Furti, giocatori del Napoli, radici profonde, storie della camorra,
Meridionalismo

I reiterati furti ai giocatori del Napoli hanno radici profonde.

Antonio Corbo sulle pagine della Repubblica scrive “Do una notizia, è stata rubata la macchina di Politano e credo stiano venendo presi di mira i calciatori del Napoli da una parte di popolazione che non fa parte della vera napoletanità e della vera tifoseria azzurra.”


L’affermazione ci induce ad una semplice domanda: perché?


Le ragioni di un simile comportamento sono storiche e affondano le radici nel cruento processo di unificazione nazionale.


Pochi mesi prima dell’unificazione, il 28Giugno 1860, per “garantire l’ordine e la legalità nella città di Napoli” viene convocato da Liborio Romano lo stato maggiore della Camorra nella prefettura di Napoli.


La frase viene pronunciata da un’eccellente Giuseppe Anatrelli, nella parte di Liborio Romano nell’episodio 2 di “Storie della Camorra”, intitolato “In nome di sua maestà”.

Nello sceneggiato Rai in bianco e nero del 1978, viene riprodotto l’accordo tra Liborio Romano, Prefetto di Polizia e Tore ‘e Criscenzio, capo della camorra, interpretato da un grande Antonio Casagrande in presenza di tutti i capintesta della città di Napoli.

Gli indizi di una Storia diversa – MARSS – Movimento Associativo per la Revisione della Storia del Sud Italia (assomarss.it)

Nasce l’accordo Stato – Criminalità

Possiamo ricondurre a tale episodio la nascita dell’accordo Stato – Criminalità che da questo momento avrà la possibilità di meglio organizzarsi. Gli ex malviventi di una volta svolgeranno l’incarico di “Guardia Cittadina”. Mi immagino la reazione dei cittadini onesti di quel periodo.

Ma quali interessi difendevano questi sedicenti tutori della legge? Ovviamente quelli dello Stato invasore non certo quelli del territorio destinato ad un lento e progressivo depauperamento socioeconomico.

Ritornando al Calcio, ricordo che negli anni ’60 si assisteva, “simpaticamente” al giro di campo di un asino con la maglietta del Napoli davanti a 90 mila spettatori che sorridevano compiaciuti, forse pochi di essi non lo erano. Ma cosa succedeva al resto degli italiani che osservavano questa triste scena?

Le loro reazioni alimentavano le convinzioni e la narrazione antimeridionale necessaria per tenere il meridione d’Italia in uno stato di soggezione psicologica.

Ma fortunatamente oggi questa è acqua passata anche se non lo sono ancora i danni ricevuti che continuano a produrre effetti.

Giancarlo Chiari
Presidente di Azione Meridionalista ETS APS

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