1953: Il colpo di Stato in Iran e la scalata dei Rockefeller. La vera posta in gioco era il petrolio
Altro che “lotta al comunismo”: il golpe orchestrato dalla CIA in Iran fu una mossa geopolitica per favorire le compagnie petrolifere legate alla famiglia Rockefeller. Ecco come Exxon e Mobil fecero fortuna sulle spalle della sovranità iraniana.
27 Giugno 2025
Esmeralda Mameli
1953: Il colpo di Stato in Iran e la scalata dei Rockefeller
Il 19 agosto 1953, un’operazione segreta della CIA e dell’MI6 britannico rovesciò il primo ministro democraticamente eletto dell’Iran, Mohammad Mossadegh. Ufficialmente, lo scopo era fermare l’avanzata del comunismo nella regione. In realtà, l’obiettivo strategico era ben più concreto: rimettere le mani sul petrolio iraniano, nazionalizzato due anni prima da Mossadegh.
Dietro l’operazione “Ajax” c’era una rete di interessi economici che ruotava attorno alle grandi compagnie petrolifere anglo-americane. E in particolare, ai giganti legati alla famiglia Rockefeller, tra cui Exxon e Mobil, discendenti della potentissima Standard Oil.
La nazionalizzazione che minacciava l’Occidente
Quando nel 1951 Mossadegh nazionalizzò l’Anglo-Iranian Oil Company (oggi BP), mise in discussione non solo l’egemonia britannica sul greggio persiano, ma anche l’intero equilibrio petrolifero su cui si reggevano gli interessi americani nel Medio Oriente.
L’Iran, che fino ad allora riceveva solo una piccola percentuale dei proventi del proprio petrolio, cercava autonomia economica e dignità nazionale. Un atto che, nel contesto della Guerra Fredda, fu abilmente strumentalizzato: si raccontò al mondo che Mossadegh era vicino ai comunisti, giustificando così un colpo di stato che non aveva nulla di democratico.
Il ritorno dello Scià e la spartizione dell’oro nero
Dopo il golpe, lo Scià Mohammad Reza Pahlavi – reinsediato con l’aiuto degli USA – firmò un nuovo accordo petrolifero che rappresentò una vera e propria svendita delle risorse nazionali.
Il nuovo consorzio petrolifero assegnava il 40% della produzione iraniana a compagnie statunitensi, in particolare alla Exxon e alla Mobil, entrambe eredi della Standard Oil fondata da John D. Rockefeller. Le altre quote andarono alla Royal Dutch Shell, alla francese CFP e ad altre aziende occidentali.
Profitti colossali e royalties minime
Tra il 1954 e il 1979, le compagnie americane ottennero oltre 15 miliardi di dollari di profitti – una cifra che, adeguata all’inflazione, corrisponde oggi a più di 150 miliardi di dollari.
L’Iran riceveva solo il 50% delle royalties, contro il 75% concesso da altri Paesi produttori come il Venezuela. Inoltre, lo Scià mantenne i prezzi del petrolio artificialmente bassi, facendo risparmiare alle compagnie statunitensi circa 500 milioni di dollari all’anno (pari a circa 3,5 miliardi di dollari odierni).
La fortuna dei Rockefeller
In questo quadro, la famiglia Rockefeller consolidò e accrebbe la propria ricchezza. I trust petroliferi della dinastia americana divennero strumenti chiave di espansione economica globale. Le azioni di Exxon, in particolare, aumentarono del 400% nel giro di due decenni.
Il petrolio iraniano divenne carburante non solo per le economie occidentali, ma anche per la crescente influenza della finanza americana sulle economie mondiali.
Fine dell’accordo: la Rivoluzione del 1979
L’idillio tra Washington e Teheran durò fino alla Rivoluzione islamica del 1979. La caduta dello Scià e l’ascesa di Khomeini misero fine all’accordo petrolifero e alla presenza americana nei giacimenti iraniani.
Ma per 25 anni, le grandi compagnie petrolifere avevano già accumulato profitti enormi, in quello che molti storici considerano un chiaro esempio di neocolonialismo economico.
Una lezione geopolitica ancora attuale
Il golpe iraniano del 1953 non fu solo un punto di svolta nella storia del Medio Oriente, ma un caso emblematico di come il potere economico possa orientare le scelte geopolitiche e determinare le sorti di interi popoli.
Dietro la retorica della “difesa della democrazia” si nascondeva una guerra per le risorse, guidata da una rete di interessi che aveva nei Rockefeller un epicentro tanto silenzioso quanto potentissimo.
Chi sono i Rockefeller
Una delle famiglie più potenti d’America
I Rockefeller sono una delle dinastie economiche più influenti della storia statunitense. L’ascesa della famiglia inizia nella seconda metà dell’Ottocento con John D. Rockefeller, fondatore nel 1870 della Standard Oil, la più grande compagnia petrolifera del mondo all’epoca, che arrivò a controllare oltre il 90% del mercato statunitense del greggio.
Dall’Oro Nero alla geopolitica globale
Sebbene nel 1911 la Standard Oil venne smembrata per decisione della Corte Suprema (per violazione delle leggi antitrust), i suoi “frammenti” divennero giganti globali: tra questi Exxon, Mobil, Chevron e Amoco. La famiglia mantenne quote azionarie rilevanti nelle compagnie nate dalla scissione, continuando a esercitare un’enorme influenza sul settore energetico.
Influenza oltre l’economia
Nel corso del Novecento, i Rockefeller ampliarono la loro presenza in ambiti strategici:
Finanza: forti legami con la Chase Manhattan Bank, guidata per anni da David Rockefeller, punto di riferimento del capitalismo statunitense.
Politica: diversi membri della famiglia hanno ricoperto ruoli istituzionali, tra cui Nelson Rockefeller, vicepresidente degli Stati Uniti (1974-1977).
Geopolitica e intelligence: finanziatori e membri di organizzazioni come il Council on Foreign Relations, la Trilateral Commission e il Gruppo Bilderberg.
Filantropia strategica: tramite fondazioni e università, hanno influenzato la ricerca scientifica, la sanità, l’educazione e la cultura, spesso in linea con visioni globaliste.
Simbolo del potere privato
La storia dei Rockefeller è un esempio emblematico di come una famiglia, attraverso il controllo di risorse chiave come il petrolio, possa orientare dinamiche economiche, politiche e militari a livello planetario. In Iran come altrove, la loro impronta è stata spesso discreta, ma determinante.
Il colpo di Stato in Iran (1951–1953)
1951
Il Parlamento iraniano approva la nazionalizzazione dell’Anglo-Iranian Oil Company.
Il primo ministro Mohammad Mossadegh diventa simbolo di indipendenza nazionale.
1952
Mossadegh espelle temporaneamente lo Scià Reza Pahlavi.
I rapporti con l’Occidente si deteriorano. Vengono imposti boicottaggi economici contro l’Iran.
1953 – Luglio
CIA e MI6 lanciano l’Operazione Ajax, autorizzata dal presidente USA Dwight D. Eisenhower.
1953 – 15-19 agosto
Dopo un primo tentativo fallito, la CIA scatena proteste, pagamenti a militari, giornalisti e criminali locali.
Il 19 agosto, Mossadegh viene deposto. Lo Scià torna al potere.
1954
Nuovo accordo petrolifero: il greggio iraniano viene spartito tra compagnie occidentali, con 40% alle americane.
1979
La Rivoluzione islamica rovescia lo Scià. Le compagnie statunitensi perdono l’accesso al petrolio iraniano.
Il colpo di Stato del 1953 in Iran fu un’operazione economica pianificata, guidata da interessi privati con enormi connessioni nel cuore del potere americano. Tra questi, i Rockefeller. La storia ci insegna che spesso, dietro la geopolitica, si nasconde il petrolio e chi controlla il petrolio, controlla il mondo.