cronaca

Guerra e Profitti: il Business della Difesa Non Vuole la Pace

21 Febbraio 2025

Esmeralda Mameli

L’aumento esponenziale dei profitti di Leonardo e il continuo investimento nell’industria bellica sollevano interrogativi sul reale interesse politico alla pace.

I governi occidentali, Italia inclusa, non solo finanziano il riarmo, ma partecipano attivamente al commercio di armi, alimentando i conflitti anziché lavorare per la loro risoluzione.

Il sostegno militare a Israele, così come alla guerra in Ucraina, dimostra che il complesso militare-industriale ha tutto l’interesse a mantenere alta la tensione geopolitica. Alla luce di questi dati, appare evidente che non esista una reale volontà politica di giungere a un cessate il fuoco: la guerra, per molti, è semplicemente troppo redditizia.

Oltre alle forniture a Israele, Leonardo ha intensificato i rapporti con gli Stati Uniti e altri paesi NATO, consolidando il proprio ruolo come partner strategico nell’industria della difesa. Il boom dell’occupazione nel settore, con quasi 7.000 nuovi assunti nel 2024, indica una chiara espansione del comparto bellico, destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni.

Mentre a Gaza si consuma una delle più gravi tragedie umanitarie del nostro tempo, l’industria della difesa italiana registra risultati da record.

Leonardo, colosso dell’aerospazio e della sicurezza, ha chiuso il 2024 con numeri che certificano una crescita impetuosa: ricavi a 17,8 miliardi di euro (+11,1%), ordini per 20,9 miliardi (+16,8%) e un margine operativo lordo (EBITDA) di 1,525 miliardi (+12,9%). Una performance che ha superato le previsioni degli analisti e che testimonia come il perdurare delle tensioni geopolitiche alimenti i profitti dell’industria bellica.

In una nota ufficiale, Leonardo ha evidenziato il ruolo centrale dell’elettronica per la difesa e sicurezza, con particolare rilievo nella componente statunitense ed europea, oltre all’incremento delle attività nel settore elicotteri. Tra le forniture più controverse vi è l’invio degli elicotteri AgustaWestland AW119Kx “Koala-Ofer” a Israele, destinati all’addestramento dei piloti della Israel Air Force presso la base aerea di Hatzerim, nel deserto del Negev. Questa vendita si inserisce in un accordo siglato nel 2022 per la fornitura di 16 elicotteri e servizi logistici per 20 anni, per un valore di almeno 67 milioni di dollari.

Dietro questi numeri si cela una verità scomoda: la crescita di Leonardo è trainata dall’aumento della domanda globale di armamenti, alimentata dai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente. L’azienda, controllata per il 30,2% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano, ha rafforzato il proprio ruolo nel settore Difesa, beneficiando degli investimenti dei governi occidentali nel riarmo. Gli ordini nel settore dell’elettronica per la difesa sono saliti a 10,3 miliardi di euro (+14,4% rispetto al 2023), mentre la divisione cybersecurity ha visto un’impennata del 20,3%, con ordini per 833 milioni. Anche la produzione di velivoli ha registrato una crescita del 20,8%.

Un settore particolarmente redditizio è la partecipazione di Leonardo nel consorzio MBDA, specializzato in missili, che fornisce armamenti anche a Kiev nel contesto della guerra contro la Russia. Inoltre, il colosso italiano è coinvolto nel progetto GCAP (Global Combat Air Program), in collaborazione con Regno Unito e Giappone, per lo sviluppo di un caccia di sesta generazione destinato a sostituire gli Eurofighter dal 2035. A completare il quadro strategico, Leonardo ha annunciato una joint venture con il colosso turco Baykar per la produzione di droni militari, un segmento in forte espansione e ormai centrale nei moderni scenari bellici.

Anche il 2023 si era chiuso con risultati record, grazie a ordini per 17,9 miliardi di euro (+3,8%) e ricavi per 15,3 miliardi (+3,9% rispetto al 2022). Il ruolo dell’industria bellica italiana nel conflitto a Gaza è stato messo in luce da fonti israeliane, secondo cui i missili utilizzati contro la Striscia sarebbero stati lanciati da cannoni prodotti in Italia. L’Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei The Weapon Watch ha contestato le affermazioni di Leonardo, che aveva negato forniture militari dirette all’esercito israeliano.

La guerra, ancora una volta, si conferma un motore economico, con conseguenze devastanti per chi la subisce e profitti straordinari per chi la aliment