proprio perchè si fondano sull’assunto apparentemente inattaccabile che sei una colonia; cioè anche i tuoi politici di destra e di sinistra hanno studiato a quella scuola nordica e, al più vanno a chiedere soldi per tamponare le numerose falle. E lo fanno da sempre al punto da non pensare o immaginare altro…

E così i nordici affluiscono: giù ad impiantare pale eoliche, impianti solari, fabbriche di automobili, impianti inquinanti, (magari a spese del contribuente), estrarre petrolio e tutti, gente comune e Vip, meridionali e non, a ringraziare il colonizzatore per il piatto di lenticchie che offre ai nativi impiegati nei suoi stabilimenti; nativi impiegati dal nordico per potersi ulteriormente arricchire.

Questo vale per le zone interne come per le isole minori come per l’intero Mezzogiorno; Terra che chiameremmo “Mediterranea” semplicemente perché non è sud o nord di nessuno ma portatrice di una storia e cultura specifica che è quella che serve oggi per salvare l’Italia e l’Europa intera.

Quindi l’esodo iniziato immediatamente dopo la “unificazione” ha avuto questo scopo evidente! E adesso la cosa non solo non finisce ma si accentua con sistemi sempre più raffinati.

Come fermare questa deriva che non solo è ingiusta ma danneggia il resto d’Italia e d’Europa ormai invivibili?

Serve che si formi una consapevolezza della situazione ed una consapevolezza forte della ricchezza che Mediterranea ha in sé e nelle menti e braccia dei suoi figli. Serve un pensiero mediterraneo totalmente nuovo che non aspiri minimamente a replicare qui al sud il disastro ambientale ed umano ed economico che regna sovrano al nord cominciando dalle periferie ormai debordate dai loro confini e dilagate in ogni dove nel sistema nordico; sistema che chiamano ancora opulenza e progresso ma che arranca penosamente. Pensiero mediterraneo la cui assenza premia la logica dei guerrafondai, dei saccheggiatori dell’ambiente, della disumanizzazione e mercificazione delle società opulente; cioè delle grandi imprese e grandi banche colonizzatrici. Per dirla con termini in voga: la finanza del nord in alternativa alla economia reale del sud.

Serve molta umiltà e un grande sforzo e serve la capacità di sognare -con i piedi ben radicati per terra- un mondo diverso che peraltro già c’è in nuce nella nostra economia e che riesce a resistere e a crescere nelle varie regioni di Mediterranea; nonostante i colonizzatori e i burocrati loro alleati. La nostra economia va capita e studiata guardandosi bene dal condividere inavvertitamente il disprezzo che il nord nutre verso di noi e le nostre imprese. Non è semplice, ma va fatto e possiamo farcela