Cultura

Primo seminario “La voce di Troisi” di Vincenzo Caputo

Napoli, 12 maggio 2018

Un meraviglioso viaggio nel ricordo di Troisi si è tenuto oggi, 10 Maggio 2018 alle 16 nel Dipartimento di studi Umanistici dell’Università Federico II di Napoli in Via Porta di Massa. Il seminario “La voce di Troisi”, è stato presentato da Vincenzo Caputo, ricercatore di Letteratura italiana. Rientra nell’offerta didattica promossa dal master di II livello in Drammaturgia e cinematografia della Federico II, coordinato da Pasquale Sabbatino. Massimo Troisi, considerato, negli anni 70-80, un mostro sacro, è stato attore, regista, sceneggiatore e cabarettista. Principale esponente della nuova comicità napoletana, nata agli albori degli anni settanta, soprannominato «il comico dei sentimenti» è considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano. Erede di Eduardo e di Totò, cominciò la sua carriera col gruppo I Saraceni e poi con gli inossidabili amici de La Smorfia (Lello Arena ed Enzo Decaro). Il successo del trio fu inatteso e immediato e consentì al giovane Troisi di esordire al cinema con “Ricomincio da tre” (1981), il film che decretò il suo trionfo sia come attore, sia come regista. Dall’inizio degli anni ottanta si dedicò esclusivamente al cinema interpretando dodici film e dirigendone quattro[8]. Malato di cuore sin dall’infanzia, morì il 4 giugno 1994 all’Infernetto (Roma) per un fatale attacco cardiaco avvenuto due giorni prima dell’uscita del suo ultimo capolavoro “Il postino”, candidato ai premi Oscar come miglior attore e per la miglior sceneggiatura non originale. Durante il seminario si è puntata l’attenzione sul gruppo de “La Smorfia”; sull’attività teatrale del trio Arena-Decaro-Troisi negli anni Settanta e sulle tecniche teatrali che Troisi amava definire mini atti unici. Tantissimi gli interventi dei seminaristi sulle tematiche cruciali di quel teatro, le quali, a decenni di distanza, emergono oggi nella loro dimensione sociale. Il bravissimo professor Caputo, molto seguito e stimato da tutti i suoi allievi, ha cercato di contestualizzare le operazioni artistiche di quegli anni. Durante il seminario sono stati proiettati alcuni monologhi di troisi, scomparsi ormai dalla memoria collettiva, ma sempre vivi e attuali come “il Pazzo”, dove si presenta da solo in scena e parla con Dio. Il suo monologo struggente narrato attraverso una sorta di svuotamento sul piano lessicale. Una voce, insomma, fuori dal coro. Il professor Caputo ha letto anche alcuni brani del libro “Le vie di Troisi sono infinite”. Cosa ti ha ispirato a fare un seminario su Troisi? “Sono anni che il dipartimento di studi umanistici lavora sulla drammaturgia del secondo novecento. Sono stati attraversati autori come Annibale Ruccello e tanti altri; in particolare il professor Pasquale Sabbatino organizzò un convegno su Troisi, i cui atti sono stati pubblicati nel 2012 ed al quale partecipai anch’io con un saggio, afferma il docente, che fù il punto di inizio. Da lì nacque la mia curiosità verso Troisi e soprattutto per “amici della Smorfia”, e decisi di fare un approfondimento legato soprattutto alle tecniche dei mini-atti unici, che a tanti anni di distanza guardiamo ancora ridendo. Forse talvolta riflettendo su alcune questioni. Il personaggio Troisi come metafora Mi piace pensare a quest’immagine di Troisi come metafora di un modo di concepire la città. In sostanza, nell’ipotetico scontro tra Napoli Europea e Napoli locale, Troisi appartiene sicuramente al primo partito, quello che vede una città con delle caratteristiche da non negoziare, ma degne di portarla a paragone con altre città. Senza nessuna dimensione localistica. Altrimenti non spiegherebbe il successo conclusivo. Come si sente ad aver organizzato il primo seminario su Troisi? Se si studia o si fà ricerca, al di là dei grandi paragoni e delle grandi parole, è semplicemente perchè piace farlo. Il fatto di incontrare un uomo di teatro e di cinema di alcuni decenni fà significa in sostanza applicare il proprio studio per qualcuno che può essere il simbolo di questa città. Un esperimento meraviglioso, quello del Professor Caputo, che ci porta a riflettere su dei luoghi comuni che hanno radici profonde. A.F
Anna Falco

 

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore