Procida Città Reale – La Piccola Isola del Golfo di Napoli Ottiene il Massimo Onore
Napoli, 10 Novembre 2024
Esmeralda Mameli
Nel 1792, il Regno di Napoli era sotto il dominio di Ferdinando IV di Borbone, che regnava come Re di Napoli e Re di Sicilia. Il Re era appoggiato e consigliato dal primo ministro John Acton, che ebbe un ruolo cruciale nell’amministrazione del regno, concentrandosi sul rafforzamento della marina e sulla politica estera.
L’Isola di Procida, come parte del Regno di Napoli, fu oggetto di vari atti e concessioni durante il regno di Ferdinando IV, tra cui il conferimento del titolo di Città Reale così come si evince dal Regale Dispaccio firmato da John Acton il 2 giugno del 1792.
Il documento, di enorme rilevanza storica, sottolinea l’importanza strategica e culturale che Procida aveva raggiunto alla fine del XVIII secolo.
Il conferimento del titolo di Città rappresentava non solo un riconoscimento della sua crescita economica e sociale, ma anche un incentivo da parte del Re per promuovere il commercio e le industrie locali.
Nel Regio Dispaccio si legge che la popolazione di Procida aveva raggiunto circa 16 mila abitanti che si occupavano del commercio marittimo, della coltivazione delle terre dell’isola e dei territori circostanti, contribuendo all’utile dello Stato e alla prosperità della comunità locale.
L’isola godeva di una ricca presenza clericale legata alla chiesa abbaziale, il cui commendatario era il Cardinale Arcivescovo di Napoli.
Questa presenza religiosa favorì lo sviluppo culturale e sociale sull’isola.
Procida era riconosciuta meta di visite annuali della famiglia reale.
Storicamente, Re Carlo III di Borbone, padre del sovrano Federico IV, aveva riservato l’isola per la caccia al fagiano, suo divertimento reale.
Sua Maestà Federico IV, decise di elevare l’isola di Procida al rango di Città, attribuendole le prerogative e gli onori delle città del Regno.
Il titolo di Città doveva essere usato in tutti i documenti ufficiali, permettendo a Procida di essere trattata alla pari delle altre città in tutte le situazioni legali e amministrative.
Il sovrano, in questo modo, espresse il desiderio di stimolare ulteriormente la popolazione dell’isola a sviluppare attività commerciali e artigianali, per il bene sia privato che pubblico.
Si auspicava una risposta positiva della popolazione a questa onorificenza e a ulteriori riconoscimenti e benefici da parte della Corona.
Il dispaccio doveva essere conservato come un documento perenne nell’archivio della Real Camera di Santa Chiara, a testimonianza della grazia concessa all’isola.
Esso doveva essere valido in ogni occasione legale e ufficiale.
Il documento, firmato da John Acton, un importante statista dell’epoca, è indirizzato al Presidente Marchese Cito.
Il dispaccio fu stampato da Paolo Severino-Boazio, con il privilegio del Re. Il tipografo era autorizzato a pubblicare documenti ufficiali del regno, il che conferiva autorevolezza alle sue stampe.
Questo tipo di documento, prezioso per la ricerca storica, offre uno spaccato sulle dinamiche politiche, economiche e sociali del tempo, e rappresenta una testimonianza delle pratiche amministrative del Regno di Napoli alla fine del XVIII secolo.
Nei documenti borbonici del XVIII secolo e anche nei secoli precedenti, è comune trovare l’uso della S lunga (ſ), una caratteristica tipografica distintiva dei testi antichi. La S lunga (ſ) è una forma arcaica della lettera “S” ed è stata utilizzata anche nella stesura del su citato documento reale.
Desidero esprimere la mia più sincera gratitudine alla Professoressa Raffaella Salvemini, dirigente di Ricerca del CNR e Direttrice dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea, per aver condiviso il prezioso dispaccio reale del 1792, documento di inestimabile valore storico che celebra la proclamazione di Procida a Città Reale.
Oggi, possiamo rivivere un momento fondamentale della storia borbonica e apprezzare la ricchezza del nostro patrimonio culturale, grazie al suo generoso contributo.
La sua dedizione alla ricerca storica e alla divulgazione di testimonianze del passato è fonte di ispirazione per tutti noi.