cronaca

Gas russo e dazi USA: l’Europa tra diplomazia, energia e nuove tensioni globali

Napoli, 1 Febbraio 2025
Esmeralda Mameli

L’Unione Europea sta valutando la possibilità di riprendere le importazioni di gas russo, con l’obiettivo di facilitare un dialogo di pace nel conflitto ucraino. Questa decisione potrebbe alleviare le pressioni sui mercati energetici europei, garantendo forniture più stabili e potenzialmente a costi inferiori. Tuttavia, comporta anche rischi significativi, tra cui una rinnovata dipendenza energetica dalla Russia, che potrebbe essere utilizzata come leva politica da Mosca. Sul fronte internazionale, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato l’imposizione di dazi del 25% su Canada e Messico, e del 10% sulla Cina, a partire dal 1° febbraio 2025, citando preoccupazioni legate all’immigrazione illegale e al traffico di fentanyl. Inoltre, Trump ha minacciato tariffe del 100% sui paesi BRICS se dovessero tentare di creare una valuta alternativa al dollaro. Queste mosse potrebbero inasprire le tensioni commerciali globali, influenzando negativamente le economie europee, specialmente se l’UE decidesse di riavvicinarsi alla Russia per questioni energetiche. Il ritorno del gas russo potrebbe essere un segnale di apertura diplomatica, ma al tempo stesso rischia di indebolire la posizione dell’Ucraina e rafforzare la Russia, riducendo l’efficacia delle sanzioni occidentali. Inoltre, la Cina e gli altri paesi BRICS stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nelle dinamiche economiche globali e potrebbero beneficiare di una maggiore cooperazione con l’Europa se quest’ultima decidesse di allentare la pressione su Mosca. I dazi di Trump e le possibili ritorsioni commerciali potrebbero alimentare una nuova ondata inflazionistica, con impatti diretti su materie prime, energia e beni di consumo, destabilizzando le borse e creando incertezza per gli investitori. Il ritorno al gas russo potrebbe anche essere visto come un passo indietro rispetto alla strategia di indipendenza energetica dell’UE, che punta su rinnovabili e GNL, rendendo cruciale la scelta tra pragmatismo economico e transizione verde nei prossimi anni. A livello politico interno, alcuni Paesi europei come Germania e Ungheria sono più propensi a riaprire i rapporti con Mosca per ragioni economiche, mentre altri, come Polonia e Paesi Baltici, rimangono fortemente contrari, creando divisioni interne all’UE che potrebbero influenzare le prossime elezioni europee. Se l’Europa si riavvicina alla Russia sul piano energetico, gli Stati Uniti potrebbero reagire non solo con pressioni economiche, ma anche con un diverso approccio strategico alla NATO, chiedendo maggiori investimenti europei nella difesa o riducendo il proprio impegno militare nel continente. Questi elementi evidenziano come la questione del gas russo sia molto più di una semplice scelta economica, ma un vero e proprio nodo geopolitico che potrebbe ridisegnare gli equilibri globali.