cronaca

Ucraina tra pressioni americane e negoziati: Starlink e terre rare al centro della crisi

Napoli, 25 Febbraio 2025

Esmeralda Mameli

La guerra in Ucraina si sta trasformando sempre più in una partita geopolitica dai contorni incerti. Se fino a pochi mesi fa Washington appariva un alleato incondizionato di Kiev, oggi la situazione sembra essere cambiata. Il braccio di ferro tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e gli Stati Uniti riguarda il futuro del conflitto, le trattative di pace e, soprattutto, gli accordi economici legati alle risorse strategiche ucraine.

Secondo Reuters, la Casa Bianca avrebbe posto un ultimatum a Zelensky: senza un accordo sulla fornitura di terre rare, gli Stati Uniti potrebbero sospendere l’accesso dell’Ucraina a Starlink, il sistema di internet satellitare di Elon Musk. Un colpo durissimo per Kiev, che fa affidamento su Starlink sia per le comunicazioni civili che per quelle militari.

La questione delle terre rare è ormai cruciale. Questi minerali strategici, fondamentali per la produzione di batterie, semiconduttori e armamenti, sono sempre più al centro delle tensioni geopolitiche. L’Ucraina possiede riserve significative, e gli Stati Uniti vogliono garantirsi un accesso privilegiato per ridurre la dipendenza dalla Cina, leader globale nell’estrazione e nella lavorazione di questi materiali. Zelensky si era inizialmente tirato indietro dall’accordo, affermando di non aver ricevuto garanzie sufficienti sulla sicurezza del Paese, ma l’eventuale interruzione di Starlink sarebbe un problema enorme per Kiev. L’infrastruttura di Musk è stata fondamentale per garantire le comunicazioni sul campo e ha giocato un ruolo chiave nell’utilizzo dei droni ucraini per colpire obiettivi russi con estrema precisione.

È inaccettabile che una guerra dipenda dalle decisioni di un’azienda privata. Il potere di SpaceX e di Musk in questo conflitto sottolinea il crescente ruolo delle multinazionali tecnologiche nelle strategie militari globali.

L’Occidente appare sempre meno compatto e si ha l’impressione che Zelensky sia sempre più isolato.

L’amministrazione Biden ha recentemente rallentato l’invio di aiuti militari a Kiev, mentre Donald Trump ha definito Zelensky un “comico senza successo” e un “dittatore”, sostenendo che la sua presenza ai negoziati non sia necessaria. Questo atteggiamento riflette un cambiamento nell’atteggiamento americano, meno incline a sostenere incondizionatamente l’Ucraina.

Per cercare di evitare un isolamento diplomatico, Zelensky ha avuto una chiamata con il primo ministro britannico Keir Starmer e attende l’arrivo di Emmanuel Macron alla Casa Bianca, con l’obiettivo di garantire che l’Europa continui a sostenere l’Ucraina sia militarmente che finanziariamente.

Zelensky ha dichiarato su X che la sicurezza dell’Ucraina è inseparabile da quella dell’Europa, una frase che sembra voler spingere l’UE a prendere una posizione più attiva nei negoziati.

Ma l’Europa è davvero disposta a farlo? La Francia e il Regno Unito si mostrano ancora fortemente pro-Kiev, ma la Germania, tra difficoltà economiche e pressioni interne, potrebbe assumere una posizione più prudente.

Nel contempo la crisi economica ucraina peggiora. Il fabbisogno di finanziamenti cresce e, con il calo degli aiuti occidentali, Kiev potrebbe essere costretta a cercare nuove fonti di sostegno. Il commercio delle terre rare potrebbe rappresentare una via d’uscita, ma il prezzo da pagare per l’Ucraina è decisamente troppo alto.

Se da un lato Zelensky cerca di mantenere l’Ucraina indipendente nelle sue scelte strategiche, dall’altro deve fare i conti con una realtà sempre più complessa: il sostegno occidentale non è più scontato e il Paese si trova a dover decidere tra trattative, compromessi e nuove alleanze.

Il futuro della guerra, delle risorse strategiche e delle relazioni internazionali sembra ora più incerto che mai.