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Il caso Ilaria Salis: tutte le tappe, dalle catene in aula all’elezione al Parlamento europeo

Detenuta in Ungheria per 15 mesi con l’accusa di aver aggredito militanti neonazisti, l’insegnante e attivista antifascista italiana è stata liberata il 14 giugno grazie all’immunità parlamentare. Una vicenda che ha acceso il dibattito politico e mediatico in Italia.

17 Giugno 2025

Sergio Angrisano

L’epilogo di una lunga vicenda giudiziaria e politica si è concretizzato il 14 giugno 2025: Ilaria Salis è stata rimessa in libertà dopo oltre 15 mesi di detenzione preventiva in Ungheria, in seguito alla sua elezione al Parlamento europeo. Un caso che ha scosso l’opinione pubblica italiana, acceso polemiche tra maggioranza e opposizione e portato il tema del rispetto dei diritti umani al centro del dibattito internazionale.

Tutto inizia l’11 febbraio 2023, durante il cosiddetto “Giorno dell’onore” a Budapest, un raduno annuale che vede la partecipazione di militanti neonazisti da tutta Europa. Nello stesso giorno, si tengono le consuete contro-manifestazioni antifasciste. Secondo la magistratura ungherese, Ilaria Salis avrebbe preso parte all’aggressione di due attivisti di estrema destra, pur in assenza di una denuncia da parte dei presunti aggrediti. Arrestata insieme a due cittadini tedeschi, è stata trattenuta in condizioni definite da più voci “inumane”: celle sovraffollate, cimici nel letto, assenza d’aria e cure mediche inadeguate.

Nonostante le accuse di “lesioni” e “violenza aggravata” potessero costarle fino a 24 anni di carcere, Salis ha rifiutato il patteggiamento, a differenza dei suoi coimputati tedeschi che hanno accettato una condanna a tre anni. La sua scelta di andare a processo ha tenuto alta l’attenzione sulla sua situazione giudiziaria. Ma è solo nel gennaio 2024 che il caso esplode mediaticamente: Salis viene portata in aula in catene ai polsi e ai piedi. Quelle immagini, che lei stessa ha autorizzato a pubblicare, hanno fatto il giro del mondo, provocando indignazione e una dura critica all’operato del governo Meloni, accusato di essere troppo indulgente nei confronti dell’Ungheria di Viktor Orbán.

Nel frattempo, la strategia difensiva si intreccia alla politica. Dopo il rifiuto del Partito Democratico, è l’Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) a proporre la candidatura di Ilaria Salis alle elezioni europee, puntando sull’immunità garantita agli europarlamentari per garantirne la scarcerazione. Candidata come capolista nel Nord-Ovest e seconda nelle Isole, Salis ottiene oltre 175mila preferenze, risultando eletta.

Già il 15 maggio 2025 il tribunale di Budapest concede a Salis gli arresti domiciliari, con obbligo di braccialetto elettronico, dietro il pagamento di una cauzione di circa 41mila euro. Pochi giorni dopo, il 23 maggio, l’attivista lascia il carcere e il giorno successivo compare in aula senza le catene, segnando una svolta simbolica. Il 14 giugno arriva la definitiva liberazione, grazie alla sua proclamazione ufficiale come eurodeputata. Le autorità ungheresi, di fronte all’immunità parlamentare, non possono più trattenerla.

Ma il caso non è chiuso. Il procedimento penale nei suoi confronti proseguirà, a meno che il Parlamento europeo non decida di revocare l’immunità, su richiesta delle autorità giudiziarie ungheresi. Il 24 giugno si terrà un primo voto in commissione giuridica. In un lungo post, Salis ha già dichiarato: “La revoca dell’immunità sarebbe una vendetta politica. Credo nello Stato di diritto e voglio essere giudicata in un processo equo”.

La vicenda di Ilaria Salis resta un simbolo controverso. Per alcuni è una bandiera della lotta antifascista e dei diritti civili; per altri una figura divisiva, utilizzata politicamente dalla sinistra radicale. Ma al di là delle etichette, il suo caso ha costretto l’Europa e l’Italia a interrogarsi sulla giustizia, sul potere degli Stati autoritari, e sull’effettiva tutela dei diritti fondamentali dei cittadini europei, anche quando si trovano dall’altra parte delle sbarre.


Immunità parlamentare e giurisdizione europea

Cos’è l’immunità parlamentare europea?
Secondo l’art. 9 del Protocollo n. 7 sui privilegi e le immunità dell’Unione Europea, i membri del Parlamento europeo beneficiano:

  • dell’immunità nei loro Stati membri di origine, secondo le leggi nazionali;

  • e dell’immunità da ogni misura di detenzione e da ogni procedimento giudiziario nel territorio di ogni altro Stato membro, per l’intera durata del mandato.

Quando può essere revocata?
L’immunità non è assoluta: può essere revocata dal Parlamento europeo su richiesta motivata delle autorità nazionali competenti.
Il procedimento è valutato dalla Commissione giuridica del Parlamento (JURI), che esamina se la richiesta ha fondamento giuridico o se si tratta di un attacco politico alla funzione parlamentare.
Il voto finale spetta all’assemblea plenaria.

Il caso Salis in questo contesto

  • Dopo la sua elezione nel giugno 2024, Ilaria Salis ha acquisito automaticamente l’immunità parlamentare.

  • L’autorità giudiziaria ungherese può chiedere al Parlamento europeo la revoca dell’immunità per proseguire il processo.

  • Se la revoca venisse accettata, Salis potrebbe essere di nuovo soggetta a misure cautelari o al processo penale.

La libertà provvisoria non è un’assoluzione
La scarcerazione per via dell’immunità non equivale a una sentenza di assoluzione. Il procedimento resta sospeso e può riprendere:

  • alla fine del mandato parlamentare;

  • oppure immediatamente, in caso di revoca dell’immunità.



Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore