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Cina-USA, Guerra Commerciale Senza Tregua – Pechino Minaccia Ritorsioni e Rispedisce i Boeing negli Stati Uniti 

Pechino lancia l’allarme contro accordi “a suo discapito” e risponde ai dazi record di Washington con misure di rappresaglia. Il commercio globale sempre più a rischio.

21 Aprile 2025

Esmeralda Mameli 

Pechino alza la voce e passa ai fatti nella lunga e intricata guerra commerciale con gli Stati Uniti. In risposta all’aumento dei dazi americani fino al 145% sulle importazioni dalla Cina, il Ministero del Commercio cinese ha diffuso una nota durissima che non lascia spazio a interpretazioni: “La Cina si oppone fermamente a qualsiasi parte che raggiunga un accordo a scapito dei propri interessi. Se ciò accadesse, adotterà contromisure reciproche”. Un messaggio diretto non solo a Washington, ma anche ai Paesi alleati degli Stati Uniti, impegnati in questi giorni in negoziati bilaterali per evitare ulteriori sanzioni doganali.

L’amministrazione americana, ha congelato per 90 giorni i principali aumenti tariffari verso altri Paesi, ma ha lasciato in vigore quelli contro la Cina, provocando la reazione furiosa del governo di Xi Jinping. La nota del ministero cinese accusa gli USA di “bullismo unilaterale” e “abuso dei dazi”, sostenendo che si sta tornando alla “legge della giungla” nel commercio globale. Pechino dichiara di essere pronta a cooperare con tutti i partner internazionali per difendere “l’equità e la giustizia”, ma avverte che “l’accondiscendenza non porterà la pace e il compromesso non sarà rispettato”.

Il linguaggio impiegato dal Ministero cinese è quello di uno scontro frontale: “Perseguire i propri interessi egoistici temporanei a scapito degli interessi altrui è come cercare la pelle di una tigre”. Un monito che risuona come una minaccia diplomatica. Secondo Pechino, questa strategia americana è destinata al fallimento e danneggerà tutte le parti coinvolte, gettando un’ombra oscura sul futuro della cooperazione economica globale.

Sul fronte pratico, la Cina ha già messo in atto misure concrete. Tra le prime ritorsioni, le compagnie aeree cinesi hanno iniziato a rispedire negli Stati Uniti gli aerei Boeing. Un 737 Max è atterrato sabato a Seattle, presso l’hub del colosso statunitense, secondo quanto riportato da Fox News e Reuters. Altri tre Boeing 737 Max 8, pronti per la consegna a compagnie cinesi presso il centro di produzione Boeing a Zhoushan, sarebbero stati richiamati negli Stati Uniti già la settimana scorsa.

Colpire Boeing significa attaccare uno dei settori industriali strategici americani. L’azienda, già in crisi per problemi di sicurezza e reputazione dopo gli incidenti che hanno coinvolto i 737 Max, subisce ora un colpo pesante anche dal punto di vista commerciale. La Cina rappresentava uno dei principali mercati per l’aeronautica americana, e una rottura dei rapporti potrebbe favorire la concorrenza europea rappresentata da Airbus.

Molti Paesi UE sono strettamente legati sia a Pechino sia a Washington sul piano commerciale. Dietro le quinte, Bruxelles spinge per una linea diplomatica che eviti il contagio economico globale. Secondo fonti interne, vi è timore che le pressioni americane si estendano anche ai partner europei, spingendo a ridurre la cooperazione tecnologica con la Cina.

In gioco c’è la stabilità economica dell’UE, e quella del mercato globale. Se da un lato Washington mira a rafforzare il blocco anti-cinese, dall’altro l’Europa cerca di non perdere l’accesso privilegiato al mercato asiatico, fondamentale per settori come l’automotive, l’elettronica e l’agroalimentare.

L’inasprimento dei dazi colpisce non solo le grandi aziende, ma l’intera filiera economica. In Europa, le aziende coinvolte nei settori della componentistica industriale, della tecnologia e dei semiconduttori temono pesanti ripercussioni. Gli stessi Stati Uniti, pur difendendo le proprie industrie nazionali, rischiano contraccolpi nel settore agricolo, già bersaglio in passato delle ritorsioni cinesi.

Sul fronte asiatico, la Cina sta accelerando le alleanze strategiche con Paesi come la Russia, l’Iran e alcuni partner africani, nel tentativo di consolidare una rete alternativa a quella occidentale. La guerra commerciale potrebbe quindi trasformarsi in una nuova “cortina economica” che ridefinisce i blocchi geopolitici.

Mentre Trump si dice fiducioso di poter raggiungere un accordo con la Cina, il governo cinese non ha confermato alcun dialogo in corso. Pechino ha dichiarato la propria apertura al confronto, ma ha ribadito la condanna al protezionismo e all’unilateralismo americani, ribadendo la volontà di combattere “fino alla fine”.

Il rischio è che la guerra commerciale si trasformi in un conflitto sistemico capace di ridefinire le regole del commercio globale. Una sfida dunque, non solo economica, ma anche politica e culturale. Se nessuna delle parti arretrerà, a farne le spese potrebbe essere l’equilibrio del mondo intero.