CMI: “La sovranità alimentare deve essere una priorità” – Agricoltori in Piazza a Roma: “Meno Carri Armati, Più Campi Coltivati”
Napoli, 19 Marzo 2025
Esmeralda Mameli
Oggi, mercoledì 19 marzo, la piazza di Montecitorio si è riempita di agricoltori, allevatori e pescatori provenienti da tutta Italia, uniti nella richiesta di uno stato di emergenza nazionale per il settore primario.
La mobilitazione ha visto la partecipazione di lavoratori esasperati dalle politiche agricole attuali, dalla concorrenza sleale delle multinazionali e dall’importazione di prodotti esteri che penalizzano il Made in Italy.
Al centro delle richieste vi è un dialogo aperto con tutti i partiti, sia di governo che di opposizione, affinché la politica riconosca il valore strategico dell’agricoltura e si impegni per un cambio di rotta concreto.
Tra i punti sollevati dalla protesta emergono:
• Maggiore tutela del settore agricolo italiano contro la concorrenza sleale e l’invasione di prodotti esteri di bassa qualità;
• Riduzione del carico fiscale e burocratico che soffoca le imprese agricole e ostacola la competitività;
• Sostegno ai giovani agricoltori, per garantire il ricambio generazionale e preservare le tradizioni produttive locali;
• Stop agli accordi internazionali svantaggiosi che penalizzano il comparto agroalimentare nazionale;
• Investimenti in ricerca e innovazione per un’agricoltura sostenibile e competitiva.
La posizione di CMI: “Il Sud deve tornare a essere la spina dorsale agricola d’Italia”
CMI (Confederazione Meridionalisti Identitari) ha accolto con favore l’iniziativa degli agricoltori e ribadisce la necessità di difendere la sovranità alimentare del Paese.
Secondo CMI, il Sud Italia, storicamente cuore pulsante dell’agricoltura nazionale, ha subito un progressivo abbandono delle campagne a causa di politiche miopi e penalizzanti.
Il partito denuncia:
• Lo sfruttamento delle risorse agricole del Sud a beneficio di aziende del Nord e delle multinazionali, che controllano la distribuzione e la trasformazione dei prodotti agricoli;
• La mancanza di infrastrutture adeguate per il trasporto e la conservazione delle eccellenze agroalimentari meridionali, che finiscono per essere sottopagate e svendute;
• L’esclusione del Sud dai fondi per l’agricoltura e l’irrigazione, che ha aggravato il problema della siccità e del dissesto idrogeologico;
• L’imposizione di regolamenti europei penalizzanti, che favoriscono le grandi produzioni industriali a discapito delle piccole aziende agricole familiari.
CMI: proposte concrete per rilanciare l’agricoltura
Nel suo programma, la Confederazione Meridionalisti Identitari, propone un piano di rilancio per l’agricoltura meridionale, che passa attraverso:
• La creazione di una Macroregione Autonoma Meridionale, per gestire in modo indipendente le risorse agricole e garantire investimenti mirati;
• La tutela delle produzioni tipiche locali, con incentivi ai piccoli produttori per evitare il rischio di estinzione di varietà tradizionali;
• La valorizzazione della filiera corta, promuovendo il consumo di prodotti locali nelle mense scolastiche e negli ospedali pubblici;
• Una revisione degli accordi commerciali europei, per garantire maggiore protezione ai prodotti italiani e contrastare l’importazione di merci di dubbia qualità;
• Maggiore accesso ai fondi agricoli per il Sud, affinché i finanziamenti non vengano concentrati solo nelle regioni settentrionali.
Il Segretario Nazionale di CMI, Sergio Angrisano, ha dichiarato:
“Oggi gli agricoltori chiedono rispetto e dignità. Non possiamo permettere che l’agricoltura italiana venga soffocata dalle politiche di Bruxelles e da governi che non tutelano i nostri prodotti. Il Sud ha il diritto di riprendersi il ruolo di colonna portante dell’agroalimentare italiano, e CMI lavorerà affinché ciò avvenga.”
La mobilitazione di oggi ha acceso i riflettori su una crisi che non riguarda solo gli agricoltori, ma l’intero Paese. Difendere la produzione agroalimentare italiana significa garantire la qualità del cibo sulle nostre tavole, preservare l’economia locale e contrastare la speculazione delle grandi industrie.
Il messaggio è chiaro:
“Meno carri armati, più campi coltivati.”
Un appello che la politica non può più ignorare.