Riconoscimento dello stato palestinese
15 Maggio 2025
Canio Trione
Alcuni bene informati prevedono a breve il riconoscimento dello stato di Palestina da parte di Trump. Sembra una ipotesi ardita ma esiste.
Che succede se Trump lo fa? Nulla, solo che Israele si arrabbia.
Perché Israele si arrabbia? Non capisce che se esiste uno stato palestinese potrebbe divenire il luogo ove concentrare i palestinesi e quindi convivere pacificamente? L’unica alternativa possibile è ucciderli tutti (cioè il genocidio) visto che non v’è spazio alla trattativa; ma non riusciamo a credere che sia questo l’intendimento dello stato ebraico! E Trump perché dovrebbe compiacere Israele e non seguire i propri intendimenti ed interessi?
La cosa è complessa anche perché si tocca quella parte della geopolitica che è, per la gran parte, sotterranea e non se ne può parlare.
Certo è che sarebbe una grossa novità il fatto che qualcuno abbia la forza di dire un sonoro “no” ad Israele. Peraltro la questione dello stato ebraico è nata nel 1917 quando l’Inghilterra per bocca del Primo Ministro Balfour dichiarò che gli ebrei avrebbero potuto (a guerra finita e vinta) creare un loro focolare nazionale (cioè non uno stato) nel rispetto delle popolazioni native già residenti. Dichiarazione ovviamente molto gradita alla comunità ebraica inglese che l’aveva richiesta e ispirata e di tutto il mondo. Oggi le cose non rispettano più da tempo quegli impegni e quindi sono i palestinesi a sentirsi penalizzati (è un eufemismo) e, assieme a tutti gli arabi, non riconoscono lo stato ebraico o comunque lo avvertono come nemico. Come se ne esce? Nessuno ci è riuscito e neanche una eventuale sortita di Trump nel senso detto risolverà nulla ma sarebbe un passo grandissimo verso una maggiore probabilità di dialogo almeno nel futuro non remoto.
Proviamo ad analizzare gli interessi in gioco. Perché Israele e la sua attuale leadership dice di “no” ad uno stato palestinese? Perché ritiene essere suo interesse non fornire ai palestinesi nessun potere o autonomia, neanche minimi, pena la propria sicurezza. Però non aggiunge a questo suo interesse una proposta di definizione complessiva della situazione in quell’area. Cioè non sembrano ispirati da una idea ma solo da un interesse che peraltro potrebbe essere anche male inteso. Se non perseguono la guerra infinita vogliono, forse, nella ipotesi migliore, trasformare i palestinesi in una comunità colonizzata come stanno facendo gli italiani del nord con gli italiani del sud (di cui si profitta della loro civilissima mitezza per predarli di energia e petrolio e si perseguono spietatamente i pochi “fuori legge” che possono essere pericolosi, si infanga anche la loro immagine con luoghi comuni, gli si tolgono le banche e ogni pensiero non omologato al main stream settentrionale e vengono governati solo da esponenti meridionali di partiti nordici).
E questa sudditanza o colonizzazione palestinese serve perché la sopravvivenza di Israele potrebbe essere messa in forse. Però i palestinesi -al contrario degli italiani del sud- hanno alle loro spalle potentati economici che evidentemente hanno convenienza a contenere lo strapotere degli interessi economici che sono invece alle spalle di Israele…quindi i palestinesi ricevono danari, consulenze, armi,….cose che anche Israele riceve da altri; e la guerra non finisce mai. Tutto ciò si scarica principalmente sulle spalle dei cittadini palestinesi.
Ma Trump ha sufficiente potere da dire “no” ad Israele? Fino a ieri sembrava di no (tant’è che 2017 ha dato disposizione di trasferire l’Ambasciata americana a Gerusalemme) ma adesso invece pare che stia per provarci dichiarando nei prossimi giorni (secondo indiscrezioni) il riconoscimento dello stato palestinese. Noi, umili editorialisti, non viviamo all’interno della politica americana e quindi non tocchiamo con mano quella realtà ma da quello che accade possiamo provare ad arguire alcune considerazioni; per esempio la defenestrazione di molti alti funzionari interni all’Amministrazione ha allentato molto la presa dei Poteri Forti -che non sappiamo quali sono- sul Presidente ma solo il tempo ci dirà se è questo l’ostacolo che ha impedito alla maggiore superpotenza del pianeta di muoversi secondo i propri criteri ed interessi.
E qui viene il punto centrale della Presidenza Trump: se questi riesce a liberarsi dei condizionamenti esterni e a ricostituire la primazia delle Istituzioni pubbliche sarà riuscito a fare il primo passo per andare verso una maggiore indipendenza di movimento degli Usa; condizione essenziale per rifare l‘”America di nuovo grande”. Non solo, questo significherebbe che il mondo dei Poteri Forti verrebbe ridimensionato significativamente come precondizione minima per la ricostituzione della credibilità delle Istituzioni pubbliche a cominciare da quelle americane. E così entrare nella Storia. Ma per fare questo serve non solo un interesse ma anche un pensiero alto e forte con un senso compiuto.
In questo la nomina del Papa americano conferisce al modello trumpiano un cervello di primissima grandezza forte com’è di millenni di storia e di evoluzione della filosofia e della teologia mutuati dalla cattolicità. Peraltro il tripudio con cui è stato accolto -pur non nuovo nella elezione di un nuovo Papa- questa volta ha superato tutti i limiti geografici e culturali ponendosi -quel tripudio- come prova inconfutabile delle aspettative covate nei cuori e nelle menti della gente di tutto il mondo. Tutti, anche incoscientemente attendono un pensiero che metta ordine alla babilonia che stiamo vivendo. Certo, le due cose (una maggiore libertà di manovra di Trump e la elezione del nuovo Pontefice) non sono collegate ma vanno entrambe, forse inconsapevolmente, verso una specie di equilibrio più giusto tra potere istituzionale pubblico e influenza dei poteri forti mondialisti. Quegli stessi poteri forti mondialisti che indussero precedenti presidenti americani a favorire l’arricchimento della Cina per avere oggi una spina al fianco difficile da contenere. Cioè quegli stessi Poteri Forti che antepongono i propri interessi commerciali ad una visione più ampia del futuro americano e globale. E che quindi stanno sotterrando l’Occidente.
Quindi se mai gli Stati Uniti dovessero riconoscere lo stato Palestinese sarà un segnale clamoroso per il destino dell’intero pianeta e l’inizio di un lavoro enorme per la edificazione di un nuovo equilibrio globale.
E la Russia potrebbe svolgere lealmente un grandissimo ruolo in questa difficilissima operazione.