Politica

UN REFERENDUM PER L’AUTONOMIA E IL RILANCIO DEL SUD

Napoli, 26 novembre 2017

Da oltre vent’anni a questa parte, sostanzialmente dalla fine della cosiddetta Prima Repubblica, il Mezzogiorno d’Italia è progressivamente sparito dall’agenda politica nazionale.

L’emergere, con forza, di una forza politica territoriale al Nord, la Lega, impegnata a difendere con vigore gli interessi delle aree del paese di cui era espressione, accompagnata da una narrazione in ambito politico, sociale, economico e culturale che poneva all’attenzione dell’opinione pubblica, come strategica ed inderogabile, la soluzione della “Questione settentrionale”, non ha solo influito sul senso comune, ma ha anche determinato uno squilibrio a sfavore del Sud delle politiche pubbliche.

A ciò si sono andate ad aggiungere l’adozione, dall’inizio dello scorso decennio, di una moneta, l’Euro, inadatta a servire un’economia come quella meridionale e la recente crisi economica globale, che ha ulteriormente infierito sul benessere delle regioni meridionali.

Recenti studi dimostrano che negli ultimi vent’anni l’inasprimento delle politiche fiscali adottato dai governi italiani impegnati a risanare i conti pubblici, hanno avuto un impatto assai maggiore sui redditi dei cittadini del Sud Italia rispetto a quelli del Nord, mentre la spesa pubblica per gli investimenti, notevolmente ridottasi nel suo complesso, soprattutto negli ultimi dieci anni, si è andata progressivamente concentrando su quelle aree del paese che la vulgata vuole “più efficienti e produttive”, con un ulteriore danno per l’economia meridionale.

La scusa della disponibilità dei fondi europei per le Regioni afferenti al cosiddetto Obiettivo 1, si scontra con la realtà condizionata non solo dalle inefficienze amministrative, che pure ci sono e sono gravi, ma anche dalla mancanza di risorse ordinarie da affiancare obbligatoriamente a quelle europee, che si configurano come aggiuntive e straordinarie, utilizzabili dunque soltanto per cofinanziare investimenti.

Le classi dirigenti meridionali (politiche, economiche, culturali) non sembrano finora essere in grado di reagire a questo stato di cose, tant’è vero che le rivendicazioni del Nord continuano a dettare i tempi e gli argomenti del dibattito pubblico.

Lo dimostrano anche i recenti referendum per le autonomie regionali tenutisi in Lombardia e Veneto. Non a caso l’ex premier Silvio Berlusconi, nell’annunciare il sostegno di Forza Italia alla mobilitazione referendaria, non ha mancato di definire paradossale il fatto che una simile iniziativa venisse assunta da due regioni del Nord, sottolineando come “un Referendum per l’autonomia avrebbe assai più senso per le Regioni del Sud”. Giustamente l’ex presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, ha prontamente raccolto la provocazione di Berlusconi, proponendo al più presto, sebbene in termini differenti da quelli utilizzati nelle consultazioni lombarda e veneta, una analoga iniziativa referendaria per la Campania.

Con la manifestazione del 25 novembre, il Movimento Idea lancia, alle forze sociali del Mezzogiorno e alle numerose organizzazioni meridionaliste sempre più diffuse ed attive sul territorio, la proposta di costruire un percorso che porti a celebrare al più presto un referendum per l’autonomia non delle singole regioni del Sud Italia, ma della Macroregione Meridionale, nella consapevolezza che, non solo per ragioni storiche, ma anche in virtù di contingenze economiche e sociali, il Mezzogiorno ha la necessità di muoversi come un blocco unitario, pur nelle sue differenze.

Va quindi innanzitutto definita una piattaforma politica sulla quale far convergere varie entità politiche e sociali, allo scopo di mobilitare i cittadini affinchè venga celebrata una consultazione referendaria per l’autonomia e il rilancio del Sud. Essa andrebbe articolata in quattro punti:

 

  • Istituzione della Macroregione Meridionale
  • Definizione delle competenze amministrative sulle quali si esercita l’”autonomia”
  • Costituzione di un’Agenzia per gli Investimenti nel Mezzogiorno
  • Configurazione del Sud Italia come un’unica Zona Economica Speciale, con i relativi benefici fiscali volti ad attrarre investimenti
  • Rinegoziazione dello “status” complessivo del Mezzogiorno d’Italia, in seno all’Unione Europea, nell’ambito della programmazione 2021-

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore