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GIU’ LE MANI DAL PRESIDENTE !

A due giornate dalla fine del Campionato partono le polemiche

Napoli, 07 maggio 2018

di: Sergio Angrisano

A due giornate dalla chiusura del campionato, tra delusi e delusioni, sogni che in una sola notte si sono trasformati in terrificanti incubi, scatta la caccia al colpevole, Sarri e la Squadra, sono usciti tra gli applausi degli oltre 50 mila del San Paolo, nonostante la blanda prestazione disputata contro il Torino dell’ex Mazzarri . Un gara svuotata di qualsiasi significato, per “mollezza” muscolare e crollo psicologico. La Napoli del tifo, si divide, come spesso accade in questo paese, in due partiti, quello del pro DeLa e quello dei contro. Questi ultimi, più rumorosi, più inquieti, lo abbiamo visto, e sentito proprio domenica scorsa, quando proprio al San paolo, sono apparsi alcuni di striscioni che contestavano l’operato del Presidente, intonati anche cori irripetibili, che le principali trasmissioni più o meno sportive si sono affrettate a dare in pasto al pubblico. Screditare, Napoli, il Napoli sembra essere lo “sport” nazionale, certi conduttori e commentatori calcistici ci sguazzano. Ma veniamo al dunque, il popolo utràs, contesta De Laurentiis, giusta e legittima la contestazione, ma facciamo un po di analisi e verifichiamo cosa è accaduto nel corso della gestione De Laurentiis. Le accuse rivolte al presidente sono più o meno le stesse, una campagna acquisti considerata non all’altezza della squadra e delle aspettative, nessun mercato di “recupero” a gennaio, nessun titolo vinto. Si sono abbandonate le coppe (Europa League e Tim Cup), con estrema rapidità, tutto per puntare ad un unico obiettivo, lo scudetto. Un trofeo che manca da Napoli da 30 anni, l’ultimo appuntato sulle maglie del Napoli risale al 1990. Va ricordato che il Napoli detiene un palmarès di tutto rispetto, che comprende due scudetti (1986-1987, 1989-1990), cinque Coppe Italia (1961-1962, 1975-1976, 1986-1987, 2011-2012 e 2013-2014), due Supercoppe italiane (1990 e 2014) e una Coppa UEFA (1988-1989), oltre ad una Coppa delle Alpi (1966) e una Coppa di Lega Italo-Inglese (1976).  Certo, il Napoli è la squadra del Meridione più titolata a livello nazionale e internazionale, nonché, con 76 partecipazioni, quella più presente nei campionati di massima serie. Secondo la FIGC i partenopei sono la squadra con la nona miglior tradizione sportiva in Italia. Ma, veniamo ai giorni nostri, sempre più spesso, con i nuovi criteri imposti dalle Federazioni,i Club sono assoggettati al fair play finanziario, un progetto introdotto dal comitato esecutivo UEFA nel settembre 2009 mirante a fare estinguere i debiti contratti dalle società calcistiche e a indurle nel lungo periodo a un auto-sostentamento finanziario. Quindi, senza inerpicarci nei numeri, che pure riporterò più avanti, noto, che nel mondo calcistico napoletano, si parla del fantomatico bilancio della Società Sportiva Calcio Napoli e della politica imprenditoriale di Aurelio De Laurentiis. Cominciamo col chiederci, in poco più di 10 anni di gestione ADL, quali sono stati i risultati? E, se quello del Napoli è sia modello vincente. Nessuna analisi finanziaria capillare, ci mancherebbe, ma analizzare i dati e la relativa disamina sembra un passaggio indispesabile. I dati prodotti hanno valore puramente indicativo ed è da specificare che, le fonti transfermarkt e calcio&finanza potrebbero riportare cifre diverse rispetto a quelle dei bilanci ufficiali della S.S.C.Napoli.  Bene, il bilancio 2017 del Napoli, registra una chiuso di esercizio 2016-2017 con un risultato netto positivo per 66 milioni di euro, in forte miglioramento rispetto al rosso di 3,2 milioni dell’esercizio 2015-2016.

Complessivamente, il valore della produzione per la società partenopea nell’esercizio dall’1 luglio 2016 al 30 giugno 2017 è stato pari a 308,0 milioni di euro, in crescita del 96% circa rispetto all’esercizio al 30 giugno 2016. Se, si esclude il player trading, i ricavi ammontano a 207,4 milioni di euro, in miglioramento di circa il 30 % rispetto al 2016.Se verifichiamo il bilancio 2017, il fatturato e i ricavi da gara sono cresciuti del 29%, passando da 15,3 a 19,7 milioni di euro: in particolar modo, nonostante il calo nei ricavi dalle gare di campionato (-23% da 11,1 a 8,57 milioni), sono saliti i ricavi dalle coppe internazionali (+631%, da 915mila euro a 6,6 milioni) e gli abbonamenti (+16% da 2,6 a 3,1 milioni di euro), e questo è indicativo del fatto che, voler essere vincenti e vincere sono due cose completamente diverse. I calciatori valorizzati sono stati molto pochi a fronte dei 165 totali che sono stati acquistati.Quindi, in virtù di quel famoso fai-play finanziario, di cui parlavamo precedentemente, dai dati rilevati, possiamo verificare che il Napoli ha chiuso l’esercizio 2016-2017 con un risultato netto positivo per 66 milioni di euro, in forte miglioramento rispetto al rosso di 3,2 milioni dell’esercizio 2015-2016. Complessivamente, il valore della produzione per la società partenopea nell’esercizio dall’1 luglio 2016 al 30 giugno 2017 è stato pari a 308,0 milioni di euro, in crescita del 96% circa rispetto all’esercizio al 30 giugno 2016. Escluso il player trading, i ricavi sono ammontati a 207,4 milioni di euro, in miglioramento di circa il 30 % rispetto al 2016. Per cui, complessivamente, l’esercizio della Società, dall’1 luglio 2016 al 30 giugno 2017 è stato pari a 308,0 milioni di euro, facendo di fatto registrare una crescita del 96% circa rispetto all’esercizio al 30 giugno 2016. Escluso il player trading, i ricavi sono ammontati a 207,4 milioni di euro, in miglioramento di circa il 30 % rispetto al 2016. Per il bilancio 2017, il fatturato e i ricavi da gara sono cresciuti del 29%, passando da 15,3 a 19,7 milioni di euro: in particolar modo, nonostante il calo nei ricavi dalle gare di campionato (-23% da 11,1 a 8,57 milioni), sono saliti i ricavi dalle coppe internazionali (+631%, da 915mila euro a 6,6 milioni) e gli abbonamenti (+16% da 2,6 a 3,1 milioni di euro). Tutto questo ci conferma che sotto il profilo statistico, la politica di ADL è vincente dal punto di vista economico-finanziario ed imprenditoriale, non si può, non tenere conto di quella che  è la forza economica della Società, soprattutto per quanto concerne il bilancio, lo è molto meno, per quanto concerne i risultati sportivi, se si considerano i trofei vinti sul campo, è ovvio che il rapporto non tiene, vince molto meno dal punto di vista calcistico, da qui la rabbia dei tifosi, ma può essere l’aspetto finanziario causa dei risultati sportivi? Insomma, non mancano i veleni in una Napoli che però, sembra non ricordare il «salvataggio» di Aurelio De Laurentiis che il 6 settembre 2004 prese il Napoli che era in mano alla curatela fallimentare. Da allora De Laurentiis ha portato gli azzurri dalla serie C fino a un passo dai quarti di finale di Champions League (il ko negli ottavi ai supplementari col Chelsea poi campione), vincendo due Coppe Italia e sbarcando in Europa nelle ultime cinque stagioni. Ma, guardiamo alle milanesi, con l’arrivo dei cinesi. Al di la della posizione di classifica, nonostante una campagna acuisti faraonica, quella del Milan è una situazione che, oltre ai rapporti economici interni, fa riferimento anche all’UEFA. Entro marzo, il Milan potrebbe essere convocato a Nyon per la richiesta del settlement – agreement (accordo transattivo), al quale l’AD Fassone , non intende farsi trovare impreparato, in pratica con risposte concrete sul rifinanziamento. La Società lombarda, rischia anche possibili sanzioni, se arrivasse quella che non permette ingressi in lista UEFA di giocatori più costosi rispetto a quelli usciti, per essere chiari, se compro un calciatore da 80 milioni, per poterlo inserire in lista UEFA dalla stessa list, devono uscire giocatori per 80 milioni, diversamente, il top class player sarà utilizzabile solo in campionato, bisogna quindi fare valutazioni molto attente. Un provvedimento del genere fu preso contro l’Inter, alla vigilia dell’Europa League 2016/2017. Comprensibile la rabbia, la delusione dei tifosi, che avevano accarezzato un sogno, mai come quest’anno quasi realizzato, ma come sono andate le cose lo sappiamo e sono sotto gli occhi di tutti, per cui non vedo come si possa attribuire qualsivoglia responsabilità oggettiva alla Presidenza. Siamo ai vertici della classifica da anni, siamo in Europa da anni, ma continuiamo a criticare il Presidente, bene, non ci piace? Qualche alternativa?

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore