Fentanyl: Big Pharma, Corruzione e Narcotraffico
Napoli, 27 Febbraio 2025
Esmeralda Mameli
Big Pharma ha orchestrato la più grande operazione di diffusione di droghe pesanti della storia, con la complicità di medici e regolatori corrotti, alimentando un’epidemia senza precedenti legata agli oppioidi sintetici come il Fentanyl, una sostanza più potente dell’eroina che ha causato centinaia di migliaia di decessi.
Il Fentanyl è un oppioide sintetico utilizzato principalmente per il trattamento del dolore intenso e cronico, soprattutto nei pazienti oncologici o sottoposti a interventi chirurgici. È circa 50-100 volte più potente della morfina e viene prescritto quando altri antidolorifici non sono sufficienti. Può essere somministrato sotto forma di cerotti transdermici, compresse sublinguali, spray nasali o iniezioni. A causa della sua elevata potenza, ha un alto rischio di dipendenza, overdose e morte, ed è diventato una delle principali droghe coinvolte nell’epidemia di oppioidi, soprattutto quando venduto illegalmente viene mescolato ad altre sostanze come l’eroina.
Il caso Purdue Pharma e la crisi dell’OxyContin negli Stati Uniti hanno aperto la strada a una catastrofe sanitaria ed economica che ha reso milioni di persone dipendenti da antidolorifici prescritti con leggerezza prima di precipitare nel baratro della dipendenza da eroina e Fentanyl. Un fenomeno che ha trasformato intere comunità in scenari di degrado e morte, con un impatto devastante non solo sulle vite umane, ma anche sul tessuto economico e sociale. Città e periferie si sono svuotate, l’economia locale ha subito contraccolpi drammatici e il sistema sanitario si è trovato a gestire un’emergenza fuori controllo, con costi miliardari per cure, ricoveri e interventi di emergenza. La complicità tra multinazionali farmaceutiche e medici corrotti ha permesso la diffusione indiscriminata di oppioidi da prescrizione, spesso spacciati per antidolorifici sicuri e approvati dalle autorità sanitarie. Ciò si è invece rivelato una vera e propria trappola mortale per milioni di pazienti ignari delle conseguenze devastanti della loro dipendenza.
Le case farmaceutiche coinvolte, come Purdue Pharma, hanno dovuto affrontare processi miliardari, ma le sanzioni e le multe pagate non hanno impedito la diffusione della crisi, mentre le autorità di regolamentazione si sono dimostrate inefficaci, troppo influenzate dalle lobby farmaceutiche per adottare misure realmente restrittive.
Se negli Stati Uniti l’epidemia ha già mietuto più vittime delle guerre in Vietnam, Iraq e Afghanistan messe insieme, in Europa il pericolo cresce silenziosamente, con sequestri di Fentanyl in aumento e un’espansione del mercato illegale che segue le stesse dinamiche già viste oltreoceano.
In Italia, le autorità sanitarie stanno cercando di monitorare la situazione, ma il rischio di una crisi analoga è percettibile. La criminalità organizzata è pronta per sfruttare nuove opportunità di business, visto che il Fentanyl è divenuto il nuovo oro del narcotraffico globale, con una produzione che coinvolge industrie farmaceutiche senza scrupoli e cartelli criminali che ne facilitano la distribuzione su scala internazionale, sfruttando le falle dei sistemi di controllo e la connivenza di governi poco inclini a contrastare realmente il fenomeno. I cartelli messicani, in particolare, hanno preso il controllo della distribuzione, rifornendosi di precursori chimici dalla Cina e sfruttando rotte consolidate per portare la droga negli Stati Uniti e in Europa, con enormi guadagni e un costo umano incalcolabile.
L’assenza di una risposta efficace da parte delle istituzioni e l’influenza delle lobby farmaceutiche sui governi hanno reso impossibile un intervento tempestivo, mentre la crisi continua a mietere vittime e a devastare intere generazioni, confermando che il Fentanyl non è solo una droga, ma il simbolo di un sistema corrotto in cui il profitto vale più della vita umana.
Sul piano sanitario, le conseguenze dell’abuso di Fentanyl sono devastanti: arresti respiratori, danni neurologici permanenti, crisi d’astinenza violentissime e un numero crescente di morti per overdose, spesso perché il Fentanyl viene mescolato illegalmente con eroina o altre sostanze senza che i consumatori ne siano consapevoli.
Alcune strategie di riduzione del danno, come la distribuzione di Naloxone, un farmaco in grado di contrastare gli effetti degli oppioidi in caso di overdose, si stanno rivelando fondamentali, ma restano insufficienti senza una politica di prevenzione seria e una regolamentazione più rigida.
A questo si aggiunge il problema della manipolazione mediatica e della disinformazione, con narrazioni spesso fuorvianti che minimizzano il problema o lo spostano su aspetti secondari, ignorando le responsabilità dirette delle aziende farmaceutiche e dei governi. L’opinione pubblica viene distratta con campagne che criminalizzano solo gli spacciatori di strada, mentre i veri responsabili, coloro che hanno diffuso e normalizzato l’uso di oppioidi per decenni, restano impuniti.
La lotta al Fentanyl non può limitarsi al contrasto dello spaccio, ma deve passare attraverso una revisione radicale del sistema farmaceutico e delle politiche sanitarie globali, prima che il fenomeno diventi del tutto incontrollabile.