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Stephanie Turner e il Caso della Gara di Scherma – Squalifica, Protesta e il Nodo Irrisolto dell’Inclusione nello Sport Femminile

7 Aprile 2025

Esmeralda Mameli

Stephanie Turner, schermitrice statunitense, ha scelto di non tirare contro un’avversaria transgender durante una competizione nazionale. «Io sono donna, e questo è un torneo femminile», ha dichiarato davanti al pubblico e ai giudici di gara. La sua decisione, che ha portato alla squalifica immediata per violazione del regolamento federale, ha acceso i riflettori su una questione tanto delicata quanto attuale: l’inclusione delle atlete transgender nello sport.

La federazione di scherma ha spiegato la squalifica richiamandosi al regolamento vigente, in linea con le direttive del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e delle federazioni internazionali, che consentono agli atleti transgender di competere nelle categorie corrispondenti alla loro identità di genere, purché siano rispettati criteri specifici riguardanti i livelli di testosterone e il tempo trascorso dalla transizione.

“Il rifiuto di gareggiare è considerato una violazione dell’etica sportiva. Il rispetto dell’identità di genere è un principio fondamentale delle nostre competizioni”, si legge nel comunicato ufficiale.

La vicenda ha immediatamente suscitato un’ondata di reazioni. Alcuni commentatori hanno condannato il gesto della Turner definendolo un atto discriminatorio. Diverse associazioni per i diritti LGBTQ+ hanno difeso la presenza dell’atleta transgender in gara, sottolineando la necessità di garantire pari opportunità e spazi sicuri per tutte le identità di genere.

Dall’altro lato, gruppi femministi e figure del mondo sportivo hanno espresso solidarietà a Turner, evidenziando la questione della “parità biologica” nello sport. “Le donne non possono essere penalizzate per aver voluto difendere la loro categoria,” ha affermato l’ex campionessa olimpica Karen Blake, ora portavoce di un’associazione per la tutela dello sport femminile.

La questione non è nuova: negli ultimi anni, numerose federazioni, tra cui quelle di nuoto e atletica leggera, hanno introdotto modifiche ai regolamenti per limitare o escludere la partecipazione di atlete transgender nelle categorie femminili d’élite. World Athletics, ad esempio, nel 2023 ha vietato la partecipazione di atlete transgender che abbiano attraversato la pubertà maschile, sollevando critiche ma anche consensi da parte di atleti e addetti ai lavori.

Anche il mondo politico si è diviso. Negli Stati Uniti, alcuni rappresentanti conservatori hanno difeso Turner, chiedendo maggiore tutela per lo sport femminile, mentre esponenti democratici hanno ribadito l’importanza di proteggere i diritti delle persone transgender.

La senatrice Emily Harris ha dichiarato: “È possibile conciliare equità e inclusione, ma serve un dialogo aperto e basato sui dati scientifici, non sulle paure.”

Il caso Turner rappresenta un nuovo capitolo in un dibattito che continua a scuotere lo sport globale. Le domande rimangono: dove si trova l’equilibrio tra inclusione e competizione leale? Come definire parametri condivisi e scientificamente fondati che tutelino tutte le atlete?

Nel frattempo, Stephanie Turner si è detta pronta ad affrontare le conseguenze della sua scelta, ribadendo che “non si tratta di odio, ma di rispetto per l’identità biologica e per lo sport femminile.”

 

DATI E NUMERI: Atleti transgender nelle competizioni femminili

(Fonte: World Athletics, IOC, federazioni sportive internazionali – dati 2023)

  • Percentuale di atleti transgender registrati nelle federazioni internazionali: circa lo 0,6%
  • Sport con il maggior numero di partecipazioni transgender: atletica leggera, sollevamento pesi, nuoto
  • Federazioni che hanno introdotto restrizioni sulla partecipazione di donne transgender:
  • World Athletics (Atletica leggera) – divieto per chi ha attraversato la pubertà maschile
  • FINA/World Aquatics (Nuoto) – regole restrittive introdotte nel 2022
  • UCI (Ciclismo) – limiti più severi sul livello di testosterone
  • Paesi con leggi che vietano la partecipazione di atleti transgender negli sport scolastici femminili: oltre 20 stati USA

 

CRONOLOGIA DEI CASI SIMILI

  • 2021 – Nuova Zelanda:

Laurel Hubbard, atleta transgender nel sollevamento pesi, partecipa alle Olimpiadi di Tokyo. È la prima atleta transgender nella storia dei Giochi. Il dibattito sull’equità biologica si accende a livello globale.

  • 2022 – USA:

Lia Thomas, nuotatrice transgender, vince il titolo NCAA nei 500 yard stile libero. La polemica scuote il mondo del nuoto statunitense. In risposta, World Aquatics introduce nuovi criteri.

  • 2023 – Regno Unito:

La British Cycling vieta la partecipazione di donne transgender nelle categorie femminili d’élite, istituendo una “categoria open” per inclusività.

  • 2024 – Germania:

Il Comitato Olimpico tedesco avvia un gruppo di studio per elaborare un modello misto che tuteli inclusione e competitività. Risultati attesi entro il 2025.