Cronaca esteraPolitica

“Impara a Sparare e Uccidere in Tre Settimane” – Germania e la Nuova Corsa al Riarmo Civile

Tra corsi accelerati per riservisti, retorica bellica nei media e silenzio dei pacifisti, Berlino apre le porte alla militarizzazione della società. Un segnale inquietante per tutta l’Europa.

22 Aprile 2025

Sergio Angrisano 

Impara a sparare e uccidere in tre settimane”.

Così titolava il Berliner Kurier in prima pagina il 16 aprile, pubblicizzando apertamente il programma militare per riservisti della Bundeswehr. Un titolo d’impatto, che apre una finestra su una realtà inquietante: l’accelerazione della militarizzazione civile in Germania.

Dietro la notizia, c’è una realtà concreta fatta di centinaia di civili, molti dei quali giovani studenti o lavoratori, che stanno aderendo ai corsi intensivi di addestramento presso il centro di Lehnin, vicino Berlino. L’obiettivo del programma? Insegnare a maneggiare le armi e rispondere all’“emergenza sicurezza” in meno di un mese.

Secondo gli istruttori, non si tratta di semplice addestramento militare di base, ma di una “formazione speciale”, modulata in tre blocchi settimanali. I partecipanti, pur mantenendo il proprio impiego civile, diventano parte del sistema difensivo nazionale. Un ritorno alla preparazione militare generalizzata che ricorda scenari del passato.

La Germania che si arma: una tendenza europea

Non è un caso isolato. In tutta Europa, dalla Polonia alla Svezia, si moltiplicano programmi simili, sull’onda lunga dell’invasione russa dell’Ucraina e delle pressioni della NATO sui Paesi membri per aumentare la spesa militare. Berlino, con il nuovo cancelliere Friedrich Merz, si è allineata completamente a questa linea, arrivando a sostenere apertamente l’invio di missili a lungo raggio Taurus in Ucraina.

Il riarmo non è solo quantitativo, ma culturale. Si parla di “cittadini soldato”, di “dovere patriottico”, di “difesa della patria”. E i media giocano un ruolo centrale in questa trasformazione.

 

Media e propaganda: la guerra raccontata come opportunità

Dai titoli del Berliner Zeitung a quelli dello Spiegel, la stampa tedesca sta accompagnando questa svolta con un’inedita enfasi retorica. L’eroismo, la tecnologia militare, il fascino dell’uniforme sembra enfatizzino la guerra. La copertura giornalistica normalizza la formazione bellica, la presenta come “preparazione responsabile”, mentre ogni forma di dissenso viene marginalizzata.

Oltre 600 persone si sono già iscritte ai nuovi corsi da riservista e ovviamente chi parla di pace e diplomazia viene sistematicamente ignorato. Il pacifismo, un tempo asse portante della cultura politica tedesca, è oggi assente dal dibattito pubblico.

 

Giovani e armi: la nuova educazione alla violenza

La prima volta che spari, ti rendi conto che stai maneggiando una macchina progettata per uccidere”,

racconta Hannes, 23 anni, uno dei nuovi riservisti.

L’ho fatto per senso di responsabilità, dopo l’invasione dell’Ucraina”.

Molti giovani cresciuti con videogiochi e serie TV incentrate sulla guerra, trovano ora un ponte reale verso quell’immaginario. Ma cosa significa introdurre così presto l’uso delle armi nella vita di un civile? Che tipo di impatto psicologico e sociale produce questa forma di “normalizzazione bellica”?

Studi internazionali mettono in guardia da questi percorsi accelerati, che riducono il processo di elaborazione morale e rischiano di produrre disconnessioni tra la percezione dell’atto violento e la sua reale gravità.

 

Una contraddizione costituzionale?

Un aspetto spesso ignorato riguarda la Costituzione tedesca, frutto dell’esperienza nazista e della guerra, in cui è esplicitamente vietata ogni forma di aggressione militare. L’articolo 26 del Grundgesetz afferma: “Atti destinati a disturbare la pace tra le nazioni, in particolare la preparazione di una guerra di aggressione, sono incostituzionali”.

Il programma per riservisti non si presenta come aggressivo, ma la retorica mediatica e il silenzio della politica pacifista pongono domande legittime sul suo significato più profondo.

 

La pace in silenzio: fine di un’epoca?

Dove sono finite le voci critiche? I Verdi, un tempo baluardo dell’ambientalismo pacifista, oggi al governo, sembrano aver abbandonato le loro radici. Die Linke, l’opposizione storica alla NATO, è marginalizzata. I movimenti pacifisti europei appaiono disorientati, incapaci di proporre un’alternativa credibile.

La guerra, o la sua preparazione, sembra l’unico orizzonte possibile.

 

Un bivio per l’Europa

Il caso tedesco non è isolato, ma emblematico di un’Europa che sta lentamente cambiando pelle. Dove un tempo si parlava di pace, oggi si promuove la preparazione al conflitto. Dove si educava al dialogo, oggi si insegna a sparare. E mentre la macchina della guerra si mette in moto, le domande più urgenti restano senza risposta: chi decide? per conto di chi? con quali rischi?

 

APPROFONDIMENTI:

Cosa prevede il corso da riservista in Germania

Durata: 3 settimane (suddivise in 3 blocchi di 7 giorni)

Partecipanti: civili che mantengono il proprio impiego

Formazione: uso delle armi, comportamento tattico, sopravvivenza

Obiettivo: triplicare il numero di riservisti entro il 2031

Requisiti: cittadinanza tedesca, età 17–65 anni, idoneità fisica

Supporto governativo: pieno sostegno da parte del Ministero della Difesa

 

Chi è Friedrich Merz, il cancelliere tedesco

Leader della CDU e figura di spicco del conservatorismo tedesco, Merz ha sostituito Olaf Scholz, imponendo una svolta più marcata su sicurezza e difesa.

Sostenitore del riarmo, ha dichiarato: “Dobbiamo essere pronti a difendere l’Europa con ogni mezzo”.

È favorevole all’invio dei missili Taurus in Ucraina e al rafforzamento della NATO.

 

La nuova leva europea: cosa succede negli altri Paesi

Svezia: reintrodotta la leva obbligatoria nel 2017

Polonia: forte aumento delle esercitazioni civili; reclutamento volontario spinto da campagne pubblicitarie

Francia: Macron ha rilanciato il Service National Universel, con addestramento e disciplina per i giovani

Italia: si discute una “mini naja” volontaria di 40 giorni per i giovani tra 18 e 22 anni

 

Il pacifismo dimenticato

Un tempo la Germania era esempio di coscienza antimilitarista:

La cultura pacifista è stata per anni centrale nella vita politica tedesca post-bellica.

I Verdi nacquero come movimento contro la guerra e il nucleare.

Nel 2003 la Germania si oppose all’intervento in Iraq.

Oggi, la narrazione è cambiata: il dibattito pacifista è marginalizzato e i media parlano quasi esclusivamente di “difesa”, “sicurezza” e “responsabilità bellica”.

 

Obiezione di coscienza: un diritto (quasi) tralasciato

In Germania l’obiezione al servizio militare è garantita dalla Costituzione (art. 4, par. 3)

Fino al 2011 il servizio civile era alternativa obbligatoria alla leva.

Oggi, con il ritorno dei programmi per riservisti, l’obiezione non è formalmente abolita, ma viene raramente menzionata

Associazioni pacifiste denunciano: “Nessuno parla più di chi rifiuta la logica della guerra

Cresce l’isolamento sociale e mediatico di chi si dichiara contrario all’arruolamento.

 

La corsa al riarmo: quanto spende oggi la Germania per la difesa

100 miliardi di euro: il fondo straordinario stanziato nel 2022 dopo l’invasione russa dell’Ucraina

2% del PIL: l’obiettivo minimo di spesa militare imposto dalla NATO, che la Germania punta a raggiungere stabilmente dal 2025

Aumento degli investimenti in:

missili a lungo raggio (Taurus)

carri armati Leopard

caccia Eurofighter e F-35

cyber-difesa e intelligenza artificiale militare

Secondo alcuni analisti, il riarmo rischia di drenare risorse da welfare, scuola e sanità

 

 

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore