Cronaca estera

Zelensky tra preoccupazioni e appelli – Il futuro dell’Ucraina dopo Trump

Napoli, 23 Gennaio 2025
Esmeralda Mameli
Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervenuto al Forum di Davos, ha espresso profonde preoccupazioni per il cambiamento della politica estera americana sotto la presidenza di Donald Trump. Nel suo discorso ha lanciato un appello deciso, invitando l’Europa a farsi sentire per orientare il neo presidente verso un approccio che consideri i rischi di una strategia sbilanciata a favore della Russia. Zelensky ha sottolineato la necessità di concludere il conflitto entro il 2025, ribadendo che l’obiettivo resta il raggiungimento di una “pace giusta”, sebbene non definita nei dettagli. Ha poi spostato l’attenzione sull’Unione Europea, esortandola a sviluppare una politica di sicurezza comune più efficace e a destinare maggiori risorse alla spesa militare, anche nella misura del 5% del PIL, come richiesto da Trump. L’accenno alle divergenze politiche tra investimenti militari e priorità civili, come la sanità, ha rivelato la sua preoccupazione per un possibile calo di attenzione verso la militarizzazione, ritenuta l’unica garanzia di sicurezza in un futuro ancora incerto. Zelensky ha così cercato di influenzare le decisioni di Bruxelles, puntando sull’urgenza di un’Europa più unita e strategicamente rilevante per affiancare le grandi potenze al termine delle ostilità.
Zelensky dimostra di essere non solo un leader in cerca di soluzioni per il suo Paese, ma anche un abile comunicatore, capace di inserire le esigenze ucraine in un contesto geopolitico globale. Tuttavia, la sua visione di una militarizzazione intensiva e di arsenali pieni potrebbe risultare in contrasto con le richieste sociali di molte nazioni europee, che reclamano risorse per il benessere dei cittadini. Il rischio, quindi, è che la sua strategia venga percepita come una pressione unilaterale, più che come un invito alla cooperazione.
Nel quadro delle preoccupazioni di Zelensky, emerge anche il timore che Trump possa ridurre il sostegno finanziario e militare all’Ucraina, modificando gli equilibri attuali del conflitto. La “pace giusta” auspicata dal presidente ucraino potrebbe inoltre scontrarsi con le aspettative di altri attori internazionali, rischiando di complicare ulteriormente il dialogo diplomatico. In questo scenario, l’Europa è chiamata non solo a rafforzare la propria unità, ma anche a trovare un equilibrio tra le esigenze militari e il mantenimento della coesione sociale, evitando che l’inevitabile aumento delle spese per la difesa generi divisioni interne tra gli Stati membri e malcontento tra i cittadini.