Omicidio Vincenzo Ruggiero Omicidio Vincenzo Ruggiero, la confessione: “Abbiamo litigato non volevo ucciderlo”
Omicidio Vincenzo Ruggiero, la confessione: “Abbiamo litigato non volevo ucciderlo ”
La versione del presunto omicida del giovane attivista per i diritti gay ha spiegato agli inquirenti com’è andata la tragica sera del 7 luglio
Acerra, 28 luglio 2017
Gennaro Cinquegrana
Ad inchiodare il presunto omicida, sarebbe stata una telecamera puntata posta nei pressi dell’ingresso dell’abitazione della vittima. Le immagini non lasciano dubbi. Guarente viene inquadrato mentre entra nel portone dell’abitazione di Ruggiero, dal quale è stato visto uscire qualche ora dopo, con in mano alcune valigie, un tentativo volto a sviare le indagini, forse per indurre a pensare ad un allontanamento volontario della vittima. Incalzato dalle domande degli inquirenti ha ceduto , “Si, l’ho ucciso io Vincenzo, aveva una relazione con il mio compagno”. Così, agli investigatori, il 35enne arrestato per l’omicidio di Vincenzo Ruggiero, un omicidio passionale. Il venticinquenne era un attivista gay, la sua scomparsa era stata segnalata il 7 luglio scorso. Dopo averlo spinto, facendolo impattare violentemente contro uno spigolo acuminato, continua l’omicida – ho caricato il cadavere in auto e l’ho gettato in mare a Licola”. Sono in corso attualmente le ricerche del corpo proseguono nello specchio di mare antistante Licola, nel Comune di Giugliano. L’omicidio si sarebbe consumato probabilmente il giorno in cui la vittima è stata vista l’ultima volta, quel tragico 7 luglio scorso. Giorno in cui la madre del ragazzo, vittima dell’ex amico, ne aveva denunciato la scomparsa. Sulla vicenda, si era espressa anche l’Arcigay di Napoli. Si era sperato fino e all’ultimo in un allontanamento volontario. Le indagini condotte dai carabinieri, al comando del Maggiore Antonio Forte, stanno in queste ore monitorando gli ultimi movimenti della vittima. Nulla è tralasciato, sono stati effettuati anche controlli bancari, volti a verificare se ci siano stati possibili prelievi di contanti dal conto corrente della vittima. Controllato anche il cellulare, per controllare le ultime chiamate in entrata e in uscita, anche se il telefono è risultato essere spento. Ad aiutare gli inquirenti, uno studio privato, posto proprio di fronte casa della vittima, ad Aversa, si sono accorti che aveva la telecamera puntata verso l’ingresso dell’abitazione. E’ bastato controllare il contenuto delle immagini registrate la drammatica sera del 7 luglio. Davanti all’evidenza schiacciante, il 35enne, non ha potuto fare altro che confessare il delitto. Le telecamere hanno immortalato le varie fasi, dall’arrivo del presunto assassino tutto, a quando, più tardi, l’omicida ha caricato le valigie nella propria auto, alla fine è uscito con qualcosa di molto pesante. Il corpo di Vincenzo. Posto difronte ad una verità indiscutibile, è stato lo stesso 35enne a raccontare con dovizia di particolari agli inquirenti cosa è accaduto quella tragica sera. Avevo atteso Vincenzo, e di poi il litigio, iniziato dapprima con toni alti, poi si è trasformato in un violento scontro, ad infuocare gli animi la gelosia. C’è stata una violenta colluttazione, dichiara il 35enne, nel corso della quale ho spintonato con forza Vincenzo, che è caduto sbattendo la testa contro un mobile appuntito, morendo sul colpo. A quel punto, invece di chiedere aiuto e chiamare i soccorsi, ho architettato un piano di fuga, ho caricato in auto il corpo e gli oggetti personali del Ruggiero, in modo da far credere ad un allontanamento volontario. Ed ho gettato il corpo e gli oggetti personali di Vincenzo in mare verso Licola.