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Libertà e Angoscia – Il Paradosso Esistenziale della Scelta tra Filosofia, Giovani e Arte Contemporanea

Napoli, 18 Novembre 2024

Esmeralda Mameli

In uno stato di libertà e responsabilità, l’essere umano si sente spesso avvolto dal peso di un’angoscia esistenziale. È la sensazione di essere lasciati a se stessi in un mondo che non ha un significato prestabilito, dove ogni decisione contribuisce a costruire non solo il proprio futuro, ma anche il significato della propria esistenza.

Sartre esemplifica questo concetto con l’immagine dell’uomo che si trova sull’orlo di un precipizio: la paura riguarda il rischio di cadere, ma l’angoscia riguarda la possibilità di scegliere di gettarsi nel vuoto. L’uomo, quindi, si rende conto che nulla lo trattiene se non la sua stessa volontà.

Anche Søren Kierkegaard, considerato il padre dell’esistenzialismo, esplora questa dinamica nel XIX secolo. Per lui, l’angoscia è una sorta di vertigine davanti all’abisso delle possibilità, una sensazione di disorientamento che sorge quando si realizza la propria totale libertà di scelta. Tuttavia, Kierkegaard introduce il concetto di “salto della fede” come una scelta irrazionale di abbandonarsi a Dio, superando l’angoscia con la fiducia in un potere superiore, un’opzione che Sartre rigetterà completamente, vedendo nella fede una fuga dalla responsabilità individuale di creare autonomamente il proprio significato. Questo confronto mostra come l’angoscia esistenziale sia un tema pervasivo nella filosofia, con sfumature diverse a seconda del pensatore che la interpreta.

La consapevolezza della propria libertà è tanto potente quanto destabilizzante, poiché con essa arriva anche la responsabilità di ogni scelta compiuta.

In questo contesto, il fallimento non è attribuibile al destino o a circostanze esterne; ogni azione è strettamente correlata a una scelta su cui grava il peso delle proprie responsabilità. Nell’atto di scegliere, l’uomo si trova sempre di fronte al rischio di fare la scelta sbagliata, di tradire se stesso o di non essere all’altezza delle proprie potenzialità.

È il paradosso della libertà: siamo liberi di decidere, ma questa stessa libertà ci espone al rischio dell’errore, del fallimento e del rimpianto. Tuttavia, in questo rischio si cela la bellezza della vita: l’uomo, con tutte le sue fragilità, può essere protagonista di un futuro che sceglie e costruisce con coraggio, trovando nel percorso intrapreso il senso della sua stessa esistenza.

Così come Kierkegaard indaga l’angoscia filosofica come vertigine di fronte al vuoto di possibilità, Munch rappresenta questo stesso sentimento attraverso un grido silenzioso, trasformando il concetto astratto in una potente immagine visiva.

Questa sensazione di angoscia e disorientamento davanti alla libertà assoluta trova un potente simbolo visivo nell’opera “L’Urlo” di Edvard Munch. L’artista cattura il momento in cui l’individuo, travolto dall’inquietudine, sembra perdere ogni appiglio di certezza. La figura centrale del dipinto appare come sospesa in un grido muto, mentre il paesaggio circostante sembra ondulare insieme al suo dolore. Munch stesso descrisse il dipinto come il risultato di un’esperienza di angoscia profonda, che rispecchia il senso di alienazione e solitudine tipico della condizione esistenziale. Questo riflesso artistico dell’angoscia offre un parallelo visivo alla filosofia di Sartre, dove l’uomo, di fronte al vuoto di significato, deve trovare il coraggio di scegliere e di costruire il proprio destino.

L’angoscia esistenziale, per Sartre, non è una condizione negativa da evitare, ma una manifestazione della nostra libertà. È il prezzo che paghiamo per il privilegio di poter scegliere, di essere artefici del nostro destino. Nell’affrontare l’angoscia, l’uomo può scoprire una forza interiore e una capacità di creare significato che supera il vuoto e l’assenza di certezze del mondo esterno.

Questa dinamica assume sfumature particolari quando si parla dei giovani, che si trovano in una fase della vita caratterizzata da una sensazione di libertà senza confini, ma anche da una relativa mancanza di consapevolezza del peso delle proprie scelte. I giovani associano la libertà a un’infinità di possibilità, di opportunità, di avventure; essa offre loro la sensazione di poter fare tutto, di poter scegliere e plasmare il proprio destino senza limiti apparenti. I sogni sono sconfinati e la convinzione di poter fare la differenza è forte.

Con la libertà arriva anche un aspetto più complesso: la responsabilità. Per molti giovani, il concetto di responsabilità può sembrare ancora lontano, astratto, qualcosa che riguarda il “futuro” e non il “presente”. Tuttavia, l’esaltazione della libertà può trasformarsi in una trappola. L’assenza di un senso pieno di responsabilità può condurre a scelte impulsive di cui ci si potrebbe pentire.

Il processo di maturazione richiede il confronto con le proprie paure, con l’angoscia della scelta e con la possibilità di fallire. Questo è l’unico modo per trasformare la propria libertà in una forza creatrice e costruttiva, iniziando così ad erigere un futuro autentico e pieno di significato, capace di riflettere il vero potenziale dell’individuo.

In un mondo che offre possibilità illimitate ma poche certezze, l’angoscia esistenziale diventa una condizione sempre più presente nella vita dei giovani contemporanei. Riconoscerla e affrontarla può rappresentare un primo passo verso una vita più autentica e consapevole, in cui la libertà di scelta diventa un’opportunità per creare significato e non un fardello insostenibile.