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Dal Green Deal al War Deal – L’ipocrisia della Politica Europea

Napoli, 20 Marzo 2025

Esmeralda Mameli

L’Unione Europea ha compiuto l’ennesima svolta radicale, abbandonando le vecchie emergenze per abbracciare la nuova priorità: il riarmo.

Dopo anni di ossessione per la crisi climatica e la pandemia, oggi la narrazione ufficiale impone un nuovo dogma: armarsi è necessario.

L’UE destina 800 miliardi di euro a una corsa agli armamenti giustificata da una minaccia che sembra più costruita che reale. La paura si conferma ancora una volta lo strumento di governo preferito, un meccanismo collaudato per imporre decisioni impopolari senza alcun dibattito pubblico.

Dall’ecologismo forzato alla guerra, il passaggio è stato istantaneo e privo di spiegazioni.

La riconversione industriale che fino a ieri doveva salvare il pianeta ora si trasforma in riconversione bellica, e le stesse lobby che hanno beneficiato dei fondi per la transizione verde si preparano a incassare quelli per la difesa. L’industria bellica esulta mentre la classe media europea continua a pagare il prezzo delle scelte economiche sbagliate. Il costo della vita aumenta, i salari restano fermi, il welfare viene smantellato, ma le risorse per le armi si trovano sempre.

L’UE non ha più alcuna coerenza strategica: un giorno impone sacrifici per ridurre le emissioni di CO₂, il giorno dopo promuove un’economia di guerra con un impatto ambientale devastante.

La guerra, poi, è davvero una necessità?

La diplomazia tra USA e Russia sembra già aver trovato un equilibrio, mentre l’Europa si ostina a recitare un copione da guerra fredda. La tanto sbandierata “autonomia strategica” è inesistente: le decisioni non vengono prese a Bruxelles ma a Washington. L’UE non è un attore geopolitico, è un esecutore di ordini. La manifestazione pro-Europa di sabato ha reso evidente il vuoto politico che la caratterizza: manifestare per l’Europa, sì, ma quale? Quella della pace o della guerra? Quella della transizione ecologica o quella della riconversione bellica? Il paradosso è servito: l’Unione Europea non ha più contenuti né una vera ideologia, si muove in base alle emergenze del momento, sempre funzionali a drenare risorse pubbliche verso determinati settori economici.

Intanto il cittadino europeo subisce senza voce in capitolo. Ogni forma di dissenso viene silenziata, chi critica viene tacciato di complottismo o filoputinismo.

Il dibattito è soffocato da una propaganda martellante che impone una sola visione possibile: quella stabilita dai vertici dell’UE e dai suoi sponsor.

Mentre l’inflazione cresce e il benessere si sgretola, i governi trovano sempre un nuovo nemico per giustificare sacrifici e restrizioni.

Oggi è la guerra, domani sarà qualcos’altro. L’unica certezza è che la macchina dell’emergenza non si fermerà mai.