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L’infanzia nell’Era dei Social – Un Riflesso del Consumismo Adulto?

Napoli, 6 Gennaio 2025

Esmeralda Mameli

L’infanzia, sin dal secolo scorso, è stata oggetto di strategie di marketing mirate. Già negli anni ’60 e ’70, programmi come il Carosello su Rai 1 rappresentavano un veicolo pubblicitario capace di influenzare un’intera generazione di bambini e famiglie. Con l’avvento dei social media, però, la mercificazione dell’infanzia ha assunto dimensioni inedite, in cui i bambini non sono più semplici spettatori, ma protagonisti inconsapevoli. Questa evoluzione solleva interrogativi sul ruolo degli adulti e delle piattaforme digitali nel proteggere la “sacralità” dell’infanzia.

Un tempo, l’infanzia era considerata un periodo sacro e protetto, lontano dalle pressioni del mondo adulto. Oggi, con la digitalizzazione e il consumismo, questo concetto si è modificato. Il gioco libero, spontaneo e creativo lascia sempre più spazio a un gioco strutturato, spesso finalizzato alla creazione di contenuti da condividere sui social. La pressione del “dover apparire” non solo compromette la spontaneità dei bambini, ma accelera il loro processo di crescita, imponendo loro ruoli e responsabilità che non dovrebbero appartenergli.

Una delle pratiche più controverse introdotte dai social media è il micro-targeting pubblicitario. Grazie agli algoritmi di profilazione, le piattaforme sono in grado di offrire alle aziende un pubblico estremamente segmentato, inclusi i minori. Questo significa che i contenuti che i bambini vedono sono spesso studiati per suscitare desideri di consumo.

Se in passato la pubblicità televisiva era limitata a specifici orari e programmi, oggi il marketing digitale è continuo e pervasivo, con implicazioni etiche significative. Proteggere i minori da queste pratiche dovrebbe essere una priorità, ma le normative in molti paesi, compresa l’Italia, restano insufficienti.

La presenza dei minori sui social può generare conseguenze psicologiche rilevanti:

  1. Dipendenza dal giudizio esterno: il desiderio di ricevere approvazione sotto forma di “mi piace” e commenti positivi può trasformarsi in una dipendenza dal giudizio altrui, minando lo sviluppo di un’autostima sana.
  2. Ansia da prestazione: i bambini coinvolti sistematicamente nella creazione di contenuti rischiano di sviluppare ansia legata alla necessità di soddisfare le aspettative del pubblico.
  3. Identità costruita sull’apparenza: un’esposizione costante al mondo virtuale può ostacolare la formazione di un’identità autentica, spingendo i minori a definire se stessi in base all’immagine pubblica che offrono.

Secondo uno studio dell’American Academy of Pediatrics (AAP), i bambini esposti in modo precoce e continuativo ai social media hanno maggiori probabilità di sviluppare problematiche legate all’autostima e alla percezione di sé.

Alcuni paesi hanno già introdotto programmi di educazione digitale nelle scuole per insegnare ai bambini a distinguere contenuti autentici da contenuti costruiti e a proteggere la propria privacy online. L’Italia dovrebbe investire in questo tipo di formazione, rendendola una componente essenziale del percorso scolastico. Educare i minori al pensiero critico digitale è fondamentale per ridurre il rischio di manipolazione e dipendenza dalle piattaforme social.

Un esempio emblematico del fenomeno è rappresentato dai bambini influencer, alcuni dei quali vantano milioni di follower e sponsorizzazioni da parte di grandi brand. Dietro di loro, si cela un vero e proprio business che coinvolge famiglie, aziende e piattaforme digitali. Questi bambini, spesso esposti fin dalla più tenera età, generano profitti significativi, ma a quale costo? Alcuni di loro, una volta cresciuti, hanno manifestato disagio per la perdita della loro privacy e per l’impossibilità di vivere un’infanzia normale. Le piattaforme digitali hanno un ruolo cruciale nella protezione dei minori  e nella promozione di un ambiente sicuro. Alcune di esse, come YouTube Kids e TikTok, hanno introdotto restrizioni per limitare l’accesso a contenuti inappropriati e per impedire l’interazione diretta tra adulti e minori. Tuttavia, queste misure sono spesso insufficienti, soprattutto considerando la rapidità con cui il fenomeno evolve. Sarebbe auspicabile che le piattaforme investissero maggiormente nella tutela dei minori, introducendo controlli più rigorosi e strumenti di verifica dell’età più efficaci.

La mercificazione dell’infanzia è il riflesso delle scelte e delle priorità degli adulti. Se il consumismo digitale ha trasformato i minori in strumenti di marketing, è responsabilità di tutta la società invertire questa tendenza. Famiglie, scuole, aziende e istituzioni devono collaborare per garantire ai bambini il diritto a un’infanzia autentica, lontana dalle pressioni del mercato. Solo creando un ambiente che valorizzi il bambino per quello che è, e non per quello che rappresenta online, sarà possibile restituire ai più piccoli quello spazio di libertà e crescita personale di cui hanno bisogno.

Elenchiamo alcune delle normative internazionali sulla tutela dei minori online.

  1. General Data Protection Regulation (GDPR) – Articolo 8:

Il GDPR prevede che il trattamento dei dati personali dei minori sotto i 16 anni sia soggetto al consenso dei genitori o dei tutori legali. Tuttavia, molti paesi hanno abbassato questa soglia a 13 anni. Nonostante il GDPR rappresenti un importante passo avanti nella tutela della privacy, resta il problema dell’effettiva applicazione e del controllo sull’età degli utenti [ https://www.eugdpr.org/ ]

  1. Legge francese sui bambini influencer (2020):

La Francia ha introdotto una normativa specifica per tutelare i minori che partecipano a contenuti digitali remunerati. La legge prevede che parte dei guadagni sia accantonata e che sia garantito il diritto all’oblio digitale, offrendo ai bambini la possibilità di richiedere la rimozione dei contenuti una volta raggiunta la maggiore età [ https://www.legifrance.gouv.fr/].

American Academy of Pediatrics (AAP):

Diversi studi condotti dall’American Academy of Pediatrics (AAP) evidenziano che un’esposizione precoce ai social media può avere effetti negativi sullo sviluppo dell’autostima e sull’equilibrio emotivo dei minori. L’istituzione raccomanda ai genitori di stabilire limiti chiari sull’uso dei dispositivi digitali e di promuovere il dialogo sul tema [  https://www.eugdpr.org/ ]

Studio condotto dall’Università di Harvard (2023):

La ricerca dell’Università di Harvard ha analizzato un campione di 1.500 bambini influencer, rivelando che oltre il 70% di loro ha mostrato segni di stress legati all’ansia da prestazione. Lo studio sottolinea l’importanza di un quadro normativo chiaro e di un supporto psicologico adeguato per i minori coinvolti in attività digitali [ https://www.harvard.edu/ ]

In Italia, sebbene non esista ancora una normativa specifica sul fenomeno dei bambini influencer, sono state avanzate alcune proposte di legge mirate a regolamentare il lavoro minorile nel contesto digitale. Queste proposte includono:

L’obbligo di accantonare parte dei guadagni per i minori.

L’introduzione di linee guida per le famiglie, con il supporto di psicologi ed esperti di educazione digitale.

La creazione di un registro nazionale per monitorare i contenuti commerciali che coinvolgono minori [ https://www.governo.it/it ].

Proteggere i minori dai rischi legati all’esposizione ai social media e al marketing digitale richiede un impegno consapevole da parte delle famiglie. Ecco alcune strategie utili:

*Stabilire limiti di utilizzo: Definire orari precisi in cui i bambini possono accedere ai dispositivi digitali. Evitare che trascorrano troppo tempo online aiuta a preservare spazi di gioco libero e relazioni reali.

* Promuovere attività offline: Incoraggiare hobby, sport e attività che non coinvolgano dispositivi digitali aiuta i bambini a sviluppare abilità sociali, motorie e creative, fondamentali per una crescita equilibrata.

* Dialogare apertamente: Creare un ambiente di dialogo in cui i bambini possano parlare liberamente delle loro esperienze online permette ai genitori di educarli ai rischi e alle opportunità della rete.

* Monitorare i contenuti: Usare strumenti di parental control e supervisionare i contenuti che i bambini consumano o creano è essenziale per garantire la loro sicurezza.

* Educare al pensiero critico: Insegnare ai bambini a distinguere tra contenuti autentici e pubblicitari sviluppa la loro capacità di analisi e li rende meno vulnerabili alle strategie di marketing.

* Proteggere la privacy: Spiegare ai bambini l’importanza di non condividere informazioni personali online è fondamentale per prevenire abusi o violazioni della loro sicurezza.

* Dare il buon esempio: I genitori rappresentano il modello principale per i propri figli. Mostrare un uso equilibrato e consapevole dei dispositivi digitali aiuta i bambini a sviluppare un rapporto sano con la tecnologia.

Queste buone pratiche, se applicate con costanza e sensibilità, possono ridurre significativamente i rischi legati all’esposizione precoce ai social media, offrendo ai minori un ambiente digitale più sicuro e formativo.