Lasciar Andare è il Vero Possedere: La Scienza del Flusso tra Fisica Quantistica, Neuroscienze e Filosofia
Napoli, 24 Marzo 2025
Esmeralda Mameli
Aggrapparsi a qualcosa con troppa forza è come trattenere il respiro: prima o poi finirai per soffocare. L’universo non funziona attraverso il controllo, ma attraverso il flusso.
Questo concetto, che trova conferma in molte tradizioni spirituali, è oggi supportato da ricerche scientifiche che spaziano dalla fisica quantistica alle neuroscienze, dalla termodinamica alla psicologia della resilienza.
Il principio di indeterminazione di Heisenberg dimostra che non possiamo conoscere con precisione simultanea la posizione e la velocità di una particella: più cerchiamo di controllare un aspetto, più perdiamo la visione d’insieme.
John Wheeler ha sviluppato l’idea dell’“universo partecipativo”, in cui l’osservatore influenza la realtà stessa. Questo suggerisce che il desiderio ossessivo di trattenere o ottenere un risultato può alterarlo o allontanarlo.
La psicologia del flusso, studiata da Mihály Csíkszentmihályi, mostra come la massima produttività e creatività emergano quando ci lasciamo andare nel momento presente, senza ansia da prestazione.
Uno studio della Harvard Medical School ha rivelato che la mente vaga quasi il 47% del tempo e che la felicità è direttamente proporzionale alla nostra capacità di essere presenti. Quando abbandoniamo il bisogno di controllo, ci sintonizziamo con il flusso della vita, proprio come avviene nella risonanza delle frequenze: due sistemi vibrano in armonia solo quando sono sulla stessa lunghezza d’onda.
Anche il secondo principio della termodinamica suggerisce che tutto tende naturalmente al cambiamento e al disordine. Cercare di bloccare un evento è contro la natura stessa dell’universo, proprio come un fiume che scorre trova sempre il percorso di minor resistenza. Resistere ai cambiamenti genera stress, mentre assecondare il flusso permette di adattarsi in modo naturale alle circostanze.
Le neuroscienze confermano che il nostro cervello è biologicamente programmato per cercare sicurezza, ma la neuroplasticità dimostra che possiamo allenarci a lasciar andare.
La meditazione e la mindfulness rafforzano la corteccia prefrontale, migliorando la gestione dello stress e riducendo l’attività dell’amigdala, responsabile della paura.
Richard Davidson ha dimostrato che praticare il distacco emotivo può riprogrammare la mente per reagire in modo più sereno agli eventi.
La psicologia della resilienza, sviluppata da Martin Seligman, evidenzia che chi accetta l’incertezza è più felice e mentalmente forte.
Il paradosso della felicità, studiato da Daniel Kahneman, mostra che le persone meno ossessionate dagli obiettivi rigidi ottengono risultati migliori. Questo si collega alla filosofia orientale: il concetto di Wu Wei nel Taoismo insegna che l’azione più efficace è quella che segue il flusso naturale delle cose.
Il Buddhismo sottolinea che l’attaccamento è la causa della sofferenza e che la pace interiore deriva dall’accettare l’impermanenza.
Anche lo Zen enfatizza la bellezza del vuoto e della semplicità, come dimostrato nell’arte dell’Ikebana e della pittura Sumi-e.
Lasciar andare è anche un principio chiave nel successo imprenditoriale: Steve Jobs sosteneva che la vita va vissuta fidandosi del processo, senza voler controllare tutto.
Carl Gustav Jung ha sviluppato il concetto di sincronicità, mostrando come eventi apparentemente casuali si allineino quando smettiamo di forzare le cose. L’universo è un campo di infinite possibilità, e solo chi si abbandona al flusso può davvero ricevere.
Alan Watts diceva: “L’acqua torbida si schiarisce meglio lasciandola stare”. La vera libertà non sta nel trattenere, ma nel permettere alla vita di svolgersi nel modo più naturale possibile.