Bolivia, mille lettere al presidente: la protesta delle donne contro la violenza e i tagli ai fondi
Napoli, 11 Marzo 2025
Esmeralda Mameli
Mille lettere al presidente della Bolivia, Luis Arce, per chiedere giustizia e risorse nella lotta contro la violenza machista. L’iniziativa, promossa dall’associazione Voces Libres, nasce dalla necessità di far sentire la voce delle vittime, donne che hanno subito abusi e soprusi e che ora pretendono risposte concrete.
L’obiettivo è chiaro: inviare almeno una missiva al giorno al capo dello Stato per sollecitare il ripristino del budget destinato alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere, fondi che sono stati recentemente tagliati, riducendo drasticamente le possibilità di sostegno e protezione per chi ne ha bisogno.
A dare notizia della protesta sono state le stesse vittime, che si sono riunite nella piazza 14 de Septiembre della città di Cochabamba, trasformando lo spazio pubblico in un simbolo di resistenza e richiesta di cambiamento.
La Bolivia è tra i paesi con i più alti tassi di femminicidio in America Latina: nel 2024 si sono registrati 94 casi, con una media di una donna uccisa ogni quattro giorni, secondo dati ufficiali. Oltre ai femminicidi, migliaia di donne subiscono quotidianamente violenza domestica, abusi sessuali e discriminazioni, spesso in un contesto di impunità che scoraggia le denunce.
Il taglio dei fondi rappresenta un passo indietro che rischia di lasciare senza protezione migliaia di donne in pericolo, alimentando un sistema in cui denunciare diventa sempre più difficile e ottenere giustizia quasi impossibile.
Il governo boliviano giustifica la riduzione del budget con motivazioni economiche, invece, altre nazioni latinoamericane stanno investendo di più per combattere il fenomeno: in Argentina e Messico, ad esempio, sono stati potenziati programmi di protezione per le vittime e iniziative educative per contrastare la cultura machista.
Il ruolo delle organizzazioni come Voces Libres e di altre realtà della società civile diventa quindi cruciale nel mantenere alta l’attenzione su un problema che non può essere ignorato. La violenza di genere non è solo una questione di sicurezza, ma ha anche profonde ripercussioni economiche e sociali: le donne vittime di abusi spesso perdono il lavoro, subiscono traumi che richiedono cure mediche e psicologiche e si trovano intrappolate in situazioni di dipendenza economica dai loro aggressori. La mancanza di misure di protezione e supporto contribuisce ad aggravare la povertà e le disuguaglianze di genere, penalizzando l’intera società.
Le manifestanti, con la loro azione simbolica e determinata, vogliono riportare l’attenzione su un problema che non può essere messo in secondo piano, chiedendo al governo misure concrete e un impegno reale nella difesa dei diritti delle donne.
L’invio quotidiano delle lettere è un atto di resistenza civile che dimostra come la lotta contro la violenza machista non si possa fermare, un’iniziativa che mette in luce l’urgenza di un cambiamento e che rappresenta la determinazione di chi non vuole più subire in silenzio.