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Processo Maradona – Nessuna Traccia di Droghe o Alcol, Tifosi Divisi sulla Responsabilità dei Medici. Nuova Udienza sulla Morte dell’ex Calciatore Argentino

Napoli, 2 Aprile 2025

da Redazione ANSA
Sergio Angrisano

Non c’erano tracce di droghe o alcol nel sangue di Diego Armando Maradona al momento della morte, il 25 novembre 2020. Lo hanno affermato i forensi che hanno eseguito l’autopsia e le analisi sul corpo dell’idolo argentino del calcio, nel corso dell’ultima udienza del processo che vede imputato l’intero staff medico che lo aveva in cura.
“Nessuno dei quattro campioni ha rivelato tracce di alcol, cocaina, marijuana, MDMA, ecstasy o anfetamina”, ha dichiarato il biochimico ed esperto forense Ezequiel Ventosi. Nel sangue di Maradona sono apparse tracce di cinque sostanze corrispondenti a farmaci antidepressivi, antiepilettici, antipsicotici e antinausea.
La patologa Silvana de Piero ha riferito che il fegato dell’ex calciatore mostrava segni compatibili con la cirrosi, mentre sono stati riscontrati anche segni di un’insufficienza renale, cardiaca e polmonare”.

Questi fattori, secondo gli esperti, avrebbero contribuito al deterioramento della sua salute negli ultimi mesi di vita.

La nuova udienza ha riacceso il dibattito tra i tifosi e l’opinione pubblica. Molti sostengono che Maradona fosse stato trascurato dal suo staff medico, il quale non avrebbe gestito adeguatamente le sue condizioni di salute, contribuendo così alla sua tragica scomparsa, altri ritengono invece, che il campione argentino fosse già debilitato da anni di eccessi e che i medici abbiano fatto il possibile per aiutarlo.
Sui social, le discussioni si fanno sempre più accese. “Era un uomo malato e fragile, ma con le cure giuste si sarebbe potuto salvare“, scrive un utente. Altri invece ribadiscono che “Maradona ha sempre vissuto al limite, la colpa non è solo dei medici“.

Il processo vede coinvolti otto professionisti della salute, tra cui il neurochirurgo Leopoldo Luque e la psichiatra Agustina Cosachov, accusati di negligenza e omicidio colposo. L’accusa sostiene che il team medico non abbia fornito cure adeguate, mentre la difesa ribatte che Maradona rifiutava spesso le terapie e che il suo stile di vita aveva già compromesso irrimediabilmente la sua salute.

Le figlie di Maradona hanno espresso più volte la loro frustrazione e rabbia, chiedendo giustizia per la morte del padre. “Nostro padre si fidava dei suoi medici, ma non è stato protetto come meritava“, ha dichiarato Dalma Maradona. Alcuni ex compagni di squadra hanno espresso dolore e indignazione, sottolineando quanto Diego fosse amato e quanto avrebbe meritato cure migliori.

La morte di Maradona continua a scuotere l’Argentina, dove la vicenda ha assunto un valore simbolico e politico. Il presidente argentino ha sottolineato l’importanza di una giustizia equa. Alcuni settori della tifoseria vedono nel “caso Maradona” il riflesso delle carenze sanitarie del Paese, infatti, è stato paragonato a quello di altri sportivi deceduti in circostanze sospette o per presunta negligenza medica, come il calciatore camerunense Marc-Vivien Foé e il cestista Hank Gathers. In tutti questi casi, il dibattito sulla responsabilità medica e sulla gestione della salute degli atleti è stato al centro dell’attenzione pubblica.

Diego Armando Maradona è, e resterà una leggenda del calcio mondiale. Il suo ricordo vive nei murales di Napoli e Buenos Aires, nei musei a lui dedicati e nelle celebrazioni annuali dei tifosi. Club come il Napoli continuano a rendergli omaggio, e il suo mito rimane intatto tra le nuove generazioni degli appassionati del pallone.
Il processo Maradona continua, auspicando in nuove testimonianze che potrebbero ribaltare le accuse nei confronti dello staff medico. La giustizia farà il suo corso, mentre il mondo del calcio e i tifosi di “Diego” restano con il fiato sospeso in attesa del verdetto finale.

Avendo avuto il privilegio di conoscere personalmente Maradona e di condividere con lui momenti indimenticabili, posso testimoniare la Grandezza di un Campione Unico, capace di lasciare un segno indelebile non solo sul campo, ma anche nel cuore di chi lo ha incontrato. La sua straordinaria generosità e disponibilità erano tratti distintivi di un animo profondo, di un uomo che, nonostante la sua forza indiscussa, ha conosciuto anche la fragilità nei momenti più difficili della sua vita.

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore