Turismo

IL RUOLO DEL TURISMO NELLO SVILUPPO ECONOMICO DELLA CAMPANIA

 

Di grande impatto la realizzazione di uno “Stadio “ nuovo, con all’interno il Museo del calcio, raccontare in maniera multimediale la storia del Club Partenopeo dal 1926 ad oggi

Napoli 22, gennaio 2017

di: Sergio Angrisano

Il rapporto sul settore turistico della Campania realizzato da SRM, Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, in collaborazione con il Banco di Napoli fornisce dati incoraggianti, al limite dell’entusiasmante, vede;  la Campania al primo posto per presenze di turisti stranieri tra le regioni del Meridione (7° posto nella graduatoria nazionale) con una permanenza media degli italiani presso le strutture ricettive: 4,07 giorni (Mezzogiorno 3,59 giorni, Italia 3,89 giorni). Superando di fatto quella barriera delle classiche una due notti, quella che nel gergo viene definita, turismo mordi e fuggi. Gli oltre 4,3 milioni di arrivi e circa 18 milioni di presenze (peso su Mezzogiorno rispettivamente del 25% e del 24%), hanno di fatto invertito questa tendenza, facendo registrare una spesa turistica straniera 1,2 mld € nel 2016, i dati del 2017 non sono ancora disponibili. Il dato si riferisce al quadro nazionale dal quale abbiamo estrapolato i numeri registrati nella regione Campania e Napoli, quindi possiamo affermare che il 38% nel Mezzogiorno ed il 4,2 dell’Italia, numeri che corrispondono ad un Pil turistico regionale di 3,5 miliardi di euro, pari al 3,7% del Pil totale regionale (98,1 miliardi di euro). –  La Campania è al primo posto tra le regioni del Mezzogiorno per presenze di turisti stranieri al 7° posto nella graduatoria nazionale – con oltre 4,3 milioni di arrivi e circa 18 milioni di presenze (la cui incidenza sul Mezzogiorno è rispettivamente del 25% e del 24%, per spesa turistica straniera (1,2 mld € nel 2016, il 38% del Mezzogiorno ed il 4,2 dell’Italia) e per permanenza media degli italiani presso le strutture ricettive (4,07 giorni, Mezzogiorno 3,59 giorni, Italia 3,89 giorni). Il dato rilevante, che genera controtendenza con gli anni precedenti è, che ogni presenza turistica aggiuntiva (sia essa un nuovo arrivo o un prolungamento di soggiorno) genera 74 euro di Pil aggiuntivo, valore più elevato rispetto al dato del Mezzogiorno (41 euro) e dell’Italia (63 euro). Questi alcuni degli aspetti emersi dal “Rapporto sul settore turistico della Campania” presentato dal SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno), in occasione del convegno sul turismo organizzato dal Banco di Napoli, e presentato dal direttore generale di SRM Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, sui principali dati economici che caratterizzano il turismo considerando gli scenari internazionali, nazionali e regionali. Il rapporto mette in evidenza i dati più significativi che riguardano le imprese del territorio campano (come ad esempio la struttura finanziaria, la capacità ricettiva, la qualità dell’ospitalità), il peso del turismo nell’economia regionale e nazionale attraverso parametri economici che consentono di calcolare il moltiplicatore turistico volto ad determinare le ricadute positive che l’investimento nel turismo genera nell’economia nel suo insieme e nei settori dell’indotto in particolare. La ricerca dimostra che il comparto turistico oltre ad essere di per sé un importante settore per l’economia della Campania e di Napoli in quanto genera 3,6 miliardi di Pil regionale è anche un settore che ha un importante effetto moltiplicativo su un vasto indotto. La strada da seguire è quella di potenziare investimenti e strategie finalizzate ad aumentare il numero dei turisti (siano essi nuovi arrivi oppure prolungamenti di soggiorno). Lo studio dimostra in modo chiaro che ogni singola presenza di turista/giorno aggiuntiva genera un Pil di 74 euro. E’ sufficiente ipotizzare una crescita dei turisti pari al 20% per generare un PIL turistico aggiuntivo per la regione Campania di circa di circa 719 milioni di euro, arrivando ad un totale di oltre 4,3 miliardi di euro” Eppure la ripresa c’e ma è troppo lieve. Non basta a trainare la regione oltre l’ostacolo degli effetti della crisi. Il turismo va pensato come un vero e proprio settore produttivo e non una “rendita” infinita sostenuta da pizza e mandolino. Come tutti i settori produttivi, va organizzato, programmato, indispensabile il ruolo della promozione, attraverso fiere, Work Shop nazionali ed esteri, determinante risulta essere l’offerta. Una programmazione seria e convincente: grandi eventi, spettacoli, iniziative culturali di interesse internazionale, Exhibitions, ma anche eventi sportivi, concerti di risalto internazionale, queste alcune delle indispensabili condizioni per generare flussi turistici nella regione, ma anche nelle città capoluogo. Pensare di vivere di rendita con un settore di tale delicatezza, suscettibile da diverse varianti, economia locale, sicurezza interna ed internazionale, eventi terroristici (purtroppo verificatisi in questi anni in molti paesi). Fare turismo tuttavia non è impresa facile, una città che ha la vocazione turistica; belle coste, monumenti, buona posizione geografica e clima mite, non bastano, sono indispensabili diversi altri fattori per garantire flussi e continuità delle presenze. Quindi, indispensabile un buon sistema infrastrutturale, porto, aeroporto ferrovie, trasporto locale, a tutto questo va aggiunto un serio Polo Fieristico. Tutti questi elementi creano “appeal”, sono degli attrattori che insieme al patrimonio monumentale e paesaggistico trasformano un regione, una città in un vero e proprio polo turistico. Tutto questo, ad oggi, a Napoli ed in Campania non esiste, si vive di storia, di enogastronomia, di monumenti, quella “rendita” di cui parlavo precedentemente, che prima o poi non reggerà il confronto con i mercati nazionali ed esteri, basti pensare quello che sta accadendo ad Ischia da 10 anni a questa parte, i Tedeschi l’hanno abbandonata senza preavviso, preferendo l’Isola Verde allo spagnolo arcipelago delle Canarie. Stesso esempio per la fortissima Riviera Adriatica, ridotta a vivere 4 mesi l’anno, nonostante i romagnoli si reinventano ogni anno nuove proposte, ma destinate a fallire miseramente, essendo il prodotto monotematico. La Campania presenta un sistema imprenditoriale costituito prevalentemente da piccole imprese (circa il 50%) che detengono una quota del mercato regionale del 9%. Sulla scorat d questi dati, dovremmo interrogarci sul perché la Campania, diversamente da quanto avviene nel resto d’Italia, i fenomeni di concentrazione di fatturato sono meno spinti. La domanda turistica confluisce nel sistema alberghiero per l’ 88 % degli arrivi (80% Italia, 83% Mezzogiorno) ed il 71 % delle presenze (67% Italia, 72% Mezzogiorno). E’ una domanda di qualità medio-alta che si concentra principalmente nelle strutture alberghiere di 4 e 5 stelle. Tale domanda è espressa soprattutto dai turisti nazionali (61% arrivi e 55% presenze). Possiamo quindi affermare senza tema di smentita che la Campania si caratterizza per una domanda di prodotto prevalentemente balneare,culturale ed enogastronomica, che concentra complessivamente il 55,3% degli arrivi complessivi della regione. In particolare gli arrivi presso le località marine sono quasi 1,5 milioni (pari al 24,5% del Mezzogiorno ed al 6,8% dell’Italia) mentre quelli presso le città d’interesse storico e artistico quasi 1 milione (pari al 38,3% del Mezzogiorno ed al 2,8% dell’Italia). La domanda turistica della Campania si concentra principalmente nella provincia di Napoli (quota del mercato regionale pari a 60,6% per gli arrivi ed a 51,1% per le presenze). In tale provincia i turisti stranieri si concentrano in maniera preponderante, attraendone oltre il 72% degli arrivi ed il 60% delle presenze. Per la provincia di Salerno si rileva una maggiore permanenza media turistica (5,9 gg). Diversamente dalle altre province, quella casertana presenta un considerevole incremento della quota regionale degli arrivi (+25,6%) nel periodo 2006/09. Per la provincia di Napoli, invece, si rileva una perdita di peso nel computo regionale degli arrivi di 1,6%. Per quanto riguarda le infrastrutture, di rilievo l’aeroporto internazionale di Napoli che ha movimentato oltre 5,5 milioni di passeggeri (Enac 2016). Ma, mettendo per un attimo gli odiosi, ma indispensabili numeri e percentuali, pensiamo su cosa bisognerebbe fare per “fidelizzare” i turisti che hanno già visitato la nostra città e la regione anche se parzialmente. Intanto vanno rivisti i criteri di ospitalità, rimodulando l’offerta, visto che, le nuove forme di ospitalità stanno mutando, l’offerta dei B&B è in costante crescita, come pure gli alloggi agrituristici, soprattutto nella provincia di Napoli (+62,9%). Gli alberghi fanno registrare un aumento contenuto mentre la tipologia Campeggi e villaggi turistici risultano in calo. Questi, tuttavia sono numeri che non bastano a sollevare le sorti di una economia regionale al palo. Il tasso di disoccupazione è in aumento, ha fatto registrare  il 19,8 nel 2015, 20,4 per cento nel 2016, 22,4 nel primo trimestre 2017 e resta elevata la disoccupazione giovanile che interessa la metà dei giovani campani tra i 15 e i 24 anni (sensibilmente diminuita ma comunque alta: 49,9 per cento nel 2016, 52,7 nel 2015). “In Campania 1 giovane su due non lavora – come ci conferma il responsabile del centro ricerche Bankitalia – in Italia invece accade a 4 giovani su 10”. La laurea riduce il rischio di disoccupazione: chi ha perso il lavoro lo ritrova in tre anni se ha un titolo in tasca: accade nel 71 per cento dei casi, contro la media nazionale del 56,7 per cento. Il Pil è inferiore al periodo pre crisi (meno 14 per cento rispetto a quello del 2007). Quindi, a fronte delle cifre esposte bisogna immediatamente pensare ad un turismo diverso, rinnovato nelle struttura e nella sostanza dell’offerta, vanno pensati nuovi canali di interesse che possano generare flussi, tra questi; la realizzazione di uno “Stadio “ nuovo, che possa ospitare un Museo del calcio, raccontare in maniera multimediale la storia del Club Partenopeo dal 1926 ad oggi sarebbe di certo non la soluzione , ma una soluzione intelligente, se solo si pensa che nel mondo esistono secondo una ricerca commissionata a Nielsen, il numero dei tifosi del Napoli nel mondo e’ cresciuto negli ultimi anni alla straordinaria cifra di 35 milioni, con una fortissima presenza negli Stati Uniti dove i nostri fan sono ben 7 milioni. Il numero dei simpatizzanti, le persone, cioè , che guardano al Napoli con simpatia pur tifando per altre squadre, è addirittura di quasi 120 milioni”. Cifre impressionanti che hanno attirato le attenzioni del presidente del club azzurro, Aurelio De Laurentiis, che rivolgendosi ai corrispondenti della stampa internazionale in Italia. Ha affermato – Abbiamo creato da qualche mese un dipartimento per lo sviluppo del marketing internazionale, con a capo Serena Salvione, che coordina un team di 5 persone. Il Napoli e’ una squadra che fa simpatia, fresca, conosciuta in tutto il mondo come la città di Napoli”. Secondo il rapporto Nielsen, tra i 35 milioni di tifosi nel mondo, 4,6 milioni sono in Italia, 7,2 negli Stati Uniti, 5,1 in Brasile e 1,4 in Argentina. Ben 17,4 su 120 milioni di simpatizzanti si trovano negli Stati Uniti In fortissima crescita i simpatizzanti del Napoli in Cina, stimati in circa 18 milioni. Un vero e proprio patrimonio che non aspetta altro che essere sollecitato.

 

 

 

 

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore