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Il “Faro” di Zaha Hadid: un “Mostro” per Napoli? Il Progetto della Nuova Sede della Regione Campania

Napoli, 23 Febbraio 2025

Sergio Angrisano

Il progetto Il Faro, destinato a diventare la nuova sede della Regione Campania, solleva interrogativi sulla sua compatibilità con il paesaggio storico e culturale di Napoli. Concepito dallo studio Zaha Hadid, l’edificio, dalla struttura conica e futuristica, intende rappresentare un faro. Tuttavia, molti lo percepiscono come un’imponente presenza estranea, un “Mostro” architettonico che rischia di stravolgere l’equilibrio della zona di Porta Est, già segnata da una difficile convivenza tra modernità e tradizione.

Il progetto, parte del programma PR Campania FESR 2021-2027, è stato presentato ufficialmente il 21 febbraio 2025 presso la Stazione Marittima di Napoli, con un costo di 7,6 milioni di euro solo per il concorso di progettazione. Questa cifra solleva dubbi sull’uso dei fondi pubblici, soprattutto alla luce di precedenti interventi di grande impatto, come il Crescent di Salerno, che ha suscitato numerose polemiche per il suo effetto sul paesaggio.

Sul piano stilistico, l’architettura di Zaha Hadid, pur espressione di innovazione e avanguardia, rischia di risultare avulso al contesto napoletano. Napoli è una città in cui storia e cultura sono elementi imprescindibili, e un’operazione di modernizzazione dovrebbe rispettare la sua identità, anziché omologarla. Il rischio è che Il Faro diventi il simbolo di un’urbanizzazione forzata, slegata dalle esigenze reali della città e della sua popolazione.

La questione centrale è quale modello di sviluppo urbano si voglia perseguire per Napoli.

La città ha certamente bisogno di infrastrutture moderne, ma anche di un piano che valorizzi il suo tessuto storico senza snaturarlo. Un vero rinnovamento non dovrebbe significare la cancellazione dell’identità locale, bensì un’armonizzazione tra antico e moderno.

In qualità di Coordinatore Nazionale di CMI (Confederazione Meridionalisti Identitari), esprimo la mia contrarietà – e quella del partito – a questo progetto. Napoli non ha bisogno di ennesime cattedrali nel deserto, costruite con fondi pubblici senza alcuna ricaduta positiva per i cittadini. Già altrove abbiamo visto nascere spazi alienanti, scollegati dalla storia e dall’anima della città, pensati più per interessi speculativi che per le reali esigenze dei napoletani. Se davvero si vuole investire nello sviluppo urbano, bisogna puntare sulla riqualificazione dell’esistente e su progetti che rispettino la nostra identità culturale.

Di fronte a un’opera di tale portata, è fondamentale che la cittadinanza venga coinvolta attivamente nelle scelte urbanistiche. Non bastano consultazioni formali: servono strumenti reali di partecipazione, come assemblee pubbliche, petizioni e persino referendum locali. Solo così le decisioni potranno rispecchiare la volontà dei napoletani e non solo gli interessi di grandi gruppi imprenditoriali.

Il destino di Napoli non può essere deciso esclusivamente nei palazzi istituzionali.

Il confronto tra cittadini, esperti e amministratori è l’unica strada per trovare un equilibrio tra sviluppo e tutela dell’identità storica della città.

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore