cronaca

USA – RUSSIA – G7

Napoli, 20 Febbraio 2025

Sergio Angrisano

La Russia non è l’aggressore“: a parlare è Donald Trump. Il neoeletto presidente USA vuole istituire subito un tavolo per la pace, mentre l’UE sembra volersi muovere in un’altra direzione.

Gli Stati Uniti, sotto la nuova amministrazione Trump, si rifiutano di co-firmare una risoluzione dell’ONU che condanna l’aggressione russa in Ucraina e ribadisce il sostegno all’integrità territoriale del paese invaso. La bozza, sostenuta da oltre 50 Paesi, rischia così di perdere il pieno appoggio occidentale, segnando un cambio di rotta rispetto agli anni precedenti.

Secondo Reuters, gli Stati Uniti non intendono assumere una posizione che etichetti la Russia come “aggressore “, una decisione che si riflette anche all’interno del G7, dove Washington ha sollevato obiezioni all’uso di tale terminologia nelle dichiarazioni congiunte dei leader.

Questa svolta si inserisce in un quadro più ampio di mutamenti strategici nella politica estera americana. La nuova amministrazione mira a riformulare la narrazione del conflitto, preferendo definirlo “conflitto ucraino” piuttosto che “aggressione russa“. Secondo alcune fonti, Trump intende promuovere un negoziato immediato per la pace, evitando una linea di confronto diretto con Mosca.

L’Unione Europea, tuttavia, sembra muoversi in una direzione opposta. Bruxelles mantiene una posizione ferma di condanna nei confronti della Russia e ribadisce la necessità di sostenere l’Ucraina contro l’invasione. Anche la NATO ha espresso preoccupazione per il possibile allentamento delle pressioni su Mosca, temendo che ciò possa incoraggiare ulteriori azioni aggressive. L’ONU, dal canto suo, continua a insistere sulla necessità di una risoluzione che riaffermi il diritto internazionale e la sovranità ucraina.

Questo cambiamento nella politica americana potrebbe avere conseguenze significative per l’Ucraina. Il sostegno militare ed economico di Washington è stato fondamentale per la resistenza di Kiev, e un suo ridimensionamento potrebbe indebolire la capacità del paese di difendersi. La riduzione del supporto diplomatico potrebbe anche influenzare la posizione di altri alleati, portando a un ribilanciamento delle strategie occidentali.

La decisione di Trump di adottare un linguaggio più neutrale potrebbe portare a una ridefinizione degli equilibri geopolitici. Un’apertura al dialogo con Mosca potrebbe facilitare trattative di pace, ma potrebbe anche essere vista come un segnale di debolezza, incoraggiando ulteriori azioni aggressive da parte del Cremlino. La frammentazione dell’unità occidentale potrebbe complicare ulteriormente le dinamiche diplomatiche internazionali.

Le reazioni dell’opinione pubblica sono contrastanti. Alcuni sostengono l’approccio di Trump come un tentativo pragmatico di porre fine al conflitto, mentre altri temono che un atteggiamento più morbido nei confronti della Russia possa compromettere i valori democratici e la sicurezza internazionale. Sondaggi recenti mostrano che una parte significativa della popolazione americana è favorevole alla pace, ma non a spese della sovranità ucraina. Gli esperti restano divisi sulle reali implicazioni di questa scelta, sottolineando i rischi di un potenziale indebolimento dell’alleanza occidentale.

Il cambio di rotta della politica estera americana segna un punto di svolta nei rapporti tra Stati Uniti ed Europa e potrebbe avere ripercussioni significative sul conflitto in corso. Resta da vedere se l’iniziativa diplomatica di Trump porterà a un vero processo di pace o se, al contrario, è solo una strategia per indebolire il fronte occidentale a favore di Mosca.

 

 

 

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore