Farina di Larve: Via Libera dall’UE tra Critiche, Opportunità e Dubbio Culturale
Napoli, 23 Gennaio 2025
Esmeralda Mameli
Rovistando tra gli scaffali dei supermercati, presto potremmo imbatterci in prodotti a base di “farina di larve gialle“. La Commissione Europea ha ufficialmente autorizzato la commercializzazione della polvere di larve di Tenebrio molitor, meglio conosciuta come tarma della farina.
L’UE ha inserito questa farina nella lista dei “nuovi alimenti“, ossia quei prodotti non consumati in modo significativo prima del 1997. L’autorizzazione esclusiva per cinque anni è stata concessa alla società francese Nutri’Earth, che nel 2019 aveva richiesto l’approvazione all’Autorità europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). Dopo approfondite analisi, l’EFSA ha dichiarato il prodotto sicuro per l’utilizzo in diverse preparazioni alimentari, tra cui pane, pasta, dolci, formaggi e composte di frutta e verdura.
Nutri’Earth promuove la farina di larve come un alimento ricco di nutrienti e antiossidanti, oltre che sostenibile, richiedendo bassi consumi di acqua e terreno per la produzione. Tuttavia, il dibattito non è privo di polemiche.
Lo scorso 15 gennaio, la commissione Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza del Parlamento europeo ha respinto una mozione presentata da Laurence Trochu, europarlamentare francese del Movimento Conservatore, che mirava a bloccare la commercializzazione.
In Italia, le critiche non sono mancate. Silvia Sardone, eurodeputata della Lega, ha accusato la sinistra di “anteporre gli interessi delle multinazionali a quelli dei consumatori“. Paolo Inselvini, esponente di Fratelli d’Italia, ha parlato di un’offesa agli agricoltori europei, sostenendo che tali scelte danneggiano il settore agricolo tradizionale.
Dal canto suo, il governo italiano ha esercitato pressioni per garantire che i prodotti a base di insetti siano chiaramente etichettati e collocati in sezioni separate nei punti vendita, come dichiarato dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.
Secondo un sondaggio condotto da Eurobarometro nel 2024, il 58% dei cittadini europei si dichiara contrario all’idea di inserire alimenti a base di insetti nella propria dieta, soprattutto per motivi culturali e di gusto. In Italia, la percentuale di contrari sale al 72%, evidenziando un radicato attaccamento alla dieta mediterranea e una diffidenza verso gli alimenti innovativi.
D’altro canto, tra i giovani (18-35 anni), il 32% si dice aperto a provare questi prodotti, soprattutto se informato sui benefici ambientali e nutrizionali. Questi dati sottolineano come l’accettazione sociale di tali alimenti richieda campagne di sensibilizzazione mirate e strategie di marketing innovative.
La commercializzazione di farine di insetti potrebbe avere un impatto significativo sul settore agricolo tradizionale. Molti coltivatori europei accusano Bruxelles di favorire i grandi produttori industriali a scapito delle piccole aziende agricole.
Secondo Coldiretti, l’introduzione di nuovi alimenti come la farina di larve rischia di creare squilibri nel mercato, mettendo ulteriormente sotto pressione gli agricoltori già colpiti da normative restrittive e costi in aumento. Inoltre, si teme che l’attenzione mediatica e commerciale verso questi prodotti innovativi possa ridurre la valorizzazione di alimenti tradizionali, minando la filiera corta e le produzioni locali.
Tuttavia, alcuni esperti ritengono che il settore agricolo possa trarre beneficio dall’integrazione di sistemi di allevamento innovativi, come quello degli insetti, soprattutto in ottica di diversificazione delle attività e di economia circolare.
C’è da chiedersi se la farina di larve rappresenta un’opportunità o una minaccia?
Mentre da un lato, si propone come una soluzione sostenibile ai problemi globali legati alla sicurezza alimentare e all’ambiente, dall’altro, suscita interrogativi sull’impatto socio – economico, sull’accettazione da parte dei consumatori e sul futuro delle produzioni tradizionali.
Sarà fondamentale osservare come evolverà il mercato e se i consumatori europei, notoriamente legati alla tradizione, saranno pronti ad accogliere questo nuovo capitolo alimentare. L’integrazione tra innovazione e rispetto delle radici culturali potrebbe essere la chiave per un futuro equilibrato.