Produzione maledetta della Grande Panda: 40 operai italiani rientrati in fretta dalla Serbia. Caos visti, ritardi e ferie anticipate
Stellantis in difficoltà a Kragujevac: burocrazia bloccata, ritmi produttivi lontani dagli obiettivi e consegne a rischio. Il rilancio Fiat parte con il freno tirato.
4 Luglio 2025
Sergio Angrisano
È partita tra grandi aspettative, richiami retrò e una promessa forte la restituzione della centralità a Fiat nel segmento delle utilitarie accessibili, ma la Grande Panda, il nuovo modello elettrico-ibrido prodotto da Stellantis a Kragujevac in Serbia, sta vivendo un avvio di produzione tutt’altro che lineare. A poche settimane dall’annuncio di oltre 15.000 ordini, la realtà industriale è zavorrata da errori burocratici, carenza di manodopera e ritmi produttivi dimezzati, mentre 40 operai italiani sono stati costretti a rientrare improvvisamente in Italia per irregolarità legate ai visti di soggiorno.
La vicenda ha dell’incredibile: secondo quanto riportato da diverse fonti, fra cui ClubAlfa e ItalPassion, a inizio luglio una quarantina di lavoratori italiani, distaccati dallo stabilimento di Melfi, sono dovuti rientrare in Italia dopo aver raggiunto il limite massimo dei 90 giorni di permanenza senza che venissero rilasciati i necessari permessi a lungo termine dalle autorità serbe. Un vuoto burocratico che evidenzia una gestione approssimativa della mobilità internazionale da parte di Stellantis, oltre che una disattenzione da parte delle autorità locali, incapaci di fornire una regolarizzazione tempestiva.
L’obiettivo iniziale, comunicato dallo stesso gruppo, era quello di raggiungere 500 veicoli al giorno, ma dopo l’avvio ad aprile, i numeri raccontano tutt’altro. A fine primavera si erano prodotti appena 80-100 veicoli al giorno, cifra poi salita a 120-125 unità dopo l’introduzione di un secondo turno. Siamo ancora ben lontani dalla soglia minima per rispettare le consegne, previste, in teoria, a partire da agosto per la versione elettrica e da novembre per quella ibrida.
Per colmare il gap, Stellantis ha optato per una massiccia mobilitazione di manodopera italiana. Inizialmente 30 operai, poi 60, fino a toccare quota 100 addetti provenienti da Melfi, Modena e Atessa, ma anche questa soluzione d’emergenza si è scontrata con il malcontento dei lavoratori serbi, i quali hanno protestato per le forti disparità retributive. Se gli italiani ricevono un’indennità di circa 100 euro al giorno, i dipendenti locali percepiscono 600 euro al mese. Il risultato? Clima teso in fabbrica e difficoltà a reperire manodopera serba qualificata.
Anche sul fronte della componentistica, la situazione non è rosea. Un operaio italiano intervistato da ItalPassion ha raccontato che mancano pezzi fondamentali come i cambi eDCT per la versione ibrida e che l’intera organizzazione del sito produttivo serbo risulta “confusa e senza punti di riferimento“. Una testimonianza che restituisce l’immagine di uno stabilimento ancora in pieno rodaggio, a fronte di una pressione commerciale crescente.
La situazione potrebbe peggiorare nel mese di agosto. Dal 2 al 17, lo stabilimento andrà in chiusura estiva per ferie collettive. E anche se è previsto il ritorno della forza lavoro italiana dopo la pausa, non ci sono al momento certezze sul rientro effettivo degli operai bloccati dai visti. L’avvio del terzo turno, teoricamente previsto per accelerare la produzione, appare a oggi difficilmente realizzabile in assenza di una gestione più rigorosa e coordinata.
La Fiat Grande Panda rischia di diventare, almeno nella sua fase iniziale, una vittima della malagestione e delle contraddizioni di una delocalizzazione industriale non pienamente governata. Le premesse commerciali restano solide, prezzo competitivo, nome storico, doppia motorizzazione, ma il contesto operativo mostra fragilità strutturali. Tra ferie, mancanza di componenti e una catena del valore disallineata tra Italia e Serbia, auspichiamo che Stellantis riuscirà a rispettare le consegne e salvare il rilancio Fiat entro l’autunno 2025.