Cultura

Il Segreto di Vivere – Colmare il Vuoto con l’Immaginazione del Possibile

Napoli, 7 Gennaio 2025

Esmeralda Mameli

Il dolore della mancanza può essere attenuato da un gesto interiore, quello di “fare come se” ciò che ci manca fosse già presente. Ne “Il mestiere di vivere” Cesare Pavese, ci consegna questa riflessione Non si tratta di mera illusione, ma di un atto di profonda fiducia nella vita, una forma di resistenza esistenziale. La vita ci pone spesso davanti a situazioni in cui ciò che desideriamo sembra lontano o irraggiungibile. Pavese ci indica una via: immaginare di possedere già ciò che manca, trasformando il desiderio in un punto di forza anziché in una debolezza. Questa riflessione può sembrare controintuitiva, ma rappresenta una forma di resilienza: colmare il vuoto immaginando il possibile significa costruire dentro di sé un ponte verso ciò che si desidera.

Non è un inganno verso sé stessi, ma un modo, secondo Pavese, per allenare la mente a vivere con pienezza anche l’assenza, creando una prospettiva in cui la mancanza non ci definisce. Questo pensiero si collega a importanti correnti filosofiche. Sartre, ad esempio, sosteneva che la vita non ha un senso intrinseco e che siamo noi a doverlo creare. L’idea di “fare come se” richiama proprio questa responsabilità: non possiamo cambiare ciò che ci manca, ma possiamo cambiare il nostro atteggiamento verso di esso, immaginando una realtà diversa. Anche la filosofia stoica insiste su un concetto simile: concentrarsi su ciò che è in nostro potere. “Fare come se” equivale a esercitare la nostra libertà interiore, mantenendo il controllo sui nostri pensieri e sul nostro modo di percepire il mondo.

Questo approccio non si limita alla sfera filosofica, ma trova applicazioni concrete nella vita di ogni giorno. Nel mondo dello sport, ad esempio, molti atleti di successo utilizzano tecniche di visualizzazione: immaginano di vincere o di superare un ostacolo prima di affrontarlo realmente. Questo non garantisce il risultato, ma prepara la mente e il corpo a rispondere nel modo migliore. Nella vita quotidiana, affrontare una situazione difficile immaginando di avere già le capacità per superarla ci aiuta a mantenere la calma e la lucidità, elementi fondamentali per trovare soluzioni. Immaginare, in fondo, non è altro che un modo per prepararsi ad accogliere ciò che desideriamo, quando finalmente si presenterà.

Questa filosofia può trovare riscontro anche nelle nostre esperienze personali. Chi non ha mai trovato forza in un pensiero positivo durante un momento difficile? Chi non ha mai agito come se avesse già vinto una sfida, sentendo che questo atteggiamento gli dava energia e fiducia? In fondo, molte delle nostre battaglie quotidiane si vincono prima nella mente, poi nella realtà. “Fare come se” non ci garantisce il successo, ma ci permette di vivere con uno spirito diverso, trasformando l’attesa e il vuoto in uno spazio di creazione e speranza. La letteratura e la filosofia abbondano di simili riflessioni. Vivian Greene ci ricorda che “la vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a danzare sotto la pioggia”. Anche Dale Carnegie, maestro nell’arte della crescita personale, affermava che “comportarsi come se fossimo già felici ci aiuta a diventarlo davvero”. Questi insegnamenti sono una preziosa conferma del fatto che l’atteggiamento mentale non è solo una reazione alla realtà, ma una forza che la modella.

 

Secondo Pavese la vita è un mestiere che richiede coraggio, immaginazione e speranza. Non possiamo sempre scegliere ciò che accade, ma possiamo scegliere come rispondere. “Fare come se” la nostra vita fosse già completa non significa negare il dolore, ma attraversarlo con la fiducia che ciò che ci manca oggi possa arrivare domani. È una scelta quotidiana, un esercizio di fiducia in noi stessi e nella possibilità di un futuro diverso. Ogni giorno possiamo decidere di abitare il vuoto con ciò che immaginiamo, scoprendo che, forse, in fondo la nostra vita è già più piena di quanto crediamo.