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Napoli Accoglie Papa Leone XIV – Pizza e Presepe, l’Omaggio Identitario del Sud

A San Gregorio Armeno e Spaccanapoli, la creatività partenopea celebra il nuovo pontefice con arte, cuore e radici. La Confederazione Meridionalisti Identitari: “È il Sud che resiste attraverso la bellezza”.

10 Maggio 2025

Esmeralda Mameli 

«A Napoli anche una pizza diventa preghiera, e una statuina racconta la Storia. Così il popolo trasforma la devozione in arte e l’arte in identità.»

Napoli saluta Papa Leone XIV tra arte e cuore

C’è una Napoli che non dorme mai, soprattutto quando si tratta di accogliere il nuovo con l’anima antica del suo popolo. E così, tra i vicoli stretti e vibranti di Spaccanapoli e le botteghe odorose di arte di San Gregorio Armeno, il cuore del Sud ha pulsato più forte per salutare Papa Leone XIV al secolo Robert Francis Prevost, primo pontefice statunitense.

Non una cerimonia ufficiale, non un decreto. Solo il gesto silenzioso e potente di un popolo che da sempre trasforma l’emozione in creazione. Una pizza margherita sfornata con la scritta “Papa Leone” composta con mozzarella fresca, come un dipinto bianco sulla tela rossa del pomodoro. Un omaggio semplice e solenne, nato dal forno di Ciro Messere, pizzaiolo e custode del rito più sacro della tavola napoletana.

«Ho apprezzato il suo primo discorso, carico di speranza e pace. Qui a Napoli siamo sempre vicini a chi guarda agli ultimi, e Francesco ci ha insegnato questo cammino. Papa Leone sembra voler proseguire sulla stessa strada», racconta Ciro.

 

Una statuina, un sorriso e l’eternità nella creta

E mentre la pizza si fa preghiera commestibile, la terracotta prende vita tra le dita agili e sapienti di Genny Di Virgilio, uno dei più noti maestri presepiali partenopei.

«Ho lavorato tutta la notte», confessa, «per imprimere il suo sorriso nella statuina, basandomi su una delle prime immagini diffuse ieri».

Il volto di Papa Leone XIV, sereno e benedicente, ora si unisce alla folla silenziosa di pastori, artigiani e santi che popolano l’universo in miniatura del presepe napoletano. Una narrazione senza tempo, che accoglie anche il presente, trasformandolo in racconto.

Il presepe: storia viva dell’identità napoletana

Il presepe napoletano non è solo un simbolo natalizio, è un codice narrativo antico, un microcosmo dove il sacro e il profano convivono, dove la Storia e la quotidianità si incontrano tra pastori, pescivendoli, lavandaie e Re Magi. Nato nel cuore del XVIII secolo, durante il periodo borbonico, il presepe napoletano si è trasformato da rappresentazione liturgica a racconto popolare, inglobando il volto della città e la sua gente. Ogni statuina è una pennellata di umanità, ogni scena è un frammento di realtà osservato con occhi pieni di meraviglia.

A San Gregorio Armeno, questa tradizione ha trovato la sua dimora sacra: un susseguirsi di botteghe che da secoli tramandano l’arte della creta, della stoffa, della miniatura. Qui il tempo si ferma e il mondo prende forma tra mani rugose e occhi attenti. Qui, oggi, anche Papa Leone XIV è diventato parte del presepe. Non come un simbolo lontano, ma come figura viva tra il popolo. Perché nel presepe napoletano, come nella cultura del Sud, anche il potere si umanizza, si fa vicino, si trasforma in racconto condiviso.

La voce del Sud: “Così l’identità si fa resistenza”

L’omaggio di Napoli non è folklore. È identità viva. Lo ricorda con forza la Confederazione Meridionalisti Identitari (CMI), che sottolinea come gesti del genere rappresentino «la radice culturale del nostro Sud, un linguaggio millenario che passa dalle mani agli occhi, e poi al cuore».

«L’arte presepiale e quella culinaria non sono solo espressioni creative», afferma Sergio Angrisano Coordinatore Nazionale CMI, «ma sono testimonianze vive di una civiltà che resiste, che si racconta, che crea comunità attraverso simboli semplici e profondi. Napoli non si limita a rappresentare il Sud: ne è la voce, la pelle, il battito. E ogni statuina, ogni pizza che racconta una storia, è un atto d’amore verso le nostre radici».

Tra le voci che si alzano con orgoglio in questo omaggio spontaneo, c’è quella di Angrisano, che ci lascia una riflessione sul valore di queste manifestazioni popolari:

«Non si tratta solo di folklore o di tradizione. Ogni volta che un artigiano plasma una statuina o un pizzaiolo decora una margherita con la devozione di un artista, sta affermando che il Sud esiste, è vivo e ha un’identità da difendere. È questo il nostro messaggio politico e culturale: custodire e rilanciare le radici, affinché il Meridione non sia più considerato periferia, ma centro di un pensiero alternativo, umano e profondamente etico. La velocità con cui Napoli ha risposto all’elezione di Papa Leone XIV non è solo efficienza artigiana, ma è il segno di un popolo che sa ancora commuoversi, partecipare, creare. E che trova, nell’arte, la via più autentica per dire al mondo: “noi ci siamo e siamo luce”».