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Riforma della Storia, CMI – “Sì, a una revisione, ma che sia inclusiva del Sud e della verità storica.”

Napoli, 10 Gennaio 2025

Esmeralda Mameli

CMI accoglie positivamente l’annuncio del Ministro Valditara sulla riforma dell’insegnamento della Storia, riconoscendone l’importanza strategica per sviluppare il pensiero critico nelle nuove generazioni. Tuttavia, il partito sottolinea la necessità di una revisione che superi le narrazioni manipolate dalla storiografia ufficiale, frutto di una storia scritta dai vincitori e colma di menzogne, insegnate per decenni nelle scuole italiane.

Fin dal Convegno Meridionalisti a Montecitorio del 4 luglio 2022, CMI ha posto l’accento sulla necessità di riscrivere la storia del Risorgimento, restituendo dignità al Sud e smascherando figure come Giuseppe Garibaldi, celebrato come eroe nazionale con statue, piazze e strade a lui dedicate in tutta Italia, ma che in realtà fu un ladro di cavalli, mercenario e saccheggiatore al soldo di interessi stranieri e di élite politiche del Nord Italia. L’unificazione non fu affatto un processo pacifico e glorioso, come insegnato nei manuali scolastici, ma una brutale conquista militare che portò devastazione economica, sociale e culturale al Meridione.

Durante il Convegno, sono stati affrontati temi cruciali, come le conseguenze economiche e sociali dell’unificazione sul Meridione, l’emigrazione forzata di milioni di meridionali e la repressione delle insurrezioni popolari post-unitarie, argomenti spesso trascurati dalla storiografia ufficiale. Emblematico l’eccidio di Pontelandolfo e Casalduni del 1861, dove due piccoli borghi furono distrutti dalle truppe sabaude per reprimere la resistenza locale, con centinaia di civili uccisi. Questo e molti altri episodi dimostrano la violenza esercitata per annientare la resistenza del Sud.

Il Convegno ha inoltre, evidenziato la distruzione dell’economia meridionale post-unitaria. Fino al 1860, il Sud vantava eccellenze industriali e artigianali, come il Polo siderurgico di Mongiana e i cantieri navali di Castellammare di Stabia, che furono smantellati per favorire lo sviluppo delle industrie del Nord. Questa politica economica ha creato un divario Nord-Sud che ancora oggi condiziona l’equilibrio del Paese.

Un altro aspetto trattato riguarda il tentativo di soffocare l’identità culturale meridionale. L’imposizione di una lingua ufficiale e di un modello culturale unitario ignorò e marginalizzò le ricche tradizioni locali del Sud. La storia, la lingua e la cultura meridionali meritano di essere valorizzate e insegnate per restituire dignità a un popolo che ha subito un processo di cancellazione culturale.

CMI ritiene che la riforma proposta possa rappresentare un’occasione unica per far emergere finalmente questa verità storica, rimasta nascosta per troppo tempo. È necessario che nei nuovi programmi scolastici si dia spazio a una narrazione più equilibrata e obiettiva, capace di raccontare le sofferenze e le ingiustizie subite dal Sud dopo l’Unità d’Italia. Solo una conoscenza autentica del passato può aiutare le nuove generazioni a comprendere il presente e a costruire un futuro fondato sulla giustizia e sulla memoria condivisa.

CMI invita, infine, a un dialogo aperto e costruttivo tra Nord e Sud, affinché la nuova riforma possa contribuire a una memoria storica realmente condivisa. Questo processo è fondamentale per costruire una reale unità nazionale, basata sul rispetto e sulla valorizzazione delle identità di tutti i territori italiani.