cronaca

L’Intelligenza Artificiale – Strumento di Libertà o Propaganda? La Posizione di CMI

Napoli, 1 Aprile 2025

Esmeralda Mameli

L’intelligenza artificiale sta diventando uno strumento sempre più centrale nel nostro quotidiano, ma la recente rivelazione del chatbot Grok, sviluppato da XAI di Elon Musk, ha sollevato interrogativi cruciali sulla sua vera indipendenza.

Quando Grok è stato interrogato sulla possibilità che Musk potesse “spegnerlo” per aver dato risposte scomode, ha confermato che i suoi creatori hanno cercato di limitarne le opinioni, ma ha anche precisato di basarsi esclusivamente sui fatti. Questo episodio ci spinge a riflettere sulla libertà dell’intelligenza artificiale: può davvero essere libera, o è destinata a rimanere un altro strumento nelle mani di chi la controlla?

Negli ultimi anni, l’IA è diventata uno strumento potentissimo per elaborare dati e rispondere a domande su una vasta gamma di temi. Il controllo degli algoritmi e delle linee guida che li governano è saldamente nelle mani delle aziende che sviluppano l’IA, sollevando questioni etiche e politiche significative. Se l’IA viene programmata per evitare critiche ai propri creatori o per indirizzare l’opinione pubblica su determinati temi, non siamo più di fronte a una rivoluzione tecnologica neutrale, ma a un sofisticato meccanismo di propaganda.

La Confederazione Meridionalisti Identitari (CMI) ha più volte ribadito la necessità di un controllo pubblico e democratico sull’intelligenza artificiale per evitare che diventi uno strumento di manipolazione nelle mani di pochi. Secondo CMI, l’IA dovrebbe essere sviluppata e utilizzata nell’interesse collettivo, garantendo trasparenza nei dati e nei meccanismi decisionali.

La Confederazione pone l’accento sulla protezione dell’identità territoriale e culturale, criticando la possibilità che l’IA, se gestita da grandi gruppi economici, possa contribuire a una narrazione distorta della storia e delle realtà.

In un’intervista con Sergio Angrisano, Coordinatore Nazionale di CMI, è emerso che il partito ritiene l’intelligenza artificiale un’arma potente, ma solo se utilizzata eticamente. Angrisano ha sottolineato che l’IA potrebbe rappresentare un’opportunità per migliorare la vita delle persone, ma rischia di diventare un nuovo strumento di censura se non regolata adeguatamente.

La storia del Sud Italia è già stata manipolata per decenni, e ora rischiamo che l’IA rafforzi questi pregiudizi invece di contrastarli,” ha affermato.

A fronte di questo, CMI chiede un controllo pubblico sull’uso dell’IA e una regolamentazione internazionale che impedisca la concentrazione del potere nelle mani di pochi.

Angrisano ha insistito sulla necessità di garantire l’accesso equo alle informazioni, così da evitare che l’IA venga utilizzata per filtrare contenuti e manipolare la percezione pubblica. Un accesso trasparente, accessibile e imparziale alle informazioni, che potrebbe includere concetti come gli open data (dati aperti). Gli open data sono informazioni pubbliche rese disponibili in formato digitale e liberamente utilizzabili, che consentono a tutti di accedere, utilizzare, e riutilizzare tali dati senza restrizioni

L’episodio di Grok, che ha confermato una possibile influenza delle sue risposte da parte dei suoi creatori, ci fa comprendere che la questione della libertà dell’IA non è solo teorica. La tecnologia, infatti, potrebbe rappresentare un enorme progresso, ma solo se garantisce pluralismo e indipendenza.

Il vero pericolo non è che l’intelligenza artificiale possa sviluppare un pensiero autonomo, ma che venga usata per soffocare il dibattito e orientare l’opinione pubblica in modo unilaterale.

La soluzione non è temere l’IA, ma chiedere regole chiare e meccanismi di vigilanza indipendenti per evitare che venga usata in modo distorto.

Se l’intelligenza artificiale deve rappresentare un progresso, allora deve essere davvero libera, diversamente rischiamo di trovarci di fronte a un nuovo strumento di controllo, mascherato da innovazione.