Guerre dell’Informazione – La Verità È un Campo di Battaglia
Disinformazione, deepfake, propaganda e silenzi istituzionali: nel caos globale la guerra si combatte anche con le parole. Dai conflitti in Ucraina e Gaza al caso Covid, chi controlla davvero il racconto del mondo?
16 Maggio 2025
Sharon Persico
Guerre dell’informazione: l’arma invisibile che decide chi ha ragione
Chi controlla l’informazione controlla la realtà. Non è più solo un assioma orwelliano, ma una strategia militare, politica ed economica che sta riscrivendo i conflitti del nostro tempo. Gaza, Ucraina, Siria, pandemia, crisi economiche e guerre di potere non si giocano soltanto sui campi di battaglia o nei laboratori, ma nei flussi digitali, nei telegiornali, nei post virali e nei “debunking” strategici. È la guerra dell’informazione, una forma sofisticata e pervasiva di manipolazione, dove il nemico è ciò che non si può dire e il fronte è la nostra mente.
Dalla propaganda bellica classica si è passati a operazioni complesse: deepfake, fake news istituzionali, “trending topics” guidati da bot, video costruiti ad arte, testimonianze manipolate e smentite pilotate. L’obiettivo non è più solo disinformare, ma annegare la verità in un mare di versioni contrastanti, così da rendere ogni verità solo un’opinione.
Le guerre moderne si combattono con l’algoritmo in mano. I social diventano armi psicologiche, gli influencer soldati inconsapevoli, le piattaforme fact-checking nuovi tribunali della verità. Tutto questo accade mentre le intelligence, da Mossad a CIA, da GRU a DGSE, collaborano con agenzie private, centri di produzione video e think tank geopolitici per orientare la percezione pubblica.
Nel 2023, un caso simbolico esplode a Gaza. Dopo l’esplosione all’ospedale Al-Ahli, le versioni si moltiplicano. Hamas accusa Israele, Israele accusa Hamas. I media occidentali convergono su una narrazione, ma immagini, audio e fonti locali suggeriscono zone d’ombra.
È il caos informativo perfetto. La verità diventa una possibilità tra le altre.
Ma Gaza è solo l’ultimo episodio di una lunga serie: dalla Siria all’Ucraina, dalla pandemia al caso Kennedy-Trump-vaccini, passando per le “verifiche” su notizie mai davvero dimostrate. L’informazione è selettiva, la censura è algoritmica, la verità è negoziata.
Chi stabilisce cosa è reale? E con quali criteri? L’intelligenza artificiale oggi può creare immagini, video e voci indistinguibili dalla realtà. Un presidente può “parlare” senza mai aver detto nulla. Una bomba può diventare una “nube sospetta”. Un’intervista può essere cancellata per “disinformazione” senza processo. L’informazione è il nuovo campo di battaglia e noi, spesso, i bersagli inconsapevoli.
Le Guerre dell’Informazione: il nuovo fronte invisibile
Nell’epoca digitale, la manipolazione dell’informazione è diventata una vera e propria arma. Non si combatte più solo con i missili o le sanzioni, ma con le narrazioni, le immagini, i deepfake, i post virali e le smentite strategiche. Questa nuova forma di conflitto, chiamata Information Warfare, viene gestita da eserciti paralleli di comunicatori, agenzie di intelligence, troll center e piattaforme “di verifica” spesso politicizzate.
Obiettivi principali della guerra informativa:
- Orientare l’opinione pubblica interna o internazionale.
- Demonizzare il nemico, giustificando interventi o sanzioni.
- Confondere, polarizzare, alimentare il sospetto verso le fonti indipendenti.
- Riabilitare soggetti compromessi, attraverso operazioni di debunking rovesciato.
Attori principali:
Agenzie governative (NSA, Mossad, GRU, DGSE…)
Società private (Bell Pottinger, Cambridge Analytica, Team Jorge)
Piattaforme social e media mainstream
Agenzie di verifica (Bellingcat, SITE Intelligence Group)
Il risultato è una percezione pilotata della realtà, dove la verità non viene più negata, ma annegata nel rumore delle interpretazioni.
10 Episodi Chiave nella Guerra dell’Informazione
1. 2003 – Armi di distruzione di massa in Iraq:
Il governo USA costruisce una narrativa sulle armi chimiche di Saddam. Nessuna prova, ma una guerra.
Fonte: CIA report 2004, New York Times.
2. 2011 – Siria, le “primavere” manipolate:
Video di atrocità attribuite ad Assad si rivelano costruiti o ambigui.
Ruolo controverso di ONG e media embedded.
3. 2014 – Ucraina, caso Maidan:
La strage di Kiev viene attribuita a forze governative. Ma inchieste tedesche parlano di false flag.
Fonte: ARD TV.
4. 2015 – Video ISIS e il caso McCain:
Filmati di decapitazioni “certificati” da SITE rivelano scenografie da agenzia pubblicitaria.
Fonte: Guardian, 2016.
5. 2018 – Siria, attacco chimico a Douma:
L’OPCW viene accusata di aver falsato il rapporto per legittimare raid occidentali.
Leaks pubblicati da Wikileaks.
6. 2020 – Covid e censura algoritmica:
Medici e scienziati dissidenti vengono silenziati dai social.
Censura a Kennedy Jr., Malone, Montagnier.
7. 2021 – Deepfake Zelensky:
Video del presidente ucraino che invita alla resa. È un fake, ma circola milioni di volte.
Fonte: BBC.
8. 2023 – Gaza, ospedale Al-Ahli:
Bombe, smentite e versioni multiple. La verità resta sospesa.
Analisi Al Jazeera e NYT.
9. 2024 – Caso Macron-treno:
Un video “incriminante” viene smentito prima ancora di diffondersi. Operazione di “debunking preventivo”.
10. 2025 – Guerra a TikTok:
L’app accusata di manipolare le menti dei giovani. Ma dietro c’è lobbying geopolitico.
Fonte: Washington Post.
Non viviamo più in una società dell’informazione, ma in una società della percezione. In questo contesto, chi ha accesso alla verità non è chi cerca, ma chi seleziona e amplifica. La guerra dell’informazione non si vince con le armi, ma con il controllo dell’attenzione.