La guerra politica nascosta tra Donald Trump e Papa Francesco
Napoli, 30 Gennaio 2025
Esmeralda Mameli
La contrapposizione tra Donald Trump e Papa Francesco non è una novità, ma oggi appare più evidente e complessa che mai. La loro divergenza ideologica si è trasformata in una vera e propria battaglia politica sotterranea, che si consuma attraverso manovre strategiche, scelte simboliche e dichiarazioni indirette. Al centro di questo scontro vi sono questioni cruciali come la migrazione, la crisi climatica, i rapporti con la Cina e il ruolo del cattolicesimo nella società contemporanea.
Trump rappresenta una politica fortemente identitaria, focalizzata sulla difesa degli interessi nazionali e sull’affermazione di un ordine sociale basato su valori conservatori. Dall’altro lato, Papa Francesco incarna una Chiesa progressista, impegnata nella costruzione di un mondo più inclusivo e attento ai diritti umani, in linea con la dottrina sociale della Chiesa.
La tensione è emersa chiaramente con la nomina di figure simboliche in ruoli strategici. Donald Trump ha scelto Brian Burch, cattolico tradizionalista e critico del pontefice, come ambasciatore presso la Santa Sede. Burch, vicino alle posizioni dell’ex arcivescovo Carlo Maria Viganò – noto per le sue critiche a Papa Francesco e recentemente scomunicato – rappresenta una sfida aperta all’autorità papale. A questa mossa, il Vaticano ha risposto nominando il cardinale Robert McElroy, progressista e deciso oppositore delle politiche trumpiane, come nuovo arcivescovo di Washington.
Uno dei fronti più accesi della contrapposizione è rappresentato dalla migrazione. Papa Francesco ha costantemente condannato la chiusura dei confini, definendo la costruzione del muro con il Messico un atto «non cristiano». Durante il suo primo mandato, Trump aveva spinto per il rafforzamento delle barriere fisiche e legali, sostenendo che fossero necessarie per proteggere gli interessi degli Stati Uniti. La risposta del Papa non si era fatta attendere: «Chi costruisce muri invece di ponti non è cristiano».
Il nuovo ambasciatore Burch, in linea con Trump, ha più volte criticato l’approccio di Francesco, accusandolo di trascurare le esigenze della sicurezza nazionale e di promuovere una visione «utopica» della solidarietà. In risposta, McElroy ha ribadito la necessità di accogliere i migranti, sottolineando come la loro esclusione rappresenti una ferita morale per gli Stati Uniti.
Un altro punto di attrito riguarda la crisi climatica. Papa Francesco ha fatto dell’impegno ambientale una delle colonne portanti del suo pontificato, denunciando gli effetti devastanti dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici sui più poveri del mondo. Il ritiro degli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi, voluto da Trump, è stato definito dal pontefice «un passo indietro nella difesa del creato».
Trump ha sempre guardato con sospetto le politiche ambientali globali, considerandole un ostacolo allo sviluppo economico americano. La nomina di Burch rappresenta anche in questo caso una scelta simbolica: il nuovo ambasciatore ha criticato la Laudato si’, l’enciclica papale sull’ambiente, definendola «una deviazione dalla missione spirituale della Chiesa».
I rapporti con la Cina costituiscono un ulteriore terreno di scontro. Papa Francesco ha cercato negli ultimi anni di promuovere un dialogo con Pechino, culminato nell’accordo del 2018 sulla nomina dei vescovi, recentemente rinnovato. Trump, invece, ha sempre visto la Cina come un rivale strategico, criticando apertamente l’approccio diplomatico del Vaticano.
La battaglia sotterranea tra l’amministrazione Trump e il Vaticano rischia di avere ripercussioni profonde, non solo a livello internazionale ma anche all’interno della comunità cattolica americana. La nomina di figure fortemente schierate come Burch e McElroy è un segnale chiaro di una polarizzazione crescente.
Mentre Trump cerca di consolidare il sostegno dei cattolici tradizionalisti, Papa Francesco punta a riaffermare il ruolo della Chiesa come voce universale per i diritti e la giustizia sociale. Questo scontro tra due visioni del mondo non è solo politico, ma rappresenta anche una battaglia per l’anima del cattolicesimo contemporaneo.
La tensione tra Donald Trump e Papa Francesco simboleggia un conflitto più ampio tra due modelli di leadership e due concezioni del potere. Da un lato, il pragmatismo nazionalista e conservatore di Trump; dall’altro, l’universalismo solidale e progressista del Papa. In un mondo sempre più polarizzato, questa contrapposizione potrebbe diventare il terreno di battaglia per definire il futuro dei rapporti tra politica e religione.