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Allarme Infanzia Digitale – Vietare gli Schermi Prima dei 6 Anni. L’Appello degli Scienziati Francesi e la Risposta Meridionalista

Cinque società scientifiche francesi chiedono il divieto assoluto di schermi prima dei sei anni: compromessi sviluppo cerebrale, salute mentale e capacità relazionali. La Confederazione Meridionalisti Identitari: “Il Sud sia avamposto di resistenza pedagogica”.

29 Aprile 2025

Esmeralda Mameli

Le attività sugli schermi devono essere vietate per i bambini di meno di sei anni perché alterano durevolmente la loro salute e le loro capacità intellettive. È questo il monito lanciato da cinque autorevoli società scientifiche francesi – tra cui la Société française de pédiatrie, la Société de psychiatrie de l’enfant et de l’adolescent, e la Société francophone de santé et environnement – che chiedono un aggiornamento delle linee guida sanitarie, ritenendo insufficiente il messaggio attuale del “niente schermi prima dei 3 anni”.

L’appello, pubblicato online in questi giorni, è chiaro:

“Nel 2025, il dubbio non è più consentito. Le numerosissime pubblicazioni scientifiche internazionali dimostrano che né la tecnologia dello schermo, né i suoi contenuti, inclusi quelli cosiddetti educativi, sono adatti a un piccolo cervello in sviluppo”.

Già nel 2023, il rapporto Enfants et écrans, commissionato dal presidente Emmanuel Macron, aveva acceso i riflettori sugli effetti dannosi della digitalizzazione precoce: difficoltà linguistiche, disturbi dell’attenzione, problemi di sonno e regressione delle capacità empatiche.

Secondo la neuroscienziata francese Catherine Gueguen, esperta di neuroeducazione,

“il cervello dei bambini piccoli ha bisogno di interazioni umane reali per svilupparsi correttamente. Gli schermi sostituiscono la relazione, non la integrano”.

Sulla stessa linea lo psichiatra infantile Serge Tisseron, che da anni studia il legame tra tecnologia e sviluppo:

“Ogni ora davanti allo schermo è un’ora sottratta al gioco, al movimento, allo scambio emotivo”.


Una crisi della sfera socio-relazionale

Gli effetti non si limitano alle funzioni cognitive. I danni riguardano anche la sfera socio-relazionale. L’utilizzo precoce di schermi compromette la capacità dei bambini di riconoscere le emozioni, costruire legami empatici e sviluppare il pensiero simbolico, base del linguaggio e della narrazione.

La psicologa francese Isabelle Filliozat avverte:

“L’infanzia ha bisogno di esperienza concreta, di gioco libero, di noia creativa. Gli schermi colonizzano l’attenzione e riducono la tolleranza alla frustrazione. È un’educazione alla dipendenza, non alla libertà”.


Il comunicato della Confederazione Meridionalisti Identitari

In Italia, la Confederazione Meridionalisti Identitari (CMI) ha accolto con convinzione l’appello francese, pubblicando un comunicato ufficiale che richiama l’importanza di un modello educativo radicato nella tradizione meridionale.

COMUNICATO UFFICIALE
La Confederazione Meridionalisti Identitari sull’allarme infanzia digitale: “Il Sud come avamposto di resistenza pedagogica”

La Confederazione Meridionalisti Identitari (CMI) accoglie con convinzione e senso di responsabilità l’appello lanciato da cinque prestigiose società scientifiche francesi per vietare l’uso degli schermi digitali ai bambini di età inferiore ai sei anni. Le evidenze scientifiche ormai inconfutabili sui danni cognitivi, psicologici, relazionali e neurofisiologici provocati dall’esposizione precoce agli schermi impongono una riflessione seria e un’inversione culturale netta.

Secondo CMI, il problema non è solo sanitario o pedagogico: è una questione antropologica e identitaria. L’abuso tecnologico nell’infanzia rappresenta un’ulteriore forma di colonizzazione culturale, che impone al Sud modelli educativi estranei al proprio patrimonio di umanità, oralità, comunità e relazione.

“La nostra civiltà meridionale – afferma Sergio Angrisano Coordinatore Nazionale CMI – ha educato generazioni intere attraverso lo sguardo, il contatto, la parola e il gioco condiviso. Imbavagliare lo sviluppo infantile dietro uno schermo significa amputare la memoria sociale e interrompere il filo della trasmissione culturale.”

CMI propone una “resistenza pedagogica meridionale” fondata su:

  • il recupero del tempo lento e relazionale dell’infanzia;

  • la centralità delle relazioni intergenerazionali e del racconto orale;

  • la valorizzazione del gioco non strutturato e dell’esperienza sensoriale diretta con il mondo reale.

Il Sud può e deve diventare un modello educativo alternativo, un avamposto di difesa dell’umano contro la spersonalizzazione digitale.

La Confederazione invita infine famiglie, scuole e amministratori meridionali ad avviare un processo collettivo di consapevolezza e tutela, per proteggere ciò che di più prezioso abbiamo:

l’infanzia come tempo sacro e irripetibile dell’essere umano.

Confederazione Meridionalisti Identitari
Ufficio Comunicazione

L’allarme lanciato dalla comunità scientifica francese e il richiamo valoriale della Confederazione Meridionalisti Identitari convergono su un punto fondamentale: tutelare l’infanzia è una responsabilità collettiva, che va ben oltre i dispositivi elettronici. Significa scegliere quale umanità vogliamo costruire, a partire dai più piccoli.