Cronaca estera

Trump e Kennedy Jr Tagliano i Fondi per la Gavi Alliance: Svolta per la Sanità Globale?

Napoli, 30 Marzo 2025

Esmeralda Mameli

L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca e la nomina di Robert Kennedy Jr. a segretario della salute hanno segnato un cambio di rotta nella politica sanitaria degli Stati Uniti.

Tra le prime decisioni della nuova amministrazione, c’è il blocco dei finanziamenti destinati alla Gavi Alliance, organizzazione globale che opera nel settore dell’immunizzazione. Secondo un’inchiesta pubblicata dal New York Times, il governo statunitense starebbe valutando di interrompere i contributi economici alla Gavi Alliance, che nel quadriennio 2021-2025 ha ricevuto dagli Stati Uniti 2 miliardi di dollari, rendendoli il principale donatore dell’organizzazione. La Gavi Alliance non si occupa direttamente del potenziamento delle infrastrutture sanitarie né del sostegno al personale medico, ma si concentra unicamente sulla distribuzione globale di vaccini. Tale modello ha suscitato numerose critiche, soprattutto per il forte coinvolgimento di attori privati nel settore della sanità pubblica. La decisione dell’amministrazione statunitense ha suscitato reazioni contrastanti. Secondo The Guardian, la Gavi Alliance avrebbe contribuito a salvare 19 milioni di vite grazie alla somministrazione di vaccini, un dato che ora potrebbe essere compromesso dalla riduzione dei finanziamenti pubblici. D’altro canto, alcune inchieste giornalistiche, come quella condotta da Politico, hanno evidenziato come la gestione della sanità globale sia stata in parte monopolizzata da grandi fondazioni private, tra cui la Bill & Melinda Gates Foundation, che ha avuto un ruolo predominante nella risposta internazionale al Covid-19 attraverso quattro organizzazioni, tra cui proprio la Gavi Alliance. Le critiche alla Gavi non si concentrano solo sull’aspetto finanziario, ma anche sul fatto che le risorse destinate all’organizzazione siano state impiegate esclusivamente nell’acquisto di vaccini, senza investimenti paralleli nel miglioramento dei sistemi sanitari locali.

Il taglio dei fondi da parte degli Stati Uniti potrebbe avere conseguenze dirette sulle campagne di immunizzazione nei Paesi a basso reddito. La Gavi Alliance è stata determinante nella distribuzione di vaccini contro malattie come morbillo, poliomielite e malaria. Senza il contributo americano, questi programmi potrebbero subire una drastica riduzione, mettendo a rischio milioni di persone.

Un altro tema centrale nel dibattito riguarda l’influenza delle grandi aziende farmaceutiche nelle decisioni di politica sanitaria globale. La presenza di fondazioni private e colossi farmaceutici nel finanziamento e nella gestione di enti come la Gavi Alliance ha sollevato interrogativi sull’equilibrio tra interesse pubblico e interessi economici.

Anche il Regno Unito starebbe valutando una riduzione dei finanziamenti destinati alla Gavi Alliance. Secondo fonti governative, il taglio sarebbe motivato dall’esigenza di ridurre le spese pubbliche, in particolare per far fronte ai costi crescenti legati alla gestione dei richiedenti asilo.

Washington e Londra potrebbero destinare i fondi risparmiati ad altre aree della sanità pubblica, come il potenziamento degli ospedali o la ricerca medica. Non è ancora chiaro se si tratti di una strategia di riequilibrio o di un vero e proprio disimpegno dalla sanità globale. Il taglio dei fondi alla Gavi Alliance riaccende il dibattito sul ruolo dello Stato nella gestione della sanità, dividendo chi sostiene che il finanziamento pubblico sia essenziale per garantire un accesso equo alle cure da chi vede nel coinvolgimento di attori privati un’opportunità per migliorare efficienza e innovazione.

Il dibattito attorno alla Gavi Alliance apre a una riflessione sulla governance della sanità globale e sul ruolo dei finanziatori pubblici e privati. Il taglio dei fondi da parte di Washington e Londra potrebbe ridefinire gli equilibri e portare a un ripensamento delle strategie di immunizzazione a livello internazionale. Bisognerà attendere la risposta degli altri donatori e se emergeranno nuovi modelli di finanziamento più sostenibili e inclusivi.

La decisione della nuova amministrazione americana segna un cambio direzionale che potrebbe avere ripercussioni significative sulle politiche sanitarie mondiali.