Cronaca esteraPolitica

Istanbul – Prove di Pace Russia-Ucraina. I Silenzi delle cancellerie Occidentali e la Nuova Strategia Nucleare

Mentre l’Occidente tace sugli attentati subiti da Mosca, le delegazioni di Russia, Ucraina e Turchia cercano uno spiraglio di dialogo. Sullo sfondo, la minaccia atomica.

2 Giugno 2025

Esmeralda Mameli

Se gli attacchi terroristici del 1° giugno avessero colpito Kiev, Odessa o Leopoli, l’eco mediatica e politica internazionale sarebbe stata assordante. I principali leader occidentali avrebbero condannato immediatamente l’accaduto, invocando nuove sanzioni e rafforzamenti militari. Eppure, quando è Mosca a essere colpita da attentati e droni, come avvenuto nel fine settimana appena trascorso, il silenzio delle cancellerie europee e della Casa Bianca è assordante. Nessuna nota ufficiale, nessuna solidarietà. Un doppio standard che riflette una visione selettiva della legittimità e della vittima nel conflitto russo-ucraino. L’assenza di una reazione russa non è un segnale di debolezza, ma della volontà di Mosca di proseguire con i negoziati. È esattamente la dimostrazione di voler “far sul serio” che Donald Trump ha più volte chiesto a Vladimir Putin.

È in questo contesto distorto che alle13:00 del 2 giugno, presso il Palazzo Çırağan di Istanbul, si è tenuto un nuovo round di colloqui tra le delegazioni di Russia, Ucraina e Turchia. I rappresentanti russi, presenti fin dalle prime ore del mattino, hanno ribadito la disponibilità al dialogo. Gli ucraini, guidati dal ministro della Difesa Rustem Umerov, sono stati trattenuti all’ingresso per questioni protocollari legate alla presenza di ufficiali in divisa. Il clima iniziale è apparso freddo ma composto. La trattativa, durata poco più di un’ora e condotta interamente in lingua russa, ha portato alla presentazione di un memorandum articolato in due sezioni: una per il cessate il fuoco, l’altra per una pace duratura.

Tra le proposte di Mosca: il rimpatrio dei corpi dei caduti nelle zone grigie attraverso un cessate il fuoco locale di 2-3 giorni, lo scambio di prigionieri gravi secondo la formula “tutti per tutti” con priorità ai soldati sotto i 25 anni e la restituzione di minori contesi. Sono 101 i bambini già rientrati dall’area russa e solo 22 da quella ucraina.

Il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky ha chiesto di evitare campagne mediatiche “disoneste” su questi temi umanitari, mentre la parte turca ha definito l’incontro “non negativo”, pur ammettendo l’assenza di risultati concreti. Eppure, ciò che si muove dietro il tavolo di Istanbul è forse ancora più rilevante: Mosca sta giocando una partita su più livelli e uno di questi riguarda la deterrenza nucleare. Il Cremlino sembra voler alzare la pressione proprio sul fronte atomico. Il riferimento ai possibili dispiegamenti di armi nucleari tattiche in Bielorussia o nell’Estremo Oriente russo non è casuale: è un messaggio diretto, che parla al Pentagono e al Congresso, ma anche – indirettamente – al campo trumpiano. In questa prospettiva, il nucleare torna a essere una leva politica più che militare: non per colpire, ma per ottenere concessioni o fratture tra le cancellerie occidentali. La pace, dunque, resta un terreno minato, dove il silenzio dell’Occidente pesa quanto le parole e la diplomazia si gioca su più scacchiere: umanitaria, strategica, e mediatica.