Schlein e il flop editoriale: vendite al palo per i suoi libri
I due saggi politici di Elly Schlein, La nostra parte e L’imprevista, non decollano: meno di 10mila copie vendute in totale. Il confronto con Meloni e Renzi rivela un netto divario anche nel mercato editoriale.
3 Luglio 2025
Sergio Angrisano
Elly Schlein incassa un’altra battuta d’arresto, questa volta nel mondo dell’editoria.
I due libri pubblicati dalla segretaria del Partito Democratico, La nostra parte (Mondadori) e L’imprevista (Feltrinelli), non hanno incontrato il favore del pubblico.
I numeri parlano chiaro: meno di 10mila copie vendute complessivamente. Un risultato ben lontano da quello di altri leader politici, che hanno invece trasformato i loro saggi in veri e propri successi editoriali.
Secondo un’analisi pubblicata da Il Post, La nostra parte, pubblicato prima della sua elezione a segretaria del PD, ha raggiunto a malapena le 10mila copie. Ancora più deludente è il risultato di L’imprevista, uscito nel settembre 2023, che non avrebbe ancora raggiunto la soglia delle 5mila copie vendute.
Una vera “mazzata”, considerando che il panorama editoriale italiano ha visto exploit ben più rilevanti da parte di altri protagonisti della politica. Il caso più noto è quello di Giorgia Meloni, il cui Io sono Giorgia ha superato le 170mila copie, tanto da meritare una traduzione americana con prefazione firmata da Donald Trump Jr.
Anche Matteo Renzi, con il suo L’influencer, ha ottenuto risultati più che tripli rispetto a Schlein.
Ma cosa ha penalizzato i libri della leader dem? Secondo l’analisi, il momento della pubblicazione potrebbe aver influito negativamente: L’imprevista è arrivato in libreria in un periodo in cui l’interesse mediatico attorno a Schlein sembrava in declino. Inoltre, la narrazione scelta, più introspettiva e meno centrata sull’attualità politica, potrebbe non aver intercettato il pubblico potenziale.
L’editoria politica come specchio del consenso
Nel panorama politico contemporaneo, i libri scritti dai leader non sono solo strumenti di divulgazione o autobiografie: rappresentano una cartina tornasole del consenso e un’arma di posizionamento identitario. Le vendite non riflettono soltanto il valore letterario o giornalistico dell’opera, ma spesso sono direttamente proporzionali alla visibilità mediatica, alla polarizzazione del personaggio e alla sua capacità di mobilitare segmenti di opinione pubblica.
Nel caso di Io sono Giorgia, il successo editoriale si è intrecciato con l’ascesa politica della leader di Fratelli d’Italia: un libro-manifesto in grado di consolidare il messaggio sovranista e di raggiungere un pubblico ben identificato e motivato all’acquisto anche per ragioni ideologiche. Al contrario, L’imprevista di Elly Schlein arriva in un momento di indebolimento della narrazione riformista e in un contesto in cui il suo elettorato appare ancora in fase di costruzione.
Non si tratta, quindi, soltanto di un insuccesso editoriale, ma l’ indicatore di una crisi di penetrazione del messaggio politico, dove la leadership è ancora percepita come parziale, debole o distante. In questa prospettiva, il fallimento in libreria diventa metafora del difficile radicamento di Schlein presso le fasce popolari e presso il cosiddetto “zoccolo duro” dell’elettorato progressista, frammentato e poco reattivo a stimoli narrativi tradizionali.
Il parere degli esperti: editoria e comunicazione politica a confronto
Per comprendere a fondo il flop editoriale di Elly Schlein è utile ascoltare chi lavora nel settore editoriale. Abbiamo chiesto un’opinione a Luca Formenti, editor e consulente per case editrici indipendenti:
“Il mercato dei libri politici è strettamente legato alla percezione pubblica del personaggio. Un libro di Meloni vende anche perché è visto come un manifesto identitario, un oggetto di conferma. Schlein non ha ancora costruito questo tipo di rapporto con il suo pubblico.”
Secondo Formenti, esiste anche un problema di posizionamento narrativo:
“L’imprevista è un libro a metà strada tra il racconto personale e la riflessione politica, ma non è né un memoir appassionante né un testo programmatico forte. È un ibrido che rischia di non soddisfare nessuno.”
Anche Giulia Mencarelli, responsabile marketing di una grande casa editrice, conferma le difficoltà:
“Un politico deve oggi saper comunicare in modo netto. Il libro diventa efficace quando rafforza un’identità chiara. Renzi con L’influencer ha creato una narrazione provocatoria, Meloni ha puntato sulla costruzione di un’epica personale. Schlein, invece, non ha ancora trovato una cifra narrativa forte. E questo si riflette anche nelle vendite.”
Queste voci evidenziano come il fallimento di un libro non riguardi solo il contenuto o la qualità letteraria, ma tocchi direttamente la costruzione del personaggio politico e la capacità di tradurre un’identità in narrazione efficace. L’editoria, in questo senso, si conferma specchio e strumento della leadership: quando manca coerenza o potenza comunicativa, anche la carta resta muta.