Cronaca estera

“Se le Guerre Possono essere Fermate dalla Verità” – La Protesta al Colosseo e l’appello per Julian Assange sullo sfondo del Bilaterale Meloni-Zelensky

Napoli, 12 Gennaio 2025
Esmeralda Mameli
Mentre a Palazzo Chigi si svolgeva il bilaterale tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, a pochi chilometri di distanza, davanti al Colosseo, un gruppo di pacifisti romani esibiva uno striscione con la celebre frase di Julian Assange: «Se le guerre possono essere avviate dalle bugie, allora possono essere fermate dalla verità».
Secondo Davide Dormino, scultore dell’opera Anything to Say?, che raffigura Assange insieme a Edward Snowden e Chelsea Manning, «la gente è stufa della guerra in Ucraina e delle bugie che l’hanno resa possibile. La pace si può ottenere solo ammettendo la verità, ossia che la presenza NATO in Ucraina sia percepita dalla Russia come una minaccia. Se non si riconosce questo fatto, sarà impossibile trattare». Dormino ha concluso il suo intervento con un appello: «Basta armi, serve la verità».
Durante il colloquio, Meloni ha ribadito a Zelensky che l’Italia sosterrà una «pace giusta», aggiungendo che tale soluzione dovrà essere accettabile per l’Ucraina. Tuttavia, gli attivisti presenti al Colosseo ritengono che una pace duratura possa essere raggiunta solo attraverso il riconoscimento delle reali cause del conflitto e la fine della propaganda di guerra.
La manifestazione davanti al Colosseo ha avuto un duplice obiettivo: sensibilizzare l’opinione pubblica sul conflitto in Ucraina e rilanciare il caso Assange. Salvatore Barbera, uno degli organizzatori, ha dichiarato: «Anche se Julian è stato liberato lo scorso giugno, la sua vicenda non è conclusa. Per essere veramente libero, ha bisogno di una grazia presidenziale da parte di Joe Biden. Un gesto che aiuterebbe a smantellare l’anacronistico Espionage Act statunitense e a proteggere in futuro tutti i giornalisti d’inchiesta».
Nonostante la mancata visita del presidente statunitense a Roma, gli attivisti hanno chiesto alle autorità italiane di far presente nelle comunicazioni con Washington la necessità di un atto di clemenza per Assange, Snowden e Manning. «Un gesto del genere», ha concluso Barbera, «sarebbe un passo significativo verso la protezione del giornalismo indipendente e dei diritti umani».