USA – Giudice Critica le Espulsioni dei Venezuelani: “I Nazisti furono Trattati Meglio”
Napoli, 25 Marzo 3025
Esmeralda Mameli
Un vivo dibattito legale si è acceso negli Stati Uniti dopo che la giudice della Corte d’Appello del Distretto di Columbia, Patricia Millett, ha dichiarato che i migranti venezuelani deportati dall’amministrazione Trump sono stati trattati peggio dei nazisti espulsi dagli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale.
Il commento è arrivato nel corso di un’udienza incentrata sulla legalità delle deportazioni attuate sulla base dell’Alien Enemies Act, una legge risalente alla fine del XVIII secolo che concede ampi poteri al presidente in tempo di guerra per espellere cittadini di paesi ostili.
L’amministrazione Trump ha invocato questa legge per giustificare le deportazioni di centinaia di venezuelani, sostenendo che molti di loro fossero affiliati alla gang Tren de Aragua, un’organizzazione criminale transnazionale originaria del Venezuela.
La giudice Millett ha sollevato dubbi sul fatto che i migranti abbiano avuto tempo sufficiente per contestare tali accuse prima di essere messi su aerei e deportati in El Salvador.
“Anche i nazisti furono trattati meglio,” ha affermato la giudice durante l’udienza, sottolineando come le espulsioni di cittadini tedeschi dagli Stati Uniti nel corso del XX secolo abbiano seguito procedure più garantiste rispetto a quelle applicate oggi nei confronti dei venezuelani.
L’analogia storica ha suscitato immediate reazioni, con l’avvocato del governo federale che ha respinto il paragone sostenendo che la politica migratoria attuale risponde a una minaccia concreta alla sicurezza nazionale e che i rimpatri sono avvenuti nel pieno rispetto delle leggi vigenti.
Le organizzazioni per i diritti umani hanno condannato l’utilizzo dell’Alien Enemies Act, una norma raramente applicata nella storia moderna, definendolo un pericoloso precedente legale che potrebbe essere usato per giustificare deportazioni di massa senza adeguate garanzie procedurali.
“Stiamo assistendo a un uso improprio di una legge vecchia di secoli per negare il diritto fondamentale alla difesa,” ha dichiarato Anthony Romero, direttore esecutivo dell’American Civil Liberties Union (ACLU).
L’opposizione democratica al Congresso ha chiesto chiarimenti sull’applicazione della legge e sulle condizioni in cui sono avvenute le espulsioni. Il senatore Alex Padilla ha annunciato l’intenzione di presentare una mozione per limitare l’uso dell’Alien Enemies Act in ambito migratorio, sostenendo che la norma, nata in un contesto storico completamente diverso, non dovrebbe essere usata per colpire gruppi vulnerabili.
Le espulsioni dei venezuelani avvengono in un contesto di crescente pressione migratoria. Solo negli ultimi sei mesi, oltre 12.000 cittadini venezuelani sono stati deportati dagli USA, spesso verso paesi terzi come El Salvador, a causa delle difficoltà nei rapporti diplomatici tra Washington e Caracas.
Il governo di Nicolás Maduro ha denunciato la politica di deportazione statunitense, definendola una violazione dei diritti umani, mentre la comunità venezuelana negli Stati Uniti teme un’escalation delle misure restrittive.
Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 2028, la gestione dell’immigrazione e la sicurezza nazionale continueranno a essere temi centrali del dibattito politico americano. Resta da vedere se la Corte d’Appello accoglierà i ricorsi presentati contro l’uso dell’Alien Enemies Act, segnando un possibile punto di svolta nella politica migratoria statunitense.