l Manifesto di Ventotene al Centro del Dibattito Politico tra Storia e Attualità
Napoli, 22 Marzo 2025
Sergio Angrisano
Il Manifesto di Ventotene, redatto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi durante il loro confino nell’isola italiana, continua a esercitare una notevole influenza sulla politica europea e italiana. Questo documento, che ha gettato le basi per l’integrazione europea su fondamenta federaliste, è tornato prepotentemente al centro dell’attenzione politica in Italia, suscitando accesi dibattiti e polemiche.
Nel contesto della Seconda Guerra Mondiale, Spinelli e Rossi delinearono una visione di un’Europa unita, capace di superare le divisioni nazionalistiche e di garantire pace e libertà ai suoi popoli. La struttura del Manifesto, articolata in tre parti, analizza la crisi della civiltà moderna, propone la creazione di una federazione europea e sottolinea la necessità di riforme sociali ed economiche. Un documento che, nonostante le difficoltà dell’epoca, è riuscito a penetrare tra i movimenti antifascisti e a ispirare i padri fondatori dell’Unione Europea.
La recente citazione del Manifesto da parte della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha scatenato un acceso dibattito politico. Durante una seduta alla Camera dei Deputati, Meloni ha letto estratti del documento, evidenziando frasi come “La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista” e “La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso”. Le sue parole hanno sollevato un’ondata di reazioni, con le opposizioni che hanno accusato la Premier di distorcere il significato del manifesto.
Federico Fornaro, deputato del Partito Democratico, ha difeso il valore storico del Manifesto, sottolineando che rappresenta un inno all’Europa federale contro il nazionalismo. Meloni, rispondendo alle critiche, ha affermato di non aver alterato il contenuto del testo, ma di averlo semplicemente letto, ponendo interrogativi sul suo significato nell’attuale contesto politico.
Le polemiche non si sono fermate in Aula, ma si sono amplificate al Senato, dove la senatrice Raffaella Paita ha definito le parole della Premier come “vergognose” per la democrazia e l’Europa. In contrapposizione, il senatore Claudio Borghi ha etichettato il Manifesto come “un testo tra i più orribilmente antidemocratici”, generando ulteriori tensioni e richiedendo l’intervento della presidente di turno per ristabilire l’ordine.
Le tensioni hanno raggiunto anche Palazzo Chigi, dove fonti governative hanno categoricamente smentito alcune ricostruzioni mediatiche sulle intenzioni di Meloni, chiarendo che non era sua intenzione provocare le reazioni dell’opposizione. Questo episodio ha messo in luce non solo la rilevanza storica del Manifesto di Ventotene, ma anche le fratture politiche attuali in Italia.
Il Manifesto di Ventotene, dunque, si conferma come una pietra miliare nella storia dell’integrazione europea e un documento che continua a ispirare e dividere. In un’epoca in cui l’Europa si trova ad affrontare nuove sfide, le idee di unità, federalismo e cooperazione contenute nel manifesto rimangono fondamentali per il futuro del continente. La polemica attuale non fa che evidenziare quanto il dibattito sull’identità europea sia più vivo che mai, rendendo il Manifesto di Ventotene un punto di riferimento imprescindibile nel discorso politico contemporaneo.