cronaca

Italia e Nucleare – Aumentano le Bombe USA, Aviano e Ghedi al Centro della Strategia Americana

Napoli, 12 Marzo 2025

Esmeralda Mameli

L’Italia si conferma un punto strategico nella politica nucleare degli Stati Uniti.

Nelle basi militari di Aviano e Ghedi sono arrivate nuove bombe nucleari B61-12, armi di ultima generazione inviate da Washington nell’ambito del rafforzamento dell’arsenale nucleare in Europa. A rivelarlo è Hans Kristensen, ricercatore della Federazione degli scienziati americani, che ha confermato al Fatto Quotidiano la recente consegna delle testate.

Un aggiornamento che non solo rafforza il legame strategico tra Roma e Washington, ma solleva anche interrogativi sulla coerenza della politica italiana in materia di disarmo e sicurezza internazionale. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pochi giorni fa, in visita a Hiroshima, aveva dichiarato: “Mai più simili tragedie”, riferendosi ai bombardamenti atomici del 1945.

Secondo il Nuclear Weapons Ban Monitor 2024, in Italia si trovano già circa 45 bombe nucleari americane, distribuite tra Aviano (circa 30) e Ghedi (circa 15). Con le nuove B61-12, il nostro Paese mantiene il primato di Stato europeo con la maggiore presenza di testate atomiche statunitensi.

Le B61 sono in dotazione dagli anni della Guerra Fredda e possono essere sganciate dai caccia F-35 italiani. La versione 12, recentemente arrivata, è classificata come “arma tattica” e ha una potenza variabile fino a 50 chilotoni, circa tre volte quella della bomba sganciata su Hiroshima.

L’Italia, pur essendo firmataria del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), non ha aderito al Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW), a differenza di 98 Paesi.

L’arrivo delle nuove bombe americane avviene in un momento di crescente dibattito sulla deterrenza nucleare in Europa.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha recentemente proposto ai 27 Paesi membri dell’UE un “ombrello nucleare europeo” basato sulla forza atomica francese.

Un’ipotesi che sottolinea come la questione nucleare sia sempre più centrale nel dibattito sulla sicurezza europea, soprattutto nel contesto della guerra in Ucraina e della crescente tensione tra NATO e Russia.

Oltre all’aumento degli arsenali nucleari, le basi americane in Italia – in particolare Aviano, Ghedi, Sigonella e Vicenza – sono al centro di cambiamenti economici e occupazionali.

Nei giorni scorsi, è emersa la notizia della sospensione delle assunzioni di civili italiani nelle basi militari USA. Un provvedimento che potrebbe avere un impatto rilevante, considerando che queste strutture impiegano migliaia di lavoratori italiani, con un giro d’affari stimato in quasi un miliardo di euro.

Il personale civile americano e italiano impiegato nelle basi ha subito un blocco delle carte di credito aziendali imposto da Elon Musk, nell’ambito di un piano di razionalizzazione delle spese adottato dal governo statunitense.

Sindacati e amministrazioni locali hanno espresso preoccupazione per le possibili ripercussioni sulle economie delle città coinvolte, già fortemente dipendenti dalla presenza militare americana.

L’arrivo di nuove bombe nucleari USA oltre a conferma il ruolo strategico dell’Italia nella politica di difesa americana, pone anche un’inevitabile serie di domande sul futuro del Paese in ambito internazionale. Se da un lato Roma continua ad allinearsi agli Stati Uniti e alla NATO, dall’altro emerge un’evidente contraddizione tra le dichiarazioni ufficiali sul disarmo nucleare e i fatti concreti.

Parallelamente, le basi americane sul territorio italiano stanno vivendo cambiamenti che potrebbero influire non solo sulla sicurezza, ma anche sull’economia locale e sull’occupazione.

Resta da chiedersi:

L’Italia ha davvero voce in capitolo sulle armi nucleari presenti sul suo territorio?

Quanto pesa la volontà politica nazionale di fronte alle scelte strategiche degli alleati?