Dove finiscono le monete della fontana di Trevi?
Quali cifre riescono a raggiungere, chi le raccoglie e dove finiscono le monete della Fontana di Trevi? Scopriamo tutti i passaggi
Roma,02 luglio 2018
Dove finiscono le monete della fontana di Trevi? Ogni anno milioni di turisti gettano una moneta sul fondo di uno dei monumenti più famosi al mondo: la Fontana di Trevi. Solitamente dando le spalle all’acqua ed esprimendo un desiderio nell’attimo del lancio, persone di ogni nazionalità – raramente italiani – lasciano scendere nel ristretto volume d’acqua cifre paragonabili più o meno al fatturato annuale di un’azienda.
Ma dove finiscono le monete della Fontana di Trevi, come vengono utilizzate e qual è eventualmente il loro impatto sull’economia italiana? Un viaggio compiuto qualche settimana fa da Il Venerdì di Repubblica ha permesso di quantificare le cifre e analizzare nel dettaglio la loro destinazione. Proviamo allora a chiarire il quadro.
Dove finiscono le monete della Fontana di Trevi?
Ogni lunedì mattina gli operai di Acea, azienda capitolina, raccolgono le monete con un grosso aspiratore, supervisionati da un rappresentante della Caritas. È infatti proprio a quest’ultima che sono destinati i soldi.
Si parla – questo va chiarito – di cifre molto importanti,considerando che nel 2017 la Fontana ha «raccolto» 1,4 milioni di euro, ovvero 3.800 euro al giorno. Lo scorso anno ha fatto registrare anche un significativo primato in termini giornalieri, visto che dopo il 2 giugno dalle acque del monumento romano sono stati tirati su 709 chili di monete.
I più diffusi sono i 20 centesimi, e in generale domina il piccolo taglio nelle acque della Fontana di Trevi; elemento questo che porta, in media, una cifra di 30 euro a pesare più di 1 chilo, per una raccolta settimanale che di solito si aggira intorno ai 400 chili, divisi in 25 sacchi di monete.
Una volta raccolti, i soldi vengono portati in locali della Caritas e qui contati. Le monete straniere, presenti in percentuale del 10-15% rispetto al totale, vengono solitamente cambiate alle ambasciate, almeno per quel che riguarda le più comuni come i dollari. Le meno diffuse vengono invece accumulate e poi cambiate al Paese d’origine in un secondo momento.
La Caritas – organismo della CEI attivo da quasi 50 anni in opere di carità – destina le cifre raccolte in diverse direzioni: la fetta più grossa del totale, più del 35%, è diretta ai servizi per le famiglie, che vanno dalle semplici spese alimentari alle iscrizioni scolastiche fino ai progetti di microcredito.
Il 27% va ai servizi di accoglienza, case famiglia e appartamenti per minori stranieri in Italia senza i genitori. Il 15% finanzia iniziative di ascolto e segretariato sociale mentre percentuali minori, infine, vanno ad aiuti sanitari e iniziative di inserimento sociale.
Fonte dei dati: il Venerdì di Repubblica